Recensione Fast & Furious 7

James Wan passa con successo dall'horror all'action e, con il supporto dell'impagabile Vin Diesel e la presenza di un rinnovato e spettacolare cast, mette in scena il miglior capitolo della saga e un sentito omaggio a Paul Walker

Recensione Fast & Furious 7
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È il caso di partire da una considerazione, da un elemento sottovalutato da molti ma in realtà di grande importanza. La serie di Fast & Furious è molto più importante di quel che si pensa generalmente. Quante saghe cinematografiche conoscete che, in quindici anni, hanno sfornato sette capitoli, andando incontro a un successo sempre crescente? Contando unicamente gli incassi del botteghino il franchise ha raccolto quasi due miliardi e mezzo di dollari con i primi sei film. Niente male, per una saga partita dal nulla, senza avere alle spalle un libro, un fumetto, un videogioco, uno show televisivo. E con attori che, nei primi anni duemila, erano praticamente sconosciuti. Non è stato neanche potere del marketing, alla fine: è bastata la "genuinità" dei complessi "valori familiari" messi in gioco nel corso degli episodi, tra una gara clandestina e un colpo grosso. Si arriva attirati dalle automobili pimpate, dalle belle donne, dal sogno di libertà e si resta catturati dall'aura di "famiglia" che attornia Dominic Toretto e il suo team. Un'alchimia strana, difficilmente replicabile e anche piuttosto rara, ma che continua e si perpetua anche in Fast & Furious 7. Ma i milioni di fan affezionati lo testimoniano: non ci sono supereroi o superspie che tengano, quando Dom e i suoi arrivano rubano subito la scena.

Questa volta non si tratta solo di essere veloci

Ora sono tornati, per "un'ultima, grande corsa" (anche se sappiamo benissimo che la serie non si fermerà qui, anzi!) che sarà più emozionante e memorabile che mai. Dopo i fatti di Londra Toretto, Brian e la "famiglia" si sono ritirati a vita privata. Dom (Vin Diesel) e Letty (Michelle Rodriguez) stanno lentamente ricostruendo la loro vita insieme mentre Brian (Paul Walker) e Mia (Jordana Brewster) vivono in funzione del loro piccolo pargoletto. Brian è felice, ma spaesato: rimpiange un po' l'azione e "le pallottole" ma si rende conto delle sue nuove responsabilità. Il resto del team se la spassa, ad eccezione di Han, auto-esiliatosi a Tokyo per riflettere sulla morte di Gisele. La tranquillità, tuttavia, dura poco: scopriamo difatti che Owen Shaw, il villain del precedente capitolo, ha un fratello, ancora più spietato e cattivo, dedito non ai traffici internazionali ma agli assassinii su commissione. Ex agente speciale dei servizi segreti, Deckard Shaw (Jason Statham) non si fermerà davanti a nulla pur di completare la sua vendetta nei confronti della "Toretto family". Shaw è implacabile e apparentemente pieno di risorse: i nostri sono letteralmente braccati e l'unica speranza di passare al contrattacco è recuperare un incredibile dispositivo informatico con il quale passare dall'essere prede all'essere predatori... ma non sarà facile recuperarlo.

Io non ho amici, ho una famiglia.

E finalmente tornano i conti. Per i primi tre episodi della saga, difatti, la storia è andata un po' a braccio, legata dal corto Turbo-Charged prelude e dalla fantasia dei fan, dato che si trattava di tre storie diverse pur con dei personaggi in comune. In particolare, poi, c'era il problema di continuity creatosi tra il terzo episodio, che segna la dipartita del personaggio di Han, e i successivi capitoli, in cui Han è vivo e vegeto. Tramite cortometraggi e indizi nei dialoghi, nel corso degli anni abbiamo potuto ricostruire l'effettiva cronologia delle vicende, sicuramente più complessa di quanto inizialmente previsto anche dagli sceneggiatori della saga. E siamo giunti finalmente al punto in cui possiamo chiaramente inserire il terzo capitolo da qualche parte. Precisamente, tra la sesta e la settima installazione del franchise. Il lavoro di incastri, in verità, funziona discretamente bene, meglio di tante altre saghe più blasonate eppure piene di incongruenze (vedasi, ad esempio, gli X-Men) e ora siamo liberi di esplorare nuove strade, accompagnati per mano dagli ideatori della saga che, siamo sicuri, troveranno nuove idee pur pescando a piene mani dal passato dei nostri eroi. Perché il fulcro della serie, passato sempre più nel corso degli anni dalle corse clandestine alle rapine fino ad arrivare, ora, alla faida familiare, sono in realtà le persone (come Toretto stesso afferma, in un certo qual modo, in un dialogo del film) e la auto (che diventano, in un certo senso, "attori"). Le vicende personali vanno e vengono ma restano impresse nella memoria, nonostante l'intento ultimo del franchise sia lo spettacolo e il divertimento. Resta, tuttavia, alla fine della visione di un F&F, qualcosa di più: un senso di fratellanza difficile da spiegare ma tangibile. Alla sorte di Dom e Brian, è vero, teniamo più che a quella di Captain America o James Bond, perché li sentiamo come "di famiglia", nonostante tutto. E la prematura dipartita di Paul Walker ha certamente amplificato questa sensazione: vederlo sullo schermo con la certezza che sarà l'ultima volta è sicuramente emozionante. E il sentito (qualcuno dirà "stucchevole" ma per noi è assolutamente sincero) finalino dedicato a Paul Walker negli ultimi minuti di film era dovuto e immancabile. Le strade si dividono, ma la fratellanza è per sempre.

Un'ultima corsa

Il film, dopo una parentesi iniziale che farà felici gli appassionati del concept iniziale della saga, quello relativo alle corse, si concentra sulla faida e sull'adrenalinico "gioco" del gatto col topo che vede protagonisti i nostri tra vecchie conoscenze (sì, anche "molto" vecchie, ma non vi diremo di più per non rovinarvi la sorpresa) e numerosi nuovi volti: tra questi, spiccano per bravura Jason Statham (mai così granitico) e il mitico Kurt Russell, in un ruolo ambiguo che speriamo abbia sempre più importanza nel futuro della saga. Per il resto, il team è quello di sempre, con i suoi ruoli e le sue irresistibili "macchiette" ma c'è da considerare la bravura nell'equilibrare la presenza dei personaggi su schermo con vari trucchetti di sceneggiatura, che regalano ad ognuno il giusto spazio e almeno un momento per brillare; in particolare, Paul Walker qui non è solo "la spalla" di Vin Diesel ma ha un ruolo assolutamente centrale. Che sia grazie a un lavoro di riscrittura post-mortem dell'attore o meno non lo sappiamo e, alla fine, poco importa: sta di fatto che non avete amato mai il personaggio di Brian come lo amerete in questo, in cui è coinvolto non solo in alcune delle migliori acrobazie, ma anche in alcune delle scene più toccanti. Davvero un peccato che Walker dimostri tutto il suo talento solo ora. È vero, a tratti è fin troppo palese l'uso del digitale, che incorpora footage inutilizzati dei vecchi episodi a campi lunghi in cui è sostituito dai fratelli Caleb e Cody, ma il risultato finale è comunque ottimo.
E mentre il personaggio interpretato da Nathalie Emmanuel comincia a farsi strada nel cuore dei fan della serie e Dwayne "The Rock" Johnson vanta alcune delle scene più esaltanti, è un peccato che i due sub-villain interpretati dagli ottimi Tony Jaa e Djimon Hounsou abbiano la miccia troppo corta per brillare davvero.

Portare la follia a tutto un altro livello

E, se vi abbiamo già assicurato che a livello emozionale l'asticella è tenuta in alto, vi possiamo giurare che a livello di spettacolarità siamo a livelli da record, con alcune delle migliori scene action non solo del franchise, ma anche dell'intero cinema americano degli ultimi anni. Proprio quando pensi che, dopo averli visti trascinare a tutta velocità mastodontiche casseforti per Rio o spuntare dalla testa di un aereo di linea, non potrai vedere di "meglio" ecco che Dom Toretto e i suoi ne inventano di ancora più pazze e assurde per portare a termine la loro missione e "salvare la giornata". Vi diciamo solo che il salto da un grattacielo a un altro che si vede nel trailer non è la scena migliore del mucchio! L'azione si sussegue con momenti davvero memorabili e pieni di scene 'da fomento' tanto improbabili quanto irresistibili, pur senza essere ridicole e mantenendo un certo pathos, cosa rara di questi tempi. Un paio di momenti sono da standing ovation. E non solo per gli appassionati dell'action, delle corse e delle belle macchine (che, come potete ben immaginare, non mancano di certo).

Fast & Furious 7 Se ti chiami Vin DIESEL a secco non ci rimani mai. Neanche di idee spettacolari. Certo, il merito non è solo del caro Vin se Fast & Furious 7 è il miglior episodio della saga, ma di certo è merito suo aver traghettato un titolo “qualunque” sulle corse clandestine verso la riva del franchise multimiliardario. Aiutato, in seguito, sicuramente da gente come Justin Lin e, ora, da James Wan, regista di questo episodio e grande, grandissima sorpresa dell'action. Il cineasta australiano-malese, difatti, dopo aver imposto una visione distintiva agli horror-thriler del nuovo millennio con pellicole seminali come SAW - L'enigmista, si dimostra un degno erede del cinema d'azione: ha il gusto per lo spettacolo e l'immagine proprie del migliore Michael Bay ma sa bene dove inizia e dove finisce una bella scena, senza strafare. L'unico rammarico è il dover realizzare una pellicola PG-13, e quindi, nonostante tutto, un film in cui non c'è sangue e i colpi non impattano (non da vicino, perlomeno). Dategli da fare qualcosa alla The Raid, produttori, vi supplichiamo! Per il resto, c'è poco altro da aggiungere a quanto già detto: la trama è un mero pretesto, è vero, ma non si “incarta” su se stessa come quella di tanti altri film più pretenziosi e molto meno sentiti e spettacolari. Se la saga non vi dispiace, questo settimo capitolo vi divertirà un mondo. Se amate F&F, questo è il vostro film dell'anno. Se detestate i blockbuster e avete la puzza sotto il naso vi consigliamo di assaggiare comunque questa splendida pizza al gorgonzola, senza preconcetti: vi si potrebbe aprire un mondo davanti.

8.5

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