Recensione Finalmente la felicità

Leonardo Pieraccioni torna sugli schermi con un film decisamente poco convincente

Recensione Finalmente la felicità
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Puntuale e immancabile, come ogni due anni dal 1997 arriva il nuovo film di Leonardo Pieraccioni, oramai giunto alla sua decima prova da regista contando anche i fortunati esordi del '95 e del '96, con I laureati e Il ciclone. Lo avevamo lasciato, nel 2009, alle prese con il dispettoso fantasma di Marilyn Monroe in Io & Marilyn, lo ritroviamo questa volta ancora in compagnia di una bellezza latina, Ariadna Romero, per questo Finalmente la felicità, titolo forse volutamente autobiografico visto che l'artista toscano non nasconde certo la sua soddisfazione attuale di autore affermato e neo-papà felice.
La storia è quella di Benedetto Parisi (Leonardo Pieraccioni), musicista lucchese dalle alterne fortune sia lavorative che sentimentali: l'unico dei suoi brani ad avere avuto successo gli è stato 'rubato' dall'infido collega Argante (Andrea Buscemi) mentre la sua fidanzata storica (Michela Andreozzi), dopo averlo beccato in flagrante tradimento tramite Google Earth, non perde occasione per rinfacciargli la cosa e rigargli l'auto. La già movimentata vita di Benedetto subirà una scossa con l'arrivo di Luna (Ariadna Romero), una stupenda modella brasiliana che era stata adottata a distanza, ancora bambina, dalla madre del musicista, e che ora vuole conoscere l'incredulo 'fratellastro'. Benedetto non potrà che innamorarsi di un simile dono del cielo, e convincerà l'amico di sempre Sandrino (Rocco Papaleo) ad accompagnarlo fino in Sardegna per poterla rivedere...

Musica e amore

Nulla di nuovo sotto il sole, anzi, in verità, si retrocede. Io & Marilyn apriva spiragli verso una comicità più adulta e meno trasognata, ma in Finalmente la felicità sembra si sia voluti andare al risparmio non solo di mezzi, ma anche di idee. La storia non è nient'altro che un soggetto per un corto tirato troppo per le lunghe, con (pochi) personaggi caratterizzati in maniera goffa e banale.
Della ricchezza del cast dei film precedenti neanche l'ombra: la piazza è conquistata unicamente da un Pieraccioni sempre uguale a se stesso, raramente intercalato da un Papaleo sfruttato male in un ruolo macchiettistico e senza sale (quando ben conosciamo, invece, le sue potenzialità). Per il resto, abbiamo una splendida quanto banale bellezza sudamericana a conquistare primi piani e un paio di comparsate, ovvero quella del sempre bravo Maurizio Battista su di un treno e quella del modello brasiliano Thyago Alves (già visto sul grande schermo in Il compleanno, ad opera del regista Marco Filiberti) nei panni di Jesus, ex di Luna e protagonista di un paio di fiacche scenate di gelosia. Dove sono gli Haber, i Ceccherini, gli Izzo e tutti gli altri caratteristi che davano pepe all'insieme negli scorsi film?

Finalmente la felicità Rare le risate, ancor più rara l'inventiva: tutto sa di 'già visto' e l'ironia toscana e i buoni sentimenti tipici delle pellicole precedenti sono all'acqua di rose. Il film si risolve in un buonistico pastiche poco ispirato, adatto giusto a passare un'oretta e mezza in spensieratezza, ma senza alcun picco registico né tanto meno autoriale. Probabilmente il film più innocuo e meno divertente tra quelli realizzati da Pieraccioni, tuttavia premiato ai botteghini. Possiamo solo sperare che quello del 2013 non si adagi nuovamente su questi livelli.

4.5

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