Firestorm, la recensione dell'action poliziesco con Andy Lau

Un ispettore di polizia e un ex-galeotto si trovano coinvolti in un losco intrigo criminale in Firestorm, spettacolare action poliziesco con Andy Lau.

Firestorm, la recensione dell'action poliziesco con Andy Lau
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Il primo poliziesco di Hong Kong ad essere distribuito in patria in 3D: può vantare questo primato Firestorm, action a tema diretto nel 2013 dallo specialista Alan Yuen e vedente nei panni di protagonista la star nazionale Andy Lau, alla seconda collaborazione con il regista dopo l'epico Shaolin (2011). Il popolare attore, conosciuto anche dalle platee occidentali (l'ultimo suo ruolo di peso a fianco di Matt Damon in The Great Wall (2016)), veste qui i panni dell'ispettore Lui Ming-chit, impegnato nel dare la caccia ad una banda specializzata in rapine ai portavalori. Durante l'ultimo colpo, in cui è morta una giovane donna innocente, il detective si imbatte non troppo accidentalmente nel suo ex-compagno di scuola Tao Shing-bong, uscito da pochi giorni di galera. I due uomini si troveranno giocoforza a collaborare durante il proseguo delle indagini.

Per giustizia e per vendetta

Un sano prodotto di genere che, nonostante qualche eccesso melodrammatico in fase di sceneggiatura, svolge il suo compito di ludico e lucido intrattenimento con invidiabile leggerezza. Alan Yuen sa gestire modi e tempi con innegabile efficacia, sfruttando al meglio i connotati metropolitani di Hong Kong, indiscussa co-protagonista delle strabordanti sequenze d'azione: basti osservare i venti minuti finali, con una sparatoria di gigantesche proporzioni in cui, tra esplosioni in serie, anche lo stesso manto stradale si sbriciola letteralmente sotto i piedi dei contendenti. E' impostato su un gioco degli opposti complementari Firestorm (in onda alle 23.15 su RAI 4), in cui la figura del poliziotto assetato di giustizia ad ogni costo e il criminale alla ricerca di un potenziale nuovo inizio si rivelano i due volti della stessa medaglia, in un effluvio di grigi dove la vendetta e il dovere seguono vie spesso incompatibili tra loro. Una pellicola eccessiva che trova proprio nei suoi roboanti slanci, emotivi e pirotecnici, il suo senso di spettacolare grandezza, tratteggiando su caratteri di stampo classico gli echi di una vicenda profondamente morale in cui il Bene e il Male viaggiano inesorabilmente a braccetto. L'avvolgente colonna sonora, creata ad hoc per suscitare contrastanti sensazioni nel pubblico, una regia che segue con millimetrica precisione le operazioni della polizia nella caccia ai criminali (non risparmiando citazioni e omaggi a maestri come John Woo) e la convincente performance di un sempre impeccabile Andy Lau rendono le due ore di visione una perfetta e naturale evoluzione del filone hongkonghese.

Firestorm "Per ogni criminale che oggi lascio in giro, domani potrebbe esserci un'altra vittima innocente. Può essere chiunque, un mio vecchio amico, il mio capo o persino mia madre. Non mi fermerò finché non li avrò annientati tutti": in questo discorso pronunciato dal personaggio interpretato da Andy Lau si rispecchia il senso morale di un film in cui la giustizia va perseguita con ogni mezzo. E' un bel gioco degli opposti quello messo in campo da Firestorm, con un determinato ispettore ed un ex galeotto invischiati, volenti o nolenti, in un mondo criminale che non ha pietà per niente e nessuno, donne e bambini inclusi. Alay Yuen dà vita ad un action poliziesco di razza, coinvolgente sia dal punto di vista spettacolare (con esplosioni, sparatorie e scontri a mani nude in una Hong Kong raramente così logisticamente dinamica) che da quello emozionale, trovando, pur non senza alcune sbavature narrative, la ricetta perfetta per un solido intrattenimento di genere.

7

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