Everything Everywhere All at Once Recensione: un instant cult visionario

Michelle Yeoh è la straordinaria protagonista del film dei Daniels, un'opera folle e senza confini che spazia tra i generi con incredibile disinvoltura.

Everything Everywhere All at Once Recensione: un instant cult visionario
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È stata una delle sorprese della stagione, con un incasso ai botteghini d'Oltreoceano assai superiore alle attese; un un film che ha fatto impazzire gli analisti USA: merito di un passaparola incessante da parte chi l'ha visto per primo, tanto che le sale dove è stato proiettato sono aumentate sempre di più. E alla fine Everything Everywhere All at Once ha racimolato quasi ottanta milioni di dollari, diventando il titolo più redditizio mai prodotto dalla compagnia A24, da sempre foriera di pellicole che uniscono il cinema di genere a una qualità artistica rara nel panorama contemporaneo.

Finalmente Everything Everywhere All at Once viene distribuito anche nel nostro Paese, dove è già sbarcato in versione digital per poi trovare anche forma fisica ad inizio luglio. Un'occasione unica per poter affrontare uno dei film più geniali degli ultimi anni, capace di sovvertire le regole non scritte della fantascienza per contaminarla con tutto e di più. Che il successo fosse dietro l'angolo era potenzialmente intuibile dal fatto che tra i finanziatori vi fossero i fratelli Russo, ormai esperti di come creare formule a tema, e che alla regia fossero stati chiamati i Daniels - ossia il duo di registi Dan Kwan e Daniel Scheinert - che già avevano firmato un esordio da capogiro quale la black comedy che potete riscoprire nella nostra recensione di Swiss Army Man (2016). Ma qui i Nostri, anche autori della sceneggiatura, si sono realmente superati, dando forza a tutte le loro ispirazioni e alla passione per un cinema a 360 gradi, capace di sorprendere e spiazzare di continuo in due ore e venti di visione che, per ritmo e leggerezza, sembrano la metà.

Everything Everywhere all At Once: ogni cosa al posto giusto

Se ne vorrebbe ancora allo scorrere dei titoli di coda, sapere il proseguo di una storia e il destino dei relativi personaggi che si amano sin dal primo sguardo, qualsiasi ruolo questi ricoprano. In Everything Everywhere All at Once facciamo la conoscenza della famiglia Wang, che si è trasferita dalla natia Cina negli Stati Uniti per aprire una lavanderia di quartiere. Waymond ed Evelyn, marito e moglie, la gestiscono insieme all'anziano padre di lei e alla figlia adolescente Joy. Tra questa e la madre vi è un rapporto contrastato, ed Evelyn si trova ad affrontare anche un periodo di crisi coniugale, tanto che si respira aria di divorzio.

Inoltre la loro attività è a rischio per via della burocrazia, con un meeting previsto all'IRS - l'agenzia di riscossione delle tasse - per cercare di ottenere una proroga. Proprio durante la visita alla struttura, Evelyn è vittima di un incontro del tutto particolare: sull'ascensore infatti Waymond viene "posseduto" da una sua versione proveniente da un altro universo. Questi le spiega l'esistenza di un'infinità di realtà parallele, ognuna determinata da una delle scelte che lei ha compiuto in tutta la sua vita. Per Evelyn sarà l'inizio di un'incredibile avventura a cavallo tra i mondi, durante la quale cercherà di rimettere insieme i cocci della sua disastrata famiglia...

L'insostenibile leggerezza dell'essere ovunque

Ci siamo tenuti volutamente brevi nell'esposizione della trama, proprio per non rovinare lo stupore di fronte all'incessante serie di eventi che si susseguono senza sosta dopo la prima mezzora. Perché Everything Everywhere All at Once è un'opera totalmente imprevedibile, capace di sovvertire le regole classiche in favore di un caleidoscopio esaltante e senza freni, dove si mescolano dramma privato e commedia demenziale, fantascienza e horror, azione eighties e arti marziali di ispirazione wuxia. Raro ricordare un film capace di mantenere un equilibrio tale, tanto che ognuna delle anime presenti collima perfettamente con le altre dando vita ad un insieme indimenticabile, dove ci si diverte ed emoziona in egual misura.

Michelle Yeoh è la protagonista perfetta - e pensare che in un primo momento il ruolo era stato pensato per Jackie Chan - e offre forse la migliore interpretazione della sua intera carriera, dando fondo ad un'espressività rapente nel corso dei tre tasselli che compongono il racconto. Il tema del multiverso, recentemente tornato sulla cresta dell'onda grazie in particolar modo alle incursioni del MCU con Doctor Strange nel Multiverso della Follia (2022), è stato inserito con una serie di situazioni originali e diverse ambientate nei vari mondi che fanno da sfondo alla trama principale, tra suggestioni animate e versioni "mostruose" (basti vedere la realtà dove tutti hanno delle lunghe e inquietanti dita) e soluzioni mai viste prima, come l'incredibile dialogo tra due rocce che acquisisce un senso profondo oltre ogni aspettativa.

Everything Everywhere All at Once gioca tra il sacro e il profano della Settima Arte, tra entusiasmanti scene di combattimento ad armi nude ed effetti speciali sobri ma efficaci, con un gusto pop / kitsch soprattutto nel look del principale "villain" - che non sveliamo per non guastarvi il piacere della scoperta - che rende il tutto colorato ed estremamente folle da guardare. Tra citazioni raffinate allo stile di Wong Kar-wai e procioni realizzati in CG, tra "buchi neri" che tutto inghiottono a trasformazioni che spaziano da un universo all'altro, niente è lasciato al caso.

Estetica e sostanza convivono armoniosamente in una creatura "bigger than life", che può vantare la partecipazione in ruoli di primo piano di guest star del calibro di Jamie Lee Curtis e James Hong, oltre al gradito ritorno sul grande schermo nelle vesti del marito di Ke Huy Quan, storico membro dei Goonies nel cult anni Ottanta di Richard Donner. Ma il cast è assolutamente perfetto nella sua complessità, senza dimenticare quella Stephanie Hsu che nella sua gioventù regge testa con inaspettata poliedricità ad una Yeoh mai così straripante. E anche per questo motivo i personaggi rimangono impressi a fondo anche dopo il fatidico The End, ennesimo fondamentale tassello di una delle opere più incisive del Cinema recente.

Everything Everywhere All at Once Con Everything Everywhere All at Once l'amore per il cinema, sia di genere che non, trova una rappresentazione ideale, raccontando le complessità delle dinamiche familiari in un'opera fiume dove convivono sci-fi e azione, dramma e commedia, horror e risate. Una creatura multiforme così come i multiversi che si alternano, in maniera più o meno incisiva, alla realtà principale dove è ambientata la storia di Evelyn, che si trova alla prese con un'incredibile (dis)avventura che rimette in gioco ciò che aveva sempre creduto e la pone di fronte a scelte dalle quali potrebbe dipendere il destino non solo della sua sfera personale ma dell'intero mondo che le ruota attorno. Michelle Yeoh è una straordinaria alpha e omega in un cast altrettanto magnifico, con una regia e un comparto tecnico (dalla fotografia alla colonna sonora) che non sbagliano un colpo e regalano due ore e venti di assoluta estasi, tra emozioni e divertimento che oscillano in un ibrido senza confini.

9

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