Recensione Fast & Furious 5

Torna Vin Diesel ancor più fast&furious che mai

Recensione Fast & Furious 5
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“Donne e motori, gioie e dolori” sembrerebbe proprio il motto della vita di Brian O'Conner e Dominic Toretto, protagonisti storici della più longeva saga di film automobilistici passata sul grande schermo, Fast and Furios.
In occasione dell'uscita (e della recensione!) dell'atteso quinto capitolo della serie, vi abbiamo proposto una serie di speciali tematici: quello che ripercorre la storia della saga, la piccola monografia biografica su Vin Diesel e lo speciale Moviebabe dedicato alle protagoniste della serie (che oltretutto abbiamo aggiornato aggiungendo la bellissima Gal Godot).
È giunta infine l'ora della tanto attesa recensione: cos'ha di nuovo da raccontarci questo Fast Five?

Dom e Brian strike back

Anche questo quinto episodio, così come il quarto, è un prequel a Fast and Furious: Tokyo Drift.
Il corridore e contrabbandiere d'auto Dominic Toretto (Vin Diesel) è stato infine catturato dalla polizia, e condannato a scontare una pena a venticinque anni di carcere. A farlo evadere penseranno la sorella Mia (Jordana Brewster) e il rivale di sempre, Brian O'Conner (Paul Walker).
Rifugiatosi a Rio, il ritrovato terzetto ha bisogno di soldi facili, e accetta dunque un 'lavoretto' procurato loro dal fido Vince (Matt Schulze), finendo tuttavia per pestare i piedi al boss di Rio, Hernan Reyes (Joaquim de Almeida). Braccati dagli uomini di Reyes e dai mastini federali agli ordini del granitico Luke Hobbs (Dwayne Johnson) i nostri non pensano minimamente di battere in ritirata, anzi: formano un dream-team di vecchie conoscenze per portare a segno il colpo più grande della loro vita...

Sempre fast, ancor più furious!

Ci sono i film d'azione, dove si spegne il cervello e ci si gode una sequela di scene adrenaliniche collegate da una trama il più delle volte pretestuosa. Poi ci sono i film con Vin Diesel, vera 'icona-cafona' del ventesimo secolo, e non ce ne voglia il nostro beneamato Jason Statham che pure amiamo ammirare nei suoi vari exploit cinematografici. Diesel è una garanzia, e i dati al botteghino parlano chiaro: sebbene il secondo e il terzo film della saga veloce&furiosa abbiano comunque avuto un buon ritorno di pubblico, il ritorno di Vin a questo franchise nel quarto episodio della saga ha segnato un bel +200 milioni di sonanti dollaroni nelle casse dei produttori.
E per questo quinto installment del marchio si è voluto fare davvero le cose in grande, richiamando molti dei volti noti dei precedenti episodi e aggiungendo alla miscela l'affascinante Elsa Pataky e una controparte d'eccezione per Diesel: The Rock, al secolo Dwayne Johnson.
Aggiungete un'ambientazione brasiliana e un colpaccio di quelli che Danny Ocean non si sognerebbe neanche dopo dodici vodka red bull, e avrete una vaga idea di quello che vi potete aspettare da Fast Five.
Justin Lin, oramai regista di fiducia della saga (questo è il terzo episodio da lui diretto, dopo le riuscite prove di Rob Cohen e John Singleton), è divenuto decisamente padrone del mezzo, e ci gioca non senza virtuosismi, dando al pubblico un'overflow di adrenalina e situazioni ad alta velocità in grado di accontentare qualunque aficionado del genere. La quantità di esplosioni, macchine lanciate a velocità assurde e insana distruzione su schermo è altissima, eppure non si corre mai il rischio di venire sballottati senza capire cosa stia succedendo: anzi, è interessante notare lo sguardo attento e non banale del regista, soprattutto nelle scene relativamente prive d'azione.
Non aspettatevi, naturalmente, realismo o trame particolarmente articolate: qui si parla solo di uomini che non si limitano a infrangere le regole, ma a farsene di proprie. A bordo di bolidi da sogno e contornati da donne bellissime e assai decise, per giunta.

In fretta e furia, ma con cura

Che non sia un sequel realizzato in “fretta e furia” per racimolare soldi si nota poi dall'impegno di tutti: di Lin abbiamo già parlato, ma bisogna riconoscere i meriti anche del resto del cast tecnico, in particolare dello sceneggiatore Chris Morgan e del coordinatore degli stunt Mike Gunther, che riescono ancora a stupire il pubblico con qualche trovata originale, degli intrecci gustosi e soprattutto sempre nuove acrobazie al limite dell'impossibile, realizzate in grande stile e con un uso misurato della CG, cosa che le rende tutto sommato più gradevoli in un mercato dominato dall'uso del computer in questo tipo di scene. Anzi, abbiamo qui la dimostrazione che la 'vecchia scuola' è sempre in grado, in mano a gente capace, di creare azione spettacolare e coinvolgente senza l'utilizzo di tecnologie spesso esagerate come quella stereoscopica.
Veniamo dunque agli interpreti della pellicola: è solitamente difficile dedicare abbastanza spazio, nei film corali, ad ognuno, ma Fast Five gode del vantaggio di presentare personaggi già ben conosciuti al suo pubblico, e comunque ben rappresentati e funzionali allo svolgimento della pellicola. Non sempre abbiamo il massimo del talento, ma l'impegno c'è e si vede, soprattutto da parte delle protagoniste femminili e dei massicci Diesel e Johnson, che si pregiano di un'interpretazione fisica di ottimo livello (e in particolare si nota come quest'ultimo, svilito da una serie di film sbagliati, non voglia sfigurare di fronte al più blasonato collega).
Infine, che dire delle automobili da corsa che vediamo sfrecciare? Maestose, rombanti, perfette: è un vero peccato vederle schiantarsi in più di una scena!
E a proposito di scene particolari: non perdetevi il cliffhanger dopo i titoli di coda, decisamente gustoso e inaspettato. Non vogliamo rovinarvi la sorpresa, ma vi diremo solo che ne vale la pena.

Fast And Furious 5 Beninteso, Fast and Furious 5 è un film destinato ad un pubblico che desidera un intrattenimento leggero, a base di azione e atteggiamenti da vero “duro di buon cuore”. Sotto questo punto di vista, non possiamo che applaudire una costruzione scenica complessa e spettacolare, una vicenda che per più di due ore tiene incollati alla poltrona senza mai stancare e degli interpreti convincenti calati in ambientazioni affascinanti. Justin Lin confeziona così un buon prodotto, al top del genere di riferimento: esagerato e fracassone, che chiedere di più? Non certo il realismo, sarebbe fuori luogo.

7.5

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