Recensione Fame - Saranno Famosi

Per essere famoso non basta il talento, bisogna lottare.

Recensione Fame - Saranno Famosi
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Negli anni '80 New York era il palcoscenico sul quale ragazzi, dalle diverse estrazioni sociali, si riunivano per affermare i propri diritti e i propri talenti. La musica, il ballo, la recitazione, la composizione erano materie dalle quali non riuscivano a prescindere tanto era forte il desiderio di diventare qualcuno e raggiungere l'ambita Fama. Saranno Famosi (1980) di Alan Parker ha insegnato agli spettatori che non esistono strade facili se ci si muove nell'ambito dello spettacolo; bisogna fare i conti con l'arte intellettuale, del corpo, dello spirito e soprattutto col feedback del pubblico. Non sono ammessi cedimenti all'interno della scuola perché bisogna accettare, e non rifiutare, i conflitti interni, le paure. Quell'eccezionale varietà di ragazzi, dai cui temi quali omosessualità, omofobia, comicità, amicizia, tolleranza, passione si veniva presto a confronto, nel revival del 2009 non se ne vede traccia. Al contrario, persistono legami superficiali, drammi costruiti appositamente per incentivare commozione e rabbiosi atti di violenza verbale, talmente falsi da essere immediatamente smascherati. Poi, basta ascoltare il remix della celebre canzone di Richael Gore per rendersi conto di quanto, l'era moderna, abbia davvero poco a che fare con l'indistruttibile filosofia degli anni '80.

Karima: introduce yourself

Molti lo sapranno: Key Film per la voce di Naturi Naughton ha scelto la cantante Karima - un talento, secondo molti critici musicali - esclusa da Amici 6 di Maria De Filippi. Con la canzone "Come in ogni ora" ha partecipato al Festival di Sanremo ed ha già pubblicato un album. Una scelta della distribuzione che suona come un atto di sfida nei confronti degli esclusi, che vedono tuttavia affermare il proprio talento anche fuori dalle scuole formative. Purtroppo Karima, com'è evidente dal risultato finale, nasce come cantante e non come doppiatrice. Non ce ne voglia il suo talento o il messaggio intrinseco (o diciamo, commerciale?), ma a lei avremmo preferito un professionista.

La scuola è un dramma

Il film, come nell'originale, si divide in "anni scolastici", durante i quali veniamo a conoscenza delle personalità di spicco della celebre School of Performing Arts. La crescita personale di ciascuno non coincide però con quella professionale: tutti gli artisti sembrano già formati quando mettono piede nella scuola. Non c'è un reale gap generazionale, nè tantomeno viene data loro una possibilità per crescere. La finzione scolastica, dunque, si ripercuote sull'identità di ogni singolo attore, demotivando la "missione" e decostruendo la loro labile psicologia. Non c'è presa nè immedesimazione: sono semplicemente dei pupazzi animati da mani incompetenti. A far crollare la pellicola, la sceneggiatura, quindi, banalotta, che rincorre al dramma facile per trovare un appiglio emotivo. Le substories non sono soltanto finte ma, nei loro paradossi, infinitamente comiche. La regia di Kevin Tancharoen (coreografo di Britney Spears, qui al suo debuto cinematografico) infastidisce per i troppi legami con la metodologia pubblicitaria: rallenty fuori luogo, tagli casuali e un montaggio da videoclip. Come giovane regista - ha soltanto 24 anni - è indubbio che manchi ancora di gusto estetico. O forse di stile.

La forza di Saranno famosi non risiedeva solo nel plot ma nel cast di attori: se nell'originale avevamo, tra gli altri, Ralph, attore riccioluto tuttofare (Barry Miller) che nascondeva a se stesso ciò che era, la sua condizione famigliare attraverso l'uso della spavalderia, dell'ironia, nel 2009 ci spetta invece un regista (sempre riccioluto) sfortunato, che viene suo malgrado circuito da falsi produttori, perdendo così soldi e la fiducia del padre. E ancora: sempre nell'originale un cantante omosessuale dal cognome celebre (Paul McCrane) risultava depresso per come la società lo etichettava. Nel 2009, manco a dirlo, questa figura manca del tutto, e con lei, un cast davvero convincente. Perché, allora, parlare di revival e non di remake? Quale sarebbe questo ritorno di attualità di tendenze e di moda?
Fame - Saranno famosi è senza dubbio un prodotto commerciale. Il product placement marchiato "Freddy", la faciloneria con la quale producer e regista hanno portato avanti questo progetto e il tipo di musica utilizzata per far presa sul pubblico moderno non lasciano scampo a fraintendimenti.
Speriamo solo che la Fame di gloria, al cinema, si fermi qui.

Fame - Saranno Famosi Questo Fame - Saranno famosi si dimostra un revival debole, stucchevole. Riprende lo scheletro narrativo del film di Alan Parker per raccontare attraverso il linguaggio del passato qualcosa di nuovo. Lo scontro porta alla creazione un ibrido che ricorda, annoia e non coinvolge. Sfruttando una sceneggiatura banale e un ritmo musicale rap-hip-hop-style, unito ad un montaggio (manco a dirlo) frenetico, Fame del giovane Kevin Tancharoen si indirizza ad un pubblico di giovanissimi, i quali vedranno nelle coreografie di gruppo l'unico motivo di interesse. Eppure non eccelle neppure in questo campo, tant'è vero che si preferisce la semplicità di High School Musical o, meglio ancora, le coreografie undergorund di Step Up; in quei casi, almeno, l'innesto sonoro completa (non rendendosi l'assoluto protagonista) un impianto narrativo elementare si, ma convincente.

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