Recensione Femme Fatale

Rebecca Romijn, bellissima ed abilissima ladra, deve cambiare identità in Femme Fatale, raffinato e sensuale thriller erotico di Brian De Palma.

Recensione Femme Fatale
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La bellissima ladra Laure partecipa ad una rapina avente luogo al Festival di Cannes e inerente i preziosissimi gioielli appartenenti ad una modella accompagnante un noto regista. Durante il colpo però qualcosa va storto e la donna tradisce i suoi compari intascandosi la preziosa refurtiva. In cerca di un passaporto per fuggire all'estero, e dopo un equivoco per il quale viene scambiata per un'altra ragazza rimasta da poco vedova, Laure decide di fuggire all'estero e nel volo per gli Stati Uniti si imbatte casualmente in un ricco uomo d'affari che diventerà poi suo marito. Sette anni dopo il business man, datosi al mondo della politica, è diventato ambasciatore americano in Francia e qui per la donna cominciano i problemi: fotografata da un paparazzo, con le foto pubblicate sui giornali, attira di nuovo su di sé le attenzioni degli ex-complici, ancora in cerca di vendetta per il tradimento da lei messo in atto in passato.

Dark Lady

Vi è più Cinema in una singola inquadratura di Femme Fatale che in tutta la filmografia di Michael Bay (per citare solo uno dei più famosi giocattolai hollywoodiani). Sembrerebbe un luogo comune snob ma la realtà dei fatti è che il cuore cinefilo di Brian De Palma riesce a costruire architetture perfette ed implacabili che mettono in mostra tutta la sua passione e cultura cinefila che, pur guardando certamente a maestri quali Alfred Hitchcock, riesce a far pulsare storie a tratti pretestuose ed improbabili appoggiandosi a twist che evitano il ridicolo traboccando nel sublime. Dal prologo duranti i titoli di testa con la trasmissione in televisione di un Capolavoro noir quale La fiamma del peccato (1944) a tutta la gestione del colpo iniziale avente luogo in quel del Festival di Cannes, veniamo trascinati in un'ode barocca e sinuosa alla Settima Arte, coniugante un torbido e sensuale erotismo (vedasi la torrida sequenza nei bagni femminili tra Laure e Veronica) e atmosfere da thriller di gran classe, capaci di ribaltare più volte i giochi in una narrazione a specchio in cui la realtà e il sogno si scambiano più volte le coordinate (il)logiche. Una creatura affascinante nella sua avvolgente instabilità, diretta con virtuosismi appaganti (split screen, soggettive, etc) che rendono la visione un continuo e irrefrenabile tourbillon di ingranaggi correlati alla perfezione, trovando un'estetica sonora e d'immagini di grande e ricercata raffinatezza. Il già citato "colpo di scena" pre-finale viene giocato nuovamente sul tema del doppio e della confusione identitaria, da sempre elemento cardine del cinema depalmiano e, pur denotando qualche forzatura, centra appieno il suo obiettivo in un'ode all'importanza delle scelte. La bellezza generale dell'Insieme è garantita anche dalle scelte di casting, con una Rebecca Romijn (ai tempi ancora Stamos) di inusitato e strabordante splendore e un volutamente stralunato Antonio Banderas inconsapevole vittima degli eventi.

Femme Fatale Pura estasi cinefila si insinua quale costante nelle due ore di visione di Femme Fatale, opera sin troppo sottovalutata (dal pubblico ma non dalla critica) nella carriera di Brian De Palma. Un film torbido e sensuale pregno di un raffinato erotismo e di scelte registiche ispirate tra appaganti virtuosismi visivi e contorsioni narrative che, pur a rischio di scadere più volte nell'improbabile, guardano a modelli alti nella costruzione di un racconto le cui apparenti basi vengono parzialmente dissolte dal sorprendente twist pre-finale. Antonio Banderas offre il suo fascino latino ma la vera Dea della visione è una bellissima e doppiogiochista Rebecca Romijn, protagonista con la modella Rie Rasmussen di una delle sequenze lesbo-erotiche più sensuali del nuovo millennio e non solo.

8

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