Forgotten, la recensione del film originale Netflix

Jin-seok si convince che il fratello, ricomparso improvvisamente dopo un sequestro di 19 giorni, non sia più la persona da lui conosciuta.

Forgotten, la recensione del film originale Netflix
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Il giovane Jin-seok si trasferisce con i genitori e il fratello maggiore Yoo-seok in una nuova casa che, fin dal suo arrivo, gli appare familiare. Il vecchio proprietario ha lasciato come unica condizione quella di non utilizzare una stanza della dimora, dove sono contenuti ancora oggetti di sua proprietà, per almeno un mese. I due consanguinei sono molto legati anche se non potrebbero essere più diversi: il minore infatti soffre di ansie ed è sotto cura di relative medicine mentre il primogenito, abilissimo un tempo negli sport e benvoluto da tutti, è diventato zoppo in seguito a un incidente. In Forgotten la stessa sera susseguente al trasloco Yoo-seok, mentre si sta recando a compiere una commissione per il padre, viene rapito da uomini sconosciuti, con il fratello che assiste impotente alla scena. Diciannove giorni dopo il sequestro però il ragazzo fa ritorno a casa anche se Jin-seok comincia a notare in lui strani cambiamenti. Nel frattempo dalla camera del precedente inquilino continuano a provenire misteriosi rumori...

A caccia della verità

Non si sa bene in che verso prendere questo thriller coreano, distribuito al cinema in patria a novembre e acquisito da Netflix come produzione originale per i mercati internazionali. Perché Forgotten è un film che spiazza e che col clamoroso cliffhanger di metà visione ribalta tutte le carte in tavola ibridando generi impensabili, tanto che l'horror, il mystery e il poliziesco si trovano a coesistere in una forma improbabile ma al contempo affascinante. La prima parte infatti intesse atmosfere via via più inquiete adducendo false piste, con tanto di parziali rimandi a classici di genere (uno su tutti L'invasione degli ultracorpi del 1956), per poi condurre a risvolti più ancorati alla realtà ma comunque affidati a inverosimili forzature che castrano parzialmente la potenza del succitato colpo di scena. Cento minuti in cui niente è come sembra, deraglianti su un percorso sempre più amaro e dolente che - pur nel loro strampalato insieme - riescono a convogliare un discreto numero di emozioni e a mantenere sempre alta la curiosità su dove la storia voglia andare realmente a parare. Il regista Zhang Hang-jun, anche autore della stratificata sceneggiatura, ama giocare sui dettagli costruendo indizi in serie da rivalutare in virtù delle nuove rivelazioni e, pur a dispetto di alcune incongruenze, la ricetta funziona a dovere, merito in buona parte delle efficaci interpretazioni del ben amalgamato cast. E con alcuni momenti di palpabile tensione drammatica capaci con furbizia di far vibrare le giuste corde empatiche.

Forgotten Un film contenitore di generi e atmosfere che si addentra nei meandri della mente umana attraverso la fusione di horror, thriller e poliziesco, costruendo una struttura narrativa densa di sensazioni. Il colpo di scena centrale che instrada verso nuovi percorsi rischia di far scricchiolare il complesso schema di sceneggiatura ma di certo non è nella verosimiglianza degli eventi che va apprezzato un titolo come Forgotten, opera giocata sui dettagli che conduce lo spettatore allo svelamento dell'effettiva realtà dei fatti in maniera forse subdola ma comunque avvincente.

6.5

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