La Famiglia Claus Recensione: un film di Natale non riuscito su Netflix

Il Natale si avvicina. Per l'occasione prepariamoci con la visione di film come La famiglia Claus, disponibile su Netflix. Qui la nostra recensione.

La Famiglia Claus Recensione: un film di Natale non riuscito su Netflix
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È un pandoro farcito, tagliato e portato a tavola tra urla di gioia e schiamazzi carichi di felicità, La famiglia Claus. A ogni raccordo si sente quell'odore di lasagne in forno, il calore del camino acceso, una proiezione tangibile e tradotta in linguaggio cinematografico dello spirito del Natale. Un momento atteso, sognato da occhi di bambini che osservano lo scorrere dei giorni su un calendario consumato da appunti a penna di compiti in classe, attività sportive a cui non mancare e film a tema da non perdersi sul grande schermo (se ne cercate uno, leggetevi la nostra recensione di Io sono Babbo Natale con Gigi Proietti).

Lo stesso mondo, caricatosi di gioia e desiderio, trova più spesso un suo contrapposto in mani che coprono visi segnati da ansia, disagio per una festa che non sentono più propria, come un Grinch che prende, soffoca, annienta (e secondo voi chi è stato il Grinch migliore tra Carrey e Cumberbatch?). Una lotta greco-romana tra un isolamento auspicato, e la voglia di sentirsi ancora una volta parte di una realtà calda e accogliente, che si fa largo tra le fondamenta del titolo natalizio diretto da Matthias Temmermans e adesso disponibile sulla piattaforma Netflix.

La Famiglia Claus: il cielo colorato del Natale

Essere il diretto discendente di Babbo Natale, per un ragazzo che ha smesso di sentire sulla propria pelle il calore della festività dopo la perdita del padre, è un conflitto che poteva donare un'aria di freschezza, come fresche sono quelle coltri di neve che ammantano il paesaggio delle terre belghe e olandesi nei giorni di dicembre.

Il mondo filtrato dalla cinepresa di Temmermans è un biscotto pan di zenzero colorato e fragrante. Tutto è acceso, illuminato in maniera omogenea, sebbene non sempre calibrato nei toni cromatici (il personaggio di Jet a un certo punto ha la pelle viola). La fotografia del film prende in prestito i giochi di luce delle decorazioni domestiche e cittadine che illuminano i passi di uomini e donne ammantati di cappotti e cappelli. Il viaggio del piccolo eroe, tra ostacoli da superare e abbracci pronti a far sentire di nuovo il proprio calore dimenticato, non prevede l'insorgere di lingue d'ombra o sprazzi di drammatica oscurità timorosa.
Tutto è accecante, colorato, uno sguardo rincuorante che riscalda i cuori, e inietta dosi di magica spensieratezza. La rappresentazione visiva sottolinea quel sentimento di umana bontà a ogni singola inquadratura. La composizione dell'immagine risponde con attenzione agli ordini impartiti da un cuore narrativo che rilascia, tra arterie e un sistema venoso zuccheroso, dosi di quell'umana solidarietà e caloroso amore famigliare che tenta di sconfinare dai margini di uno schermo televisivo, per investire ambienti domestici radunatisi tra alberi da decorare e ricette culinarie da seguire a menadito.

Lo sguardo dell'umanità

È un'immagine di profonda bontà e altruismo quella cristallizzata da La famiglia Claus. Ancorandosi alla tradizione tipica dei Paesi Bassi, a sua volta influenzata da quella cinematografia di stampo scandinavo, l'elemento magico per quanto presente viene comunque messo in secondo piano così da radicare le vicende tra le vicissitudini del mondo reale.

Tra magie, folletti, e viaggi fra un Paese e l'altro del mondo, tutto si traveste di umanità. Un'importanza sottolineata da una composizione delle inquadrature che pone i personaggi perfettamente al centro della scena. Nulla deve distrarre un'attenzione dello spettatore, virata verso una componente umana esacerbata da inquadrature ampie, raramente ristrette su primissimi piani, concepite per suggerire un senso di condivisione e collettività; elementi tematici imprescindibili in tempo di Natale. Questa focalizzazione sul lato umano ha come risvolto negativo l'emergere di performance poco ispirate e capaci di depotenziare tutto il portento di originalità e freschezza su cui è stato fabbricato il film di Temmermans. Così è per l'interpretazione offerta dal giovane Mo Bakker nei panni del protagonista Jules Claus, un freno a mano tirato di colpo lungo la corsa verso il cielo della fantasia. Il ruolo affidato a Bakker non è solo quello di guida imprescindibile dell'opera, faro illuminante dell'intera narrazione. Il suo Jules è chiamato a rappresentare un lato più profondo e introspettivo di questa giostra colorata, tra responsabilità e spensieratezze tipiche di chi si ritrova in quel delicato passaggio tra l'età infantile e adolescenziale.

Jules è ancora bambino, e come tale è chiamato a credere nello spirito natalizio, a lasciarsi trascinare tra decorazioni, visite ai parenti e biscotti da infornare, ma allo stesso tempo è un piccolo uomo, con un grande compito da assolvere: sostituirsi a nonno Santa Claus. Troppo acerbo e monoespressivo, il ragazzo finisce per inaridire questa lotta interiore, prosciugando la sua presenza in una semplice e sterile comparsa sullo schermo.

Artificiosa materia nel mondo della fantasia

Se il percorso personale del protagonista è irto di ostacoli non certo superati grazie al talento del suo intetrprete, a frenare il pieno senso di soddisfazione da parte dello spettatore ci pensano degli effetti digitali resi in maniera alquanto superficiale.

I folletti sembrano essere incollati sullo sfondo, scontornati e inseriti all'interno dell'inquadratura, rivelando il loro carattere artificioso e irrealistico. Un'operazione alquanto blanda, impossibile da ignorare, anche con gli occhi di chi, come i bambini, vede il mondo filtrato da una visione sognante e magica. Una natura macchiettistica visibile anche nella performance degli stessi folletti, sovraccaricata tanto nella gestualità che nella mimica espressiva. Sebbene rientri all'interno di un meccanismo costruito a favore di bambino, il troppo appesantisce, rendendo mal digeribile il titolo, come un dolce concentrato di cioccolato che se mangiato in fretta e in quantità eccessive porta al mal di pancia. La famiglia Claus è costruita per famiglie, intessuta della magia del Natale in ogni sua cellula infinitesimale, e in quest'ottica la struttura che sottende l'opera si rivela funzionale e sufficientemente riuscita.

Ma il risultato finale è quello di un film elevato nella sua massima potenza zuccherosa. Il chiasmo dello sguardo interiore con quello esterno di una realtà che si aggrappa ai colori e allo spirito natalizio per guardare avanti era una premessa interessante, fresca, da sviluppare. Ma rimane così: ferma, come la slitta di Babbo Natale nell'attesa che la magia riprenda e un nuovo modo di vedere la realtà la faccia volare, regalando serenità, anche a chi è un po' verde come il Grinch.

La Famiglia Claus Concludiamo la nostra recensione de La famiglia Claus sottolineando quanto tutti i punti di forza di un'opera che poteva volare in alto, nel cielo della magia, siano rimasti in sospeso, messi in pausa da interpretazioni ora eccessivamente caricate, ora dominate dalla pura apatia. Tutto è costruito come una fiera del colore ammantata dal calore natalizio; un'adesione perfetta al contesto che va narrando ma che non riesce a colpire, scaldare, lasciarsi amare. Il film è disponibile in streaming su Netflix.

5

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