Recensione Flukt - Escape

Dalla Norvegia uno "slasher in costume" avvincente ed emozionante

Recensione Flukt - Escape
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Norvegia, 1363. Sono trascorsi dieci anni da quando la peste ha decimato la popolazione. La giovane Signe è in viaggio con i genitori e il fratello più piccolo quando vengono assaliti da un branco di banditi. Unica sopravvissuta della famiglia, la ragazzina viene presa in ostaggio dalla banda di briganti, capeggiata dalla spietata Dagmar, implacabile donna guerriera con un tragico segreto nel suo passato. La donna ha una figlia piccola, Frigg, che diventa ben presto amica della nuova prigioniera. Sarà proprio la bambina ad aiutare Signe a fuggire, pregando di portarla con lei e di scappare così dalla violenza nella quale ha sempre vissuto. Già noto per aver diretto nel 2006 lo slasher Cold Prey, divenuto un piccolo culto tra gli appassionati del genere, il regista norvegese Roar Uthaug ci regala un nuovo titolo che entrerà sicuramente nella storia del cinema di genere del suo paese. Flukt, avventura epica vista attraverso gli occhi delle due ragazzine protagoniste, segna oltre all'esordio delle due giovani attrici anche quello di Gaahl ( vero nome: Kristian Eivind Espedal), storico front-man della black metal band Gorgoroth.

Odal

Flukt (letteralmente traducibile come La fuga) è un film di grande atmosfera, che riesce ad unire nel migliore dei modi le sue due anime: quella da slasher in costume vagamente epicheggiante e un racconto di formazione che riguarda le due giovani protagoniste, anime candide catapultate in un mondo crudele e spietato. Sin dall'inizio il regista mostra come saper rendere palpabile la tensione, con il drammatico assalto e conseguente omicidio della famiglia della protagonista, e da lì in poi conduce un'avvincente vera e propria caccia all'uomo (o meglio, alla ragazzina) ambientata tra le suggestive foreste norvegesi, sfondo perfetto che permette di creare anche splendide inquadrature naturalistiche. Frigg e Signe devono infatti affrontare, oltre ai loro assalitori, anche i pericoli nascosti nella natura selvaggia, che a sua volta però si rivela anche un'alleata durante le rocambolesche fughe offrendo diversi nascondigli. Ottima la costruzione del rapporto tra queste due giovani donne, splendidamente interpretate dalle due giovanissimi attrici, capaci grazie anche ad una caratterizzazione abbastanza credibile (nonostante un finale, per quanto efficace, un po' "fantasioso" ed esagerato) di infondere una struggente umanità ai loro personaggi. Ma indimenticabile è anche la figura di Dagmar (la bellezza glaciale di Ingrid Bolsø Berdal è da incorniciare), tenace donna guerriera la cui crudeltà è in parte giustificata da un tragico avvenimento nel suo passato. Flukt non manca nemmeno di un ottimo comparto tecnico, sia per ciò che riguarda le scene più tipicamente action con tanto di rallenty mai gratuiti ma anzi ben inseriti, sia in quello emozionale (il salto nella cascata è un'immagine ricca di enorme poesia) amplificato inoltre da una colonna sonora avvolgente ed affascinante che immerge ancora di più nella profondità del racconto.

Flukt Una sorta di slasher in costume con venature epiche segna il ritorno dietro la macchina da presa di Roar Uthaug, già regista del cult Cold Pray. Una storia avvincente che oltre alle sue dinamiche action, girate ottimamente e ambientate nello splendido e selvaggio paesaggio norvegese, offre una controparte drammatica di grande intensità nel rapporto tra le due giovani protagoniste, ragazzine in fuga da un destino avverso. Ottimo il cast (in cui è presente anche il cantante black metal Gaahl), soprattutto per ciò che riguarda le tre figure femminili.

7.5

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