Fabrizio De André - Principe libero: recensione del film con Luca Marinelli

Nelle sale unicamente il 23 e 24 gennaio, il biopic di Luca Facchini si concentra sull'uomo più che sull'artista, dall'infanzia al successo.

Fabrizio De André - Principe libero: recensione del film con Luca Marinelli
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Ciuffo lungo che copre parte del viso, chitarra tra le braccia e sigaretta in bocca mentre canta parole che nulla hanno da invidiare a quelle dei poeti più famosi: Fabrizio De André è considerato uno tra i più grandi cantautori italiani. Più vicino ai suoi amati caruggi che alla Genova borghese, con le sue canzoni ha raccontato storie di prostitute e di ribelli; ha raccontato la religione e la storia, la morte e l'amore. A quasi vent'anni di distanza dalla morte, Faber torna a vivere con il volto, la gestualità e la voce di Luca Marinelli in Fabrizio De André. Principe Libero, co-produzione Rai Fiction e Bibi Film.
Diretto da Luca Facchini, il biopic sarà disponibile nelle sale italiane soltanto il 23 e 24 gennaio, per poi essere trasmesso su Rai Uno in due serate, il 13 e 14 febbraio. Centonovanta minuti per raccontare l'uomo, più che l'artista De André, con le sue canzoni come colonna sonora.


Una biografia che non vuole essere un documentario

Dalla prima chitarra ai concerti più famosi, Fabrizio De André. Principe Libero ripercorre la vita del cantautore genovese: si passa dai vicoli stretti dei caruggi e dagli studi di registrazione di Milano per arrivare alla villa in Gallura dove verrà rapito insieme alla seconda moglie Dori Ghezzi. "Sono un principe libero e ho tanta autorità per fare guerra al mondo intero", diceva il pirata inglese Samuel Bellamy, e Faber appunta le sue parole su un taccuino (le troveremo poi sulla copertina del disco "Le Nuvole"). Il film racconta proprio la continua ricerca di libertà dell'artista, quel bisogno viscerale che lo spinge lontano dalla Genova borghese e lo mette in contrasto con il padre Giuseppe. Fabrizio De André. Principe Libero non è un documentario, anzi si prende alcune piccole libertà, adattando eventi e personaggi al registro e ai tempi cinematografici.
E quindi a regalare la prima chitarra al Fabrizio bambino qui è il padre invece che la madre; l'amico d'infanzia Paolo Villaggio (interpretato da un magistrale Gianluca Gobbi) racchiude in sé diverse frequentazioni e amicizie genovesi del giovane Faber, così come Tenco rappresenta anche gli altri artisti della scuola genovese.

Uno strepitoso Luca Marinelli

Il Fabrizio del film è quindi come il protagonista di un racconto, un personaggio che però è estremamente umano e rivela i limiti e i difetti di un uomo più che le virtù di un artista. Luca Marinelli porta in scena il "suo" De André ("non interpreta Fabrizio, lo rappresenta", scrive Facchini) e lo fa con un'estrema cura per i dettagli. Quando lo vediamo cantare sul palco, è davvero Marinelli a cantare, non muove le labbra su una registrazione di Faber; e se la voce già di per sé riesce a essere incredibilmente somigliante, la gestualità, la postura e persino il modo in cui muove la bocca per articolare i suoni compiono il miracolo e rendono quello di Marinelli un Fabrizio estremamente verosimile.
A volte l'accento scivola verso quello romano, ma non è un problema. Non è un problema innanzitutto perché non siamo davanti al tentativo esagerato di creare una copia perfetta a imitazione esatta della realtà, e poi perché a detta di Dori Ghezzi "l'accento [genovese] non è neanche necessario". In conferenza stampa ha infatti ricordato che "la famiglia di De André è di piemontesi, non parlavano con l'accento genovese. Fabrizio parlava in modo neutro e quando voleva scherzare diceva belìn e usava il genovese così come il gallurese o il napoletano."

Un cast più che valido

Dori Ghezzi nel film è interpretata da Valentina Bellé, che porta in scena tutta l'energia del suo personaggio, con una fragilità e insieme una fermezza che emergono, chiaramente delineate, nel periodo del rapimento. Elena Radonicich interpreta invece Puny, la prima moglie di Fabrizio: un personaggio drammaticamente umano e reale che più di altri fa emergere i difetti e le mancanze del marito. Attorno a loro si muovono altri personaggi fondamentali per la vita di De André: il Paolo Villaggio di Cocchi è genuino e mai caricaturale; il padre Giuseppe (Ennio Fantastichini) e il fratello Mauro (Davide Iacopini) sono insieme fonte di contrasto e di supporto. Particolarmente riuscite le scene con Luigi Tenco (Matteo Martari), che aiutano a tratteggiare alcune delle riflessioni di Fabrizio sulla musica e sul lavoro di cantautore.

L'uomo prima dell'artista

La regia di Luca Facchini è delicata e mai invadente, con scorci spesso ampi per mostrare non solo Fabrizio ma anche i suoi ambienti, dai caruggi scalcagnati alle ampie sale del "nido" paterno, dalla casa in cui ha abitato con Puny alla campagna sarda. Pittoresca ma non per questo poco realistica la fotografia, che si sofferma in special modo sui panorami marittimi e sulle vedute genovesi.
La musica è sempre centrale ma mai davvero protagonista, perché prima dell'artista viene l'uomo: di tanto in tanto sentiamo stralci delle sue canzoni, sentiamo Faber nominare alcuni dei suoi album o incidere in studio, ma non seguiamo la genesi dei dischi o dei vari pezzi se non quando servono a segnare la vita del cantautore (come nel caso de La canzone di Marinella, che ha poi segnato il successo di Fabrizio grazie all'interpretazione in TV di Mina).

Un racconto imprescindibile per i fan

Fabrizio De André. Principe libero è una sintesi elegante della vita di un uomo riservato che ha fatto la storia della musica italiana; un omaggio e insieme un saluto; un ricordo.
È un film imprescindibile per chi ama De André e la sua musica, perché permette di guardarlo più da vicino, più nel profondo. E che importa se il fatto di cronaca che ha ispirato La canzone di Marinella nel film viene posticipato di una decina d'anni rispetto alla realtà? L'anima di Fabrizio è comunque tutta lì.

Fabrizio De André. Principe Libero Il biopic di Luca Facchini si concentra sull'uomo più che sull'artista, e qui sta la sua vera forza: con qualche libertà rispetto agli eventi reali, Fabrizio De André. Principe Libero ci avvicina al grande cantautore, ci mostra i suoi difetti e i suoi limiti, ci rende partecipi della sua umanità. Le magistrali interpretazioni del cast (Marinelli su tutti) rendono giustizia alla vita di uno dei più grandi artisti italiani contemporanei.

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