Recensione Fantasticherie di un passeggiatore solitario

Fantasticherie di Un Passeggiatore Solitario è un ottimo esempio di cinema italiano che sconfina dai generi tradizionalmente battuti ed omaggia quell'immaginario fantastico tanto celebrato negli anni 80.

Recensione Fantasticherie di un passeggiatore solitario
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Il film di Paolo Gaudio è un raro esempio di cinema italiano che si addentra nel genere fantastico e guarda all'esportabilità. Ne sono una riprova i premi a La Semaine du Cinéma Fantastique di Nizza, al Boston Science Fiction Film Festival ed il recente contratto per la distribuzione del film in Messico. Una grossa soddisfazione per Gaudio, che narra tre storie in tre diversi universi temporali attraverso una giostra di personaggi le cui vicende si intrecciano in un onirico viaggio verso un destino misterioso. Dopo aver girovagato per molti festival e rassegne all'estero, Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario uscirà in Italia il 26 novembre, distribuito da Mediaplex.
La vicenda narra di Theo, ossessionato dai libri incompiuti e dalle storie senza finale. Un misterioso manoscritto lo porterà a compiere un rocambolesco viaggio attraverso le pagine di un magico ricettario pieno, per l'appunto, di fantasticherie. La sua avventura si incrocia con due vicende in tempi differenti: la vita dello scrittore del libro, Jean Jacques Renou, in bilico tra genio, follia e patti con un misterioso demone, ed il viaggio di un bambino sperduto in un bosco senza tempo.

Un'alchimia di elementi nostalgici

Il film di Gaudio è interessante sotto svariate ottiche: quella stilistica, con la perfetta alchimia tra live-action e stop-motion; quella produttiva, che con un budget enormemente inferiore ai prodotti del cinema fantastico made in Usa ha raggiunto un risultato convincente e mai ridicolo o fuori luogo; quella distributiva, che vede uno dei più interessanti prodotti di genere nostrani girare il mondo prima di essere "importato" proprio nel Paese dove è stato concepito.
Nel cast, spiccano Luca Lionello, Lorenzo Monaco e l'azzeccatissima interpretazione sopra le righe di Domiziano Cristopharo. E l'alternanza tra riprese e tecnica del passo uno fa di Fantasticherie una coraggiosa incursione nella cinematografia di genere. Gaudio è un figlio degli anni 80, e attinge con la perizia di un alchimista da tutto il meglio del decennio più brillante per il cinema fantastico: il potere occulto e salvifico dei libri, quello catartico della fantasia, l'importanza degli amici come alleati contro le difficoltà della crescita, e una mirabolante giostra di ambientazioni fiabesche. Il tutto strizzando l'occhio, senza superbia ma con sincera riconoscenza, al cinema di autori come Joe Dante, Tim Burton, Terry Gilliam e Richard Donner. "E' stato grazie a loro che mi sono convinto di poter fare il regista" rivela Gaudio, "Con l'unico dettaglio che non vengo da Hollywood ma da Cosenza" scherza. Liquida tutto con un sorriso, dal quale si intuisce l'enorme fatica di un ragazzo che da una piccola città del meridione si è scontrato con tutte le difficoltà della macchina (poco) industriale del nostro cinema, non molto propensa a rischiare e a scommettere. Non è un caso che il film, dopo la difficile produzione, abbia avuto una seconda avventura nella distribuzione. "In molti mi hanno detto di lasciar perdere, che non è un prodotto che può andar bene per questo Paese, che non ne vale la pena" spiega il regista. "Da un certo punto di vista è stato un viaggio allucinante, ma io sono cresciuto con il fantasy. E ciò che afferma Peter Jackson, che siamo essenzialmente il prodotto dei film che vediamo da bambini, è profondamente vero. Quindi non ho mai mollato, nemmeno quando il mio precedente lavoro, un corto animato di 12 minuti, si era rivelato un fiasco in post-produzione. Non chiedetemi come, ma dopo aver fallito nella realizzazione di 12 minuti mi sono convinto di poterne realizzare 90".

Importiamo un nostro film

Ed è così che Gaudio è arrivato a mostrare Fantasticherie in 3 continenti, mietendo ovunque un grande successo di critica, mentre in Italia solo il coraggio e la lungimiranza del Future Film Festival ha dato credito al potenziale del film, che dopo ben 3 anni ha finalmente trovato una distribuzione in patria.
"E' una favola sul senso di colpa e sul fallimento, nella quale ho provato ad inserire tutti quegli aspetti che caratterizzano il mio cinema: l'evento assurdo o fantastico, per esempio, che arriva a sconvolgere la vita di persone comuni trascinandole all'interno di avventure impossibili o al cospetto di personaggi sopra le righe" spiega Gaudio, fiero della sua infinita passione per gli effetti speciali della vecchia scuola, a partire dai lavori di Phil Tippet, Stan Winston e Rick Baker. Tutto l'impianto visivo di Fantasticherie è stato possibile grazie alla squadra di Leonardo Cruciano, alla quale si devono gli effetti speciali de Il Racconto dei Racconti di Garrone. "Ovviamente senza di loro nulla di tutto questo sarebbe stato possibile" afferma Gaudio, "La sfida più grande è stata senza dubbio la ricerca di uno stile, di una coerenza visiva riconoscibile che potesse rappresentare un universo unico e condiviso. Abbiamo ridotto al minimo gli interventi digitali troppo evidenti, preferendo tecniche come l'animazione dal vivo, che ci ha permesso, ad esempio, di animare il Necromante dal set, dando un realismo ed un'atmosfera artigianale che si sposava al meglio con l'estetica del mio film". Scrittura, regia, interpreti ed un impianto visivo azzeccato fanno di Fantasticherie un film di genere finalmente completo ed esaustivo. E tutto, come dichiarato dallo stesso Gaudio, "con il budget di una bella automobile".

Fantasticherie di un passeggiatore solitario Tra necessità che si fa virtù, scelte stilistiche azzeccate, un'ottima direzione degli attori e una sana passione per gli effetti speciali dei grandi artigiani, il film convince su tutti i piani, compreso quello tecnico, che diviene un mezzo espressivo mai fuori luogo e sempre al servizio dello script. Gaudio è riuscito con coraggio a produrre un piccolo e nostalgico fantasy che diverte e non stona, anche grazie ad un uso intelligente della macchina da presa e ad un'ottima direzione del cast.

8

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