Recensione Fiore

Il regista romano Claudio Giovannesi torna nel mondo delle adolescenze ferite, interrotte, proibite con Fiore, opera presentata (e applaudita) a Cannes 2016, nella sezione Quinzaine des Réalisateurs.

Recensione Fiore
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Per Daphne (nome di Fiore che stenta a sbocciare) la vita sembra avere il carattere frenetico di una continua corsa. In fuga dagli altri, dalla sua famiglia, dalla polizia, e infine anche dal carcere in cui verrà rinchiusa giovanissima. Abituata a vivere le regole della strada, dormire sulle banchine dei treni, guadagnarsi qualche soldo rubando, Daphne però ancora non conosce la privazione del corpo, quel confino reale e mentale che solo tra le mura di un carcere si può sperimentare davvero. Quando in seguito all'ennesimo furto verrà bloccata e tratta in cella, comincerà quindi per lei il turbamento vero di una limitazione estrema alla propria vita di adolescente, di donna e di essere umano. Ma quella del penitenziario sembra essere nella sua vita anche una condizione naturale, ereditata da un padre (Valerio Mastandrea) che di carcere ne ha fatto tanto, e potrebbe farne ancora. Nel grigiore delle mura del penitenziario e nel riverbero di una permanenza resa ancor più difficile dai rapporti complessi con le colleghe di sezione, la giovane troverà un punto di conforto e riferimento nella figura di Josh, ragazzo come lei finito dietro le sbarre per furto. Impossibilitati ad avere come tanti loro coetanei una normale frequentazione e vicinanza fisica, dal momento che le sezioni ragazze e ragazzi sono rigorosamente separate, i due giovani impareranno a comunicare attraverso quei frammenti di incontro loro concessi, o furtivamente rubati. Lettere scambiate tramite il carrello del rancio, parole volate da una finestra all'altra e da dietro le sbarre del cortile d'ora d'aria, un tenero sguardo rubato alla messa domenicale, quell'unica occasione dove ragazzi e ragazze si ritrovano insieme. Ma il sogno di essere come gli altri, andare a Ibiza, vivere una vita e un amore 'normali' è ancora distante. Sognare, però, è la prima vera forza dello stato adolescenziale.

Fiore selvatico

Dopo l'apprezzato Alì ha gli occhi azzurri, storia drammatica di adolescenti in balia di una mala integrazione in una periferia romana cinica e brutale, il giovane regista romano Claudio Giovannesi torna a elaborare uno sguardo sugli adolescenti interrotti, esclusi, in qualche modo fuori dal circolo più sano e consueto della loro crescita. Attraverso il profilo di Daphne (interpretata dalla bravissima Daphne Scoccia che al film oltre al volto presta anche il proprio nome - onore al merito in questo senso al lavoro di casting) Fiore indaga il ristretto margine di evasione, sogno, libertà concesso a due ragazzi che hanno la fedina penale sporca segnata già nel loro dna. Eppure, la forza dell'adolescenza si affermerà comunque più forte della privazione della reclusione. Giovannesi punta dunque il fuoco del racconto su Daphne, sulla sua incapacità di stare all'interno delle regole, ma anche sulla sua estrema bellezza endemica, che si sprigiona contagiosa di fronte a una sorpresa inaspettata o al sogno del proprio amore. Un'opera che non racconta una storia ma disvela un carattere, uno stato, la dimensione precaria di un'adolescenza confinata, ma che trova sempre e comunque il proprio modo di evadere. Meno a fuoco sulle linee narrative secondarie, Fiore di Giovannesi mostra il suo carattere migliore e supera i propri imiti strutturali quando punta lo sguardo sulla sua giovane protagonista Daphne, un piccolo bellissimo fiore nato in un campo arido e incolto, e che - di conseguenza - fatica a trovare un proprio posto per sbocciare, rivelarsi al mondo.

Fiore Dopo il successo di Alì ha gli occhi azzurri, Claudio Giovannesi racconta un’altra storia di adolescenze turbate, interrotte, ostacolate nel loro naturale percorso di crescita. La storia di Daphne, della sua reclusione, del suo amore proibito, conferma la sensibilità di questo giovane regista romano nel cercare e re-interpretare storie contemporanee di esclusione e mala-integrazione, soprattutto declinate allo stato adolescenziale. Fiore è un film con qualche punto debole, ma la grande forza di una protagonista totalizzante e profondamente in parte (Daphne Scoccia) che catalizza ed esalta il senso dell’opera.

6.5

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