Recensione Epic 3D

I Blue Sky Studios si cimentano con i loro primi personaggi umani in Epic.

Recensione Epic 3D
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Qualcuno pensa che noi esseri umani non siamo i soli abitanti antropomorfi della Terra. Ci sono altri universi che convivono con il nostro senza dover attraversare i confini della fantascienza, mondi spesso molto più piccoli del nostro, invisibili agli occhi di una società troppo impegnata a cercare di risolvere i suoi apparentemente insormontabili problemi. Non si tratta certo di una credenza nuova, tirata fuori dal cilindro di un qualche nuovo mago della letteratura contemporanea, quanto una storia che esiste da sempre, radicata alla base della mitologia di molti paesi più a nord di noi. E non serve neanche scavare così a fondo nelle proprie origini per trovare riferimenti a ciò: la moderna cinematografia si è spesso nutrita di questi esseri microscopici per creare quadri pittorici affascinanti, resi possibili grazie ai sempre maggiori traguardi raggiunti dall'animazione computerizzata.
La storia che stiamo per raccontarvi racchiude un po' tutto questo, rimescolandolo e cercando di trasformarlo in qualcosa di nuovo. Ma non stupitevi se, vagando tra le sue piccole strade e stringendo la mano ai suoi sorridenti abitanti, vi sembrerà di aver già vissuto questa esperienza.

Il mondo segreto

MK è un'adolescente testarda e brillante, cresciuta in città con sua madre. Quando questa la lascia, è costretta a stringere nuovamente i rapporti con suo padre, un bizzarro uomo che vive isolato nella foresta, convinto che in essa risieda un'intera civiltà invisibile agli occhi degli esseri umani. A essi ha dedicato la sua intera carriera e vita: non ha nessun legame con il mondo esterno e non ha la più pallida idea di come interfacciarsi con sua figlia. Per questo MK decide di abbandonarlo e tornarsene in città, ma nella sua missione di fuga inciampa proprio in quel mondo minuscolo e sconosciuto che suo padre ricerca da sempre. Trasportata inaspettatamente tra i Leafmen, MK acquista una nuova prospettiva e scopre che, per poter ritrovare la strada di casa, dovrà contribuire a salvare tutti loro dalle minacce del putrido Mandrake. Accanto a lei ci saranno impavidi eroi e improbabili nuovi amici, che la condurranno alla scoperta di tutto un altro mondo... non solo quello nascosto sotto le fronde degli alti alberi.

Molte foglie, un solo albero

Nel 1998 Chris Wedge vide una mostra di dipinti dell'Ottocento nei quali erano raffigurate delle piccole civiltà che abitavano tra gli alberi e gli arbusti dei boschi e ne rimase terribilmente affascinato. Queste piccole creature tornarono a salutarlo quando si imbatté nel lavoro dello scrittore William Joyce, con il quale aveva già collaborato in passato, e che aveva scritto il libro The Leaf Men and the Brave Good Bugs, in cui parlava di alcuni guerrieri simili a dei samurai, chiamati appunto Leafmen, e di una guerra in corso nei giardini delle nostre case tra forze della vita e forze del male. A questo punto vi si saranno accese almeno due lampadine! La prima e più immediata è il netto richiamo alle ambientazioni che fanno da sfondo al mondo di Arthur e il popolo dei Minimei di Luc Besson, serie di quattro romanzi già portata al cinema dal 2006 al 2010 con tre film diretti dallo stesso autore/regista. La seconda riporta invece alla mente un diverso mondo nascosto agli occhi degli umani, quello dei Guardiani (Le 5 Leggende) che lo stesso William Joyce ha creato nel 2011 e che lo scorso anno sono stati portati in vita da DreamWorks. Sarà per questo che Epic, ancor prima di entrare a pieno nel suo svolgimento, ci sembra così fortemente familiare: e questa, si potrebbe quasi dire, che è contemporaneamente la sua fortuna e la sua maledizione.

Un mondo in mostra

Chris Wedge, il co-fondatore dei Blue Sky Studios, che in questi ultimi anni si sono affermati nel panorama dell'animazione cinematografica grazie alla quadrilogia de L'era glaciale, ha alle sue spalle moltissimi successi lavorativi e questa volta si cimenta nella direzione di un diverso tipo di mondo alternativo, quello di Epic, oltre che con i suoi primi veri e propri personaggi umani. Il suo Epic si potrebbe quasi definire come un classico film contenitore: ci sono tutti gli elementi della narrazione classica, che mette a confronto i più estremi concetti di bene e male, creazione e distruzione, luce e tenebra, identificandoli in modo palese anche dal punto di vista visivo. Anche la selezione dei personaggi è molto statica: padre, figlia, eroe, nemesi, regina... sembrano tutte pedine tirate fuori dal sacchetto delle storie più intramontabili. È come se con Epic Wedge volesse distaccarsi da quella narrazione sopra le righe, e proprio per questo così di successo, che aveva caratterizzato L'era glaciale per percorrere sentieri molto più sicuri. Di sicuro parte di questa decisione è dovuta anche allo stile di scrittura di Joyce, lineare e stilizzata, destinata a essere di immediata comprensione per il suo pubblico di riferimento.
Se da un lato dei personaggi così stilizzati e una sceneggiatura banalotta possono sembrare dei difetti del prodotto finale, dall'altro tutta questa semplicità ha permesso ai Blue Sky Studios di esagerare il comparto visivo, creando un mondo spettacolare sotto ogni rifrazione della luce. Se le geometrie dei personaggi umanoidi appaiono un po' troppo spigolose e dure rispetto allo stile generale della pellicola, Moonhaven e tutti i suoi naturalistici abitanti sono un vero spettacolo per gli occhi e dimostrano tutta la sensibilità artistica che lo Studio ha imparato a canalizzare nel corso degli anni passati. Una fotografia vibrante, luminescente, ammaliante accarezza le animazioni trasformandole in affascinanti fotografie digitali che distraggono dall'anonimato della narrazione.

Epic 3D Non aspettatevi nulla di davvero epico da questo film. Epic ripercorre sentieri già calcati nel passato da altri film di animazione e si adagia sulla sicurezza data dal classico, dal già testato e funzionale, senza spiccare per originalità o stravaganza. Non che questo sia per forza un male, in verità molto dipende dalle aspettative dello spettatore. Ma con Epic i Blue Sky Studios dimostrano i loro progressi nel mondo dell’animazione, riscontrabili non tanto nella maestria tecnica che oggi ormai è alla portata di tutti i grandi Studios, ma da una sensibilità artistica che migliora ogni giorno di più. La storia del film e i suoi protagonisti, stilizzati ma carismatici, passano quindi completamente in secondo piano, lasciando spazio a ciò che davvero merita.

6.5

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