Errementari - Il fabbro e il diavolo, recensione del film originale Netflix

Nel piccolo villaggio di Avala, un solitario fabbro nasconde un incredibile segreto e una piccola orfanella sarà la prima a scoprirlo.

Errementari - Il fabbro e il diavolo, recensione del film originale Netflix
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Nel 1833, a dieci anni dalla fine della prima guerra carlista, un funzionario del governo giunge nel piccolo villaggio di Avala per indagare su una misteriosa fucina e sul suo altrettanto enigmatico proprietario, un anziano fabbro che vive da tempo in totale solitudine nel bel mezzo della foresta, in seguito alla tragica scomparsa della moglie.
Secondo il commissario, all'interno della dimora sarebbero nascoste ingenti quantità d'oro e questo fa gola a gran parte della popolazione locale, che già prima non vedeva di buon occhio l'imperscrutabile artigiano, sul quale circolano inquietanti dicerie.
In Errementari - Il fabbro e il diavolo (disponibile in esclusiva su Netflix come originale) la piccola Usue, orfanella adottata dal prete locale dopo il tragico suicidio della madre quando era ancora un infante, si addentra proprio nella zona proibita alla ricerca della sua bambola, finendo per scoprire un incredibile segreto sull'identità del fabbro e del suo reale scopo di quella esistenza isolata.

Fonti e ispirazioni

Produce e presenta Álex de la Iglesia e non poteva essere altrimenti, per questa riproposizione in chiave moderna di un'antica fiaba del folklore basco, che vanta la particolarità non molto comune di essere interamente recitata (nella versione originale ovviamente) in lingua indigena.
I richiami al cinema del geniale regista iberico sono evidenti non solo nel tema trattato, da questi già sviscerato in molte produzioni a tema quali Il giorno della bestia (1995) o il più recente Le streghe son tornate (2013), inerente a entità maligne o demoniache, ma anche nella messa in scena sopra le righe, che unisce perfettamente elementi del cinema fantastico con atmosfere grottesche, nella caratterizzazione del contesto ambientale e del numeroso gruppo di personaggi principali e secondari.
Il film segna l'esordio nel lungometraggio del trentaquattrenne Paul Urkijo Alijo (anche co-autore della sceneggiatura) che, dopo aver firmato una manciata di corti, ha ottenuto l'opportunità di trasportare il suo stile visionario in una produzione di tutto rispetto, potendo anche contare su un'ottima gestione degli effetti speciali e relativo make-up.

Il gigante e la bambina

Con alcuni richiami narrativi a un altro grande classico del cinema fantasy spagnolo quale Il labirinto del fauno (2006), soprattutto nella gestione del personaggio della piccola Usue, bambina che si trova di fronte a una realtà che supera ogni immaginazione, i cento minuti di visione sanno sempre regalare emozioni tramite una messa in scena dal prepotente impatto visivo, con una cura maniacale nella rappresentazione dei paesaggi, spesso dai caratteri nebbiosi e spettrali e "catturati" in inquadrature di indubbio fascino, e altrettanta attenzione nella gestione delle molteplici figure demoniache, qui figlie di un immaginario dark ricco di idee e macabre ispirazioni. A rivivere è la leggenda del Faust, qui modificata nella versione autoctona della favola originaria, con il patto stretto tra il diavolo e l'uomo che ribalta le parti in causa in un'astuta partita di furbizia e fortuna, la quale domina la seconda parte di visione preparando il campo ai dieci minuti finali in cui, con un taglio fortemente immaginifico, lo spettacolo estetico si supera nuovamente per affrontare un epilogo semi-aperto non privo di straripante epica.
Tra le immancabili battutine sul dogmatismo religioso, figure di contorno la cui stupidità è volutamente resa in forma di macchietta, flashback rivelatori e colpi di scena (prevedibili ma non per questo meno piacevoli), Errementari - Il fabbro e il diavolo, come l'inferno più volte citato negli sferzanti dialoghi, "non lascia questioni in sospeso" e nella sua pura essenza di genere, tra ironia e un bizzarro taglio horror, offre un'ora e mezza di sano e genuino divertimento per un pubblico in cerca di qualcosa di fresco e originale.

Errementari - Il fabbro e il diavolo Un gustoso divertissement di genere che, adattando per il grande schermo una fiaba popolare basca (che nasconde in sé richiami di faustiana memoria), ci accompagna in una storia di matrice fantastica ambientata in un piccolo villaggio indigeno. Errementari - Il fabbro e il diavolo guarda al cinema di Álex de la Iglesia (il quale figura come produttore) nella gestione dei toni ironici e grotteschi all'interno di un contesto tipicamente dark, con l'esordiente regista Paul Urkijo Alijo che mette in mostra una personalità fuori dal comune, trovando il perfetto equilibrio narrativo e di atmosfere non solo nella caratterizzazione dei numerosi personaggi principali e secondari, ma anche nella resa estetica dell'intera messa in scena. Paesaggi evocativi e dai toni lugubri sono il perfetto palcoscenico per un racconto che, grazie anche ai visionari effetti speciali e all'ottima resa del make-up (con un finale di accattivante follia estetica e concettuale), intrattiene con brillante originalità.

7.5

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