Escape Plan 3 - L'ultima sfida, recensione del film con Sylvester Stallone

Ray Breslin viene ingaggiato da un uomo d'affari cinese per portare in salvo la figlia rapita, ora reclusa in una prigione dell'est-Europa.

Escape Plan 3 - L'ultima sfida, recensione del film con Sylvester Stallone
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L'esperto di sicurezza Ray Breslin viene ingaggiato da un ricco magnate cinese, attivo nel settore tecnologico, per portare in salvo la figlia. La ragazza infatti, nonostante fosse protetta da un cospicuo numero di guardie e da un agente, esperto nelle arti marziali, è stata rapita prima di prendere un volo privato dagli uomini di Lester Clark Jr., il figlio di una vecchia "conoscenza" di Breslin ora in cerca di vendetta per la sorte toccata al padre.
In Escape Plan 3 - L'ultima sfida alla missione si unisce anche Shen, arruolato personalmente dal genitore della giovane con il quale è in diretto contatto. Per Breslin quello che sembrava un incarico già difficile si complica ulteriormente quando la sua fidanzata, Abigail, finisce anch'essa nelle mani del sequestratore, dando vita a una vera e propria corsa contro il tempo per salvare gli ostaggi, rinchiusi in un'apparentemente inespugnabile prigione della Lettonia.

Di male in peggio

A proposito del mediocre Escape Plan 2 - Ritorno all'inferno (2018) Sylvester Stallone, interpellato a riguardo su Twitter da un fan, aveva dichiarato che il risultato finale era stato "ben oltre l'orrendo". Le speranze che questo terzo capitolo della saga potesse risultare migliore erano perciò più che lecite, ma qualcosa dev'essere andato ulteriormente storto, visto che a livello qualitativo ci troviamo sui livelli del predecessore, assai lontani da quel primo episodio che vedeva come compagni d'avventura Sly e Arnold Schwarzenegger. Non è forse un caso che The Governator, spesso più attento nel valutare le sceneggiature da quando è tornato al cinema, abbia definitivamente abbandonato il franchise, con il suo ruolo passato definitivamente nelle mani di Dave Bautista (le cui frasi degli ultimi giorni qui riportate stonano parzialmente con i fatti), ormai nuova presenza fissa insieme a 50 Cent, che qui compare per solo una manciata di minuti.

Escape Plan 3 - L'ultima sfida (ingannevole titolo italiano ad effetto, visto che l'epilogo lascia le porte aperte a un possibile, ma non auspicabile, proseguo) nella prima metà si affida a una verbosità stantia e monocorde, con solo un paio di sequenze action oriented a speziare l'anonima narrazione. L'ultima parte regala un po' di pepe, con il cinese Max Zhang (visto tra gli altri nella saga di Ip Man e nell'ultimo Pacific Rim) a fare la parte del leone in un intenso scontro marziale dall'impatto coreografico più che soddisfacente per gli appassionati.

Questione di stile

Stallone stesso si impegna in un furibondo scontro a mani nude, annebbiato da una rabbia cieca e vendicativa, che convince per violenza e fisicità, e anche Bautista ha il suo momento di gloria, ma rimangono solo sporadici guizzi all'interno di una messa in scena al grado zero di tensione e poco verosimile dal punto di vista logico, con forzature nella gestione dei personaggi (dal villain "troppo villain" a un comprimario dei buoni che spicca per stupidità) e ambientazioni fredde e incapaci di suscitare quel giusto sentore di claustrofobia che la trama avrebbe richiesto.

A differenza dei due film precedenti, in questo caso i protagonisti non devono evadere in prima persona ma liberare degli ostaggi trattenuti in un carcere: un leggero cambio nelle dinamiche che non offre altrettanta varietà di situazioni.
La durata limitata, che supera di poco gli ottanta minuti, rende parzialmente più veloce il tutto ma la sensazione di trovarsi di fronte all'ennesima occasione sprecata, visto il cast coinvolto, è ben più che palpabile.
La regia di John Herzfeld, amico di vecchia data di Stallone che aveva già diretto nel più che dimenticabile Reach Me - La strada del successo (2014), è talmente impalpabile che quasi non si sente la necessità di darle troppe colpe o responsabilità.

Escape Plan 3 - L'ultima sfida Dopo il pessimo secondo episodio, Sylvester Stallone (là comprimario) sceglie di ritagliarsi nuovamente un ruolo da co-protagonista, dividendolo con il cinese Max Zhang e con Dave Bautista - che torna come figura di supporto. Purtroppo il carisma di Sly e le abilità marziali dell'interprete asiatico non bastano a salvare una pellicola debole e fiacca, un vero e proprio b-movie nella peggior accezione del termine. Se in Escape Plan 3 - L'ultima sfida le scene d'azione, soprattutto nella parte finale, hanno un discreto impatto, a mancare è tutto il resto, a cominciare da una sceneggiatura tirata per i capelli e poco verosimile in diversi passaggi e risvolti, con la vendetta quale cordone ombelicale che lega alcuni dei contendenti, per arrivare a una regia anonima e fredda con la suspense e le emozioni al grado zero di coinvolgimento.

4.5

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