L'esorcista del papa Recensione: Russell Crowe vs Satana

Julius Avery gioca con il sacro e il profano, adattando ben più che liberamente la storia di padre Amorth, presbitero famoso per i suoi esorcismi.

L'esorcista del papa Recensione: Russell Crowe vs Satana
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Chi non vorrebbe farci esorcizzare da Russell Crowe? Soprattutto se questi ha uno sguardo sornione e sforna battute di gusto in serie mentre tenta di estirpare il maligno, memore delle peripezie di Ciccio Ingrassia in un cult parodico tutto nostrano quale L'esorciccio (1975). Ebbene il sogno si è realizzato soltanto poche settimane fa, quando nelle sale è arrivato L'esorcista del papa, ispirato molto liberamente alla vita e alle imprese di Padre Amorth, già raccontate nei libri di memorie Un esorcista racconta e Nuovi racconti di un esorcista pubblicati dal presbitero italiano scomparso nel 2016.

Una figura discussa da credenti e non credenti, operante in uno di quei campi che la Chiesa non vuole mai esplorare completamente quale quello delle possessioni demoniache, presunte o meno che siano. E non vi era dubbio che questo film avrebbe fatto altrettanto discutere, attirandosi i prevedibili strali del Vaticano che lo ha accusato di essere pretenzioso, sullo stile delle opere di Dan Brown - leggete la nostra recensione di Inferno (2016), tratto dai romanzi suddetti - e pericoloso nei confronti di un pubblico suggestionabile. Polemiche a parte, dove si ferma la pubblicità gratuita e inizia il valore del film? Scopriamolo assieme...

L'esorcista del papa: nel bene e nel male

Il prologo ci introduce subito alla scoperta del personaggio principale, questo uomo di chiesa sui generis che affronta il satanasso nel tentativo di liberare un ragazzo dallo spirito maligno: uno dei segni di possessione? Parlare in inglese. Ebbene sì, L'esorcista del papa fin dai primi minuti gioca su una sprezzante ironia, che mescola letteralmente sacro e profano in un mix divertente e irriverente anche e proprio nella sua essenza grossolana, riciclante con divertito gusto le situazioni archetipiche del relativo sottofilone horror in favore di un intrattenimento senza mezze misure.

Nell'ora e quaranta di visione ci si diverte e se è vero che un "film di paura" dovrebbe fare paura, il difetto è perdonabile giacché l'intento è chiaro già dalla premessa, da quando vediamo il Nostro - corpo imponente e barba lunga del Crowe degli ultimi anni - a bordo di una vespa bi-colore, rigorosamente in abito talare: un'immagine che non ti aspetti, che si rispecchia anche nel carattere rude e iconoclasta del personaggio, che non a caso litiga con un'assemblea di prelati che contestavano il suo lavoro.

E con un papa interpretato nientemeno che da Franco Nero, al centro nella rocambolesca mezzora finale di ipotetica possessione egli stesso, l'operazione conferma quanto esposto in precedenza, tra un gioco grottesco che si permette anche di tirare in ballo l'origine dell'inquisizione, che così tanti morti ha provocato in quei secoli di puro terrore.

Senza limiti

La sceneggiatura osa quindi in grande e non ha paura di farsi beffe di quanto in altre occasioni ritenuto intoccabile: un oltranzismo ad ogni modo giocoso e vederci di più è sinonimo di una scarsa lungimiranza. L'esorcista del Papa procede dritto per la sua strada, riconsegnandoci sempre e comunque all'anima ludica del genere, tra citazioni che si rifanno ad un campionario tipico, tra spider-walk e sangue nero, vomito e bambini indemoniati, medaglioni scaccia-maligno e tentazioni messe in atto dalla diabolica nemesi.

Tramite flashback scopriamo il passato dei personaggi principali, in particolare dello stesso Amorth che durante la Seconda Guerra Mondiale ha combattuto tra le fila dei partigiani, mentre la vaga caratterizzazione riservata alla famiglia vittima della maledizione è un fatto voluto, in quanto la madre e i due figli - il piccolo e l'adolescente tormentata - sono semplici pedine in questa partita tra il Bene e il Male che ha luogo tra i due principali contendenti.

La regia di Julius Avery - la nostra recensione del suo precedente Samaritan (2022) è a portata di clic - è furba e consapevole nella commistione tra le diverse anime alla base e può contare su un protagonista d'eccezione e in gran forma. Russell Crowe sforna una performance imponente, in tutti i sensi possibili, e ruba la scena ad un cast di comprimari che è lì semplicemente per accompagnarlo nell'eterna disfida, fino a quell'epilogo che apre le porte ad ipotetici sequel dei quali già si è cominciato a discutere.

L'esorcista del papa Un divertimento senza mezze misure, così come il suo protagonista, un Russell Crowe che sguazza e giganteggia nei panni di padre Amorth, presbitero noto per la sua lotta contro il demonio. L'esorcista del papa è un film irriverente che non si prende mai sul serio, nel quale si suggeriscono teorie volutamente strampalate ed esagerate, e il tocco visionario è sempre figlio di un alito grottesco che gioca tra il sacro e il profano con un certo gusto. Dal punto di vista prettamente horror l'operazione si affida ad un immaginario consolidato, con possessioni e allucinazioni che si rifanno ai classici del genere, potendo contare su buoni effetti speciali e una regia perfettamente in linea con i succitati toni e atmosfere del racconto.

6.5

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