Essi Vivono, recensione del cult firmato John Carpenter

Ricordiamo il wrestler Roddy Piper con il cult firmato nel 1988 dal maestro John Carpenter: action b-movie che guarda alla sci-fi classica.

Essi Vivono, recensione del cult firmato John Carpenter
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Ci ha lasciati il 31 luglio a causa di un arresto cardiaco Roddy Piper, leggenda del wrestling prestata al mondo del cinema (ben trenta i ruoli interpretati, in produzioni più o meno famose). Il suo personaggio più iconico sul grande schermo rimane però certamente quello di John Nada, protagonista del cult di John Carpenter, datato 1988, Essi vivono. Tratto dal racconto Alle otto del mattino scritto nel 1963 da Roy Nelson, e ampliato con suggerimenti interni ed esterni alla produzione, il film rimane tra i titoli più amati del maestro di Carthage, un vero e proprio cult che ancora oggi è oggetto di numerose citazioni anche in altri media (copiosi gli omaggi nel mondo videoludico). Opera ricca che plasma il genere per denunciare, tramite una graffiante e lucida satira, tutti i mali della società moderna.

They live we sleep

John Nada ha perso il lavoro e nel suo vagabondaggio per le strade americane si reca a Los Angeles per cercare una nuova occupazione. Viene assunto come operaio in un cantiere edile dove fa la conoscenza dell'afroamericano Frank Armitage, il quale gli propone di trasferirsi momentaneamente in un campo di baracche nella periferia della città. Nel frattempo i programmi televisivi vengono spesso interrotti da un canale pirata dove uno scienziato invita la gente a "svegliarsi". Pochi giorni dopo la vicina chiesa, che dava da vivere ai senzatetto, viene attaccata dalla polizia e il predicatore catturato mentre il campo dove si era trasferito John è completamente raso al suolo. Qualche ora più tardi l'uomo si reca nella chiesa, dove rinviene una scatola con decine di paia d'occhiali, scoprendo che tramite questi la visione della realtà appare per ciò che è veramente. Attraverso il filtro in bianco e nero delle lenti infatti John scopre come la città sia tappezzata da messaggi di propaganda e che alcuni degli abitanti non siano essere umani ma appartengano ad una razza di alieni dall'aspetto mostruoso. Con l'aiuto di Frank e di un gruppo di ribelli che conoscono la verità, John è intenzionato a mettere fine a quest'invasione totalitaria.

Obey

Ripescando uno stile che guarda con atmosfere da b-movie e grande classe citazionista alla sci-fi "sociale" degli anni '50 / '60, da Ultimatum alla terra a L'invasione degli ultracorpi, Carpenter critica ferocemente e lucidamente il contemporaneo capitalismo, che porta le persone a guardare soltanto al proprio personale interesse e all'accumulo di denaro. E poco importa che qui il vero villain sia l'inquietante e grottesca razza aliena perché è comunque semplice comprendere ove il regista voglia andare a parare, sfruttando al meglio le componenti di genere e la particolare quanto azzeccata soluzione visiva. La contrapposizione tra colore e bianco e nero infatti permette un netto e chiaro distacco tra la realtà fittizia e quella vera, regalando nei primi momenti un piacevole senso di sorpresa nella trasformazione dai due "mondi", specchio metaforico delle contraddizioni sociali. Slogan che nascondono messaggi totalitari di matrice orwelliana, libri che in realtà sono portatori di chiavi subliminali ed unemittente televisiva che è il luogo da cui viene trasmesso l'ipnotico messaggio che annebbia le masse. Essi vivono colpisce con una verve satirica ed a tratti grottesca, utilizzando al meglio una messa in scena scarna ed essenziale nella narrazione e nei risvolti spesso poco plausibili (sia lode agli anni '80!) in grado di far pensare ma di intrattenere con alte dosi di divertimento pseudo-action. Tolta l'ormai classica iconografia degli extraterrestri, entrata di diritto nel comune immaginario cinefilo, altre scene memorabili sono passate alla storia: su tutte la lunga rissa (oltre 8 minuti) tra John e Alex che rimanda a quella di Un uomo tranquillo di John Ford (e non è un caso che il protagonista si chiami John, come John "Il Duca" Wayne). Con un budget irrisorio Carpenter crea un piccolo miracolo di stile scarno e sarcastico, ricco di sfumature e con un epilogo rivelatore preceduto da un colpo di scena non banale, nel quale la massiccia presenza di Roddy Piper (accompagnato da un altrettanto convincente Keith David) cavalca lo schermo con proba semplicità.

Essi Vivono Cult, tra i tanti, made in John Carpenter, Essi vivono sguazza con disarmante freschezza negli aspri territori della satira sociale, colpendo con ferocia i pilastri capitalisti attraverso tutti gli stilemi dei film di genere. Con uno sguardo alla fantascienza dell'Hollywood classica il regista utilizza al meglio le armi a sua disposizione, riuscendo a creare un'affascinante rappresentazione visiva nella contrapposizione delle due complementari realtà e una gestione del ritmo che, tra ironia e sfuriate tipiche dell'action b-movie eighties, riesce a catturare lo sguardo e i neuroni. E con un Roddy Piper che se la cava discretamente, in un ruolo che gli calza a pennello, nei panni dell'illuminato protagonista.

8.5

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