Recensione Fear and Desire - Paura e desiderio

L'esordio di Stanley Kubrick!

Recensione Fear and Desire - Paura e desiderio
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"C'è una guerra in questa foresta, non una guerra che è stata combattuta o una che lo sarà, semplicemente una guerra, e i nemici da combattere qui non esistono, a meno che non li inventiamo noi. Questa foresta e tutto ciò che sta avvenendo sono fuori dalla storia, sono le forme monotone della paura, del dubbio e della morte ad essere del nostro mondo. Questi soldati che vedete parlano la nostra lingua e usano il nostro tempo, ma non hanno una patria, se non nella loro mente".
In questo modo, una voce narrante introduce il mediometraggio di un'ora circa che, completamente autoprodotto e realizzato in bianco e nero da Stanley Kubrick nel lontano 1953, soltanto sessant'anni dopo raggiunge le sale cinematografiche nostrane grazie a Minerva pictures, che, con tanto di doppiaggio italiano, lo lancia sugli schermi il 29, 30 e 31 Luglio in una versione restaurata in HD dalla Library of Congress di Washington.
Ambientato durante un conflitto bellico immaginario, un mediometraggio volto a raccontare la guerra con tutto il suo carico di paure, ansie ed istinto di sopravvivenza, oltre che di desideri, ambizioni personali e voglia di riscatto sociale che essa è capace di generare all'interno dell'animo umano.

Il primo Kubrick... non si scorda mai?

Un mediometraggio che, comprendente nel cast il futuro regista Paul Mazursky (Nemici - Una storia d'amore e Storie di amori e infedeltà nella filmografia), su sceneggiatura di Howard Sackler - che per Kubrick scrisse anche, non accreditato, il successivo Il bacio dell'assassino (1955) - racconta di quattro soldati sopravvissuti dopo l'abbattimento del loro aereo militare precipitato in una foresta posta sei miglia dietro le linee nemiche.
Quattro soldati che progettano di eliminare il comandante di una base avversaria, man mano che fanno anche prigioniera una ragazza di campagna e che viene ribadito che nessun uomo è un'isola, ma forse ciò era vero prima dell'era glaciale, perché i ghiacci, poi, si sono sciolti e ogni individuo lo è diventato.
Perché risulta subito evidente che non abbia altro che una funzione allegorica la situazione inscenata; nel corso di un elaborato ambientato sì in esterni, ma in maniera principale su un ristretto pezzo di terreno, un po' come avviene nelle rappresentazioni teatrali, dalle quali sembra riprendere anche la notevole importanza conferita alla prova degli attori.
Un elaborato che lo stesso futuro autore di Arancia meccanica (1971) e Barry Lyndon (1975) non ha mai amato particolarmente e che non esitava a definire poco più che l'esercizio di uno studente di cinema, ma che, in realtà, tenendo in considerazione anche l'atmosfera surreale da vicenda vagamente ai confini della realtà, non appare inferiore al sopravvalutato Eyes wide shut (1999), soprattutto se confrontiamo le notevoli differenze di budget tra i due film.
Del resto, pur trattandosi di un'operazione non pienamente riuscita e penalizzata da vari difetti, dalla poca cura nei confronti di trucco e scenografie a una narrazione non sempre coinvolgente, lascia già intravedere elementi tipici del cinema kubrickiano, dalle scelte fotografiche al particolare gusto per le inquadrature.

Fear and Desire - Paura e desiderio Autoprodotto nel lontano 1953, si tratta del primo lungometraggio (o, forse, sarebbe meglio dire medio, considerando la sua durata di un’ora circa) diretto dal maestro della Settima arte Stanley Kubrick, che arriva per la prima volta nelle sale cinematografiche nostrane grazie a Minerva pictures, con tanto di doppiaggio italiano. Un racconto su celluloide di carattere bellico ma ambientato durante una guerra immaginaria che, caratterizzato da un’impostazione teatrale e piuttosto dilettantistica, individua oggi, però, la sua importanza nel rappresentare un documento da schermo fondamentale per capire da dove ha avuto origine la poetica del futuro autore di 2001: Odissea nello spazio (1968) e Full metal jacket (1987). Sicuramente, da riscoprire.

6

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