Everest: The Summit of the Gods, il live action dell'omonimo manga Recensione

Un reporter e un noto alpinista tentano la scalata della vetta degli dei in Everest - The Summit of the Gods, live action dell'omonimo manga.

Everest: The Summit of the Gods, il live action dell'omonimo manga Recensione
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Il reporter giapponese Makoto Fukamachi si trova in Nepal per realizzare un reportage quando si imbatte casualmente in un negozio d'antiquariato nella macchina fotografica che potrebbe essere appartenuta a George Mallory, tra i primi uomini a tentare la scalata del Monte Everest nel 1924: del destino dell'uomo però, così come della riuscita della sua spettacolare impresa, non si è mai saputo nulla visto che questi scomparve durante il tentativo. Nel procedere delle sue indagini Fukamachi incontra il leggendario alpinista, suo connazionale, Joji Hanyu, da anni dato per disperso. In realtà Hanyu si è ritirato ad una vita sedentaria dopo la tragica morte di un suo compagno di cordata e ora è pronto a tutto pur di scalare la vetta degli dei.

La montagna degli dei

A pochi mesi di distanza dall'appena discreto Everest (2015) diretto da Baltasar Kormákur con protagonisti Josh Brolin e Jake Gyllenhaal, anche il Giappone realizza un film a tema anche se qui la fonte d'ispirazione è in realtà l'omonimo manga, vincitore di numerosi premi, realizzato tra il 2000 e il 2003 da Jiro Taniguchi. Everest - The Summit of the Gods opta ad ogni modo per una via realistica pur presentando personaggi fittizi la cui vicenda si va ad intersecare di striscio con la vera impresa tentata agli inizi dello scorso secolo dall'alpinista inglese George Mallory. Dopo un breve prologo narrato, atto ad introdurci alla storia della montagna e alle spesso tragiche spedizioni ivi compiute, l'azione si sposta in quel del Nepal seguendo il percorso giornalistico di uno dei due personaggi principali, il tenace giornalista Fukamachi: la trama, pur con alcune forzature, appare inizialmente ricca di potenzialità, purtroppo parzialmente perse per strada col proseguo degli eventi. La parte centrale vede infatti un lungo susseguirsi di flashback atti a delineare la personalità dell'altra figura centrale, lo scontroso alpinista Hanyu (interpretato dall'Abe Hiroshi di Thermae Romae), privi però del necessario impeto empatico per appassionare a dovere lo spettatore. Alcune scelte obiettivamente forzate e improbabili conducono poi l'inedita coppia nella fase clou del racconto, la scalata del Monte Everest ma, anche in questo caso, il lato emozionale non convince pienamente, lasciando solo lo stoico finale a suscitare qualche palpitazione di sorta. Le riprese paesaggistiche sono realizzate con dovizia anche se pare mancare quella poesia stilistica necessaria per catturare il fascino della Montagna, lasciando al giungere dei titoli di coda il sapore di un'occasione mancata.

Everest: The Summit of the Gods Se l'omonimo manga è considerato opera di valore assoluto, il live action di Everest - The Summit of the Gods è privo di quella necessaria scintilla emozionale in grado di catturare il cuore e lo sguardo. Nonostante alcuni passaggi obiettivamente riusciti le due ore di visione (una sforbiciata in fase di montaggio avrebbe sicuramente giovato) si rivelano inutilmente verbose e forzate, mai capaci di rendere all'Everest il giusto impatto cinematografico e confinando anche le comunque più che discrete performance attoriali in una tormenta di banalità più o meno evidenti.

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