Nell'introduzione letteraria pensata da Jane Austen per il suo Emma, l'acuta protagonista del suo romanzo viene presentata come "una ragazza bella, ricca e intelligente, con un allegro carattere e una casa confortevole, capace di unire in sé il meglio di una vita agiata e ormai raggiunti i ventuno anni senza particolari dolori o dispiaceri". La scrittrice britannica annuncia in apertura la fortuna di Emma, presentandoci una donna sicura di sé e tendenzialmente annoiata, tanto che il suo principale diletto è quello di combinare unioni e prendersi il merito per i futuri e felici matrimoni.
Dopo essere allora riuscita a far sposare la sua governante, amica e confidente, la Signorina Taylor, con tale Mr. Weston, Emma vuole adesso spostare la sua attenzione su di un altro povero agnellino da aiutare, ed esattamente la diciassettenne Harriet Smith, una ragazza dolce e un po' ingenua che la nostra protagonista vuole a tutti i costi unire al vicario del villaggio, Mr. Elton. Per farlo, diventerà l'ombra e la più fidata consigliera di Harriet, impedendole ad esempio di sposare un agricoltore innamorato ma povero in canna e suggerendole come muoversi dall'alto della sua vita fortunata, senza rendersi conto - in verità - di alcune maschere sociali delle persone che la circondano. Arriva così anche lei, infine, a comprendere la forza dell'amicizia e di un amore che aveva sempre avuto davanti agli occhi ma che aveva costantemente ignorato.
Una tagliente commedia sentimentale
Uno degli elementi più riusciti e significativi di questa rilettura pastello e sofisticata del romanzo originale è il perfetto punto di vista femminile, costante, virtuoso, onesto. La scrittura della Austen ha sempre vissuto di una carica sentimentale molto importante, da Orgoglio e Pregiudizio fino a Persuasione, ma è anche riuscita a far convivere con eleganza d'intenti e di stile questa macro-parte tendenzialmente più drammatica con dei dialoghi taglienti, divertenti e perspicaci. Esplora gli angoli più articolati della femminilità d'epoca georgiana ed espande talmente tanto gli orizzonti da rendere le sue riflessioni, il suo ardore letterario e la psicologia dei suoi personaggi praticamente moderni. E lo splendido Emma, in questo, è forse persino più avanti degli altri romanzi, sicuramente lo è nell'adattamento di Autumn de Wilde, stimata fotografa statunitense qui al suo esordio cinematografico in una trasposizione di un classico britannico e in costume.
Non c'è mestiere o maniera, nell'occhio della regista, che desidera soprattutto addentrarsi nell'esuberante mente di Emma, interpretata da una straordinaria Anya Taylor-Joy, quasi fosse nata per questo ruolo.
La de Wilde ama soffermarsi sui dettagli e le espressioni della protagonista, così come ama metterla a confronto con il padre ipocondriaco (Bill Nighty), con Harriet (Mia Goth) e con il conturbante Mr. Knightley, nei cui panni troviamo un eccezionale e mai così bravo Johnny Flynn.
Ripropone con tutta la forza della Austen quei dialoghi veloci, dalla battuta diretta e pungente, spesso in un clima di tensione superficiale che stringe il cuore dei personaggi e dello spettatore nella morsa della curiosità, che si fa via via sempre più interessata e poi morbosa, perché gli intrecci amorosi e il nascere o sopirsi di un sentimento catturano con semplice ingegno la parte più viziosa della conoscenza.
Anche merito di una sceneggiatura che aumenta leggermente il ritmo della narrazione e ammorbidisce ancora di più la solida presenza dell'ingrediente drammatico, qui gestito alla perfezione e amalgamato con astuzia con il resto della scrittura commediata. A funzionare è comunque tutto l'insieme, compresa la colorata e audace fotografia di Christopher Blauvelt, che rende ogni paesaggio e diverse inquadrature quasi dei disegni fatti a mano, dai contorni definiti, cromaticamente leggeri, chiari e delicati anche quando non dovrebbero esserlo (il che è un tocco decisamente autoriale).
Essendo la de Wilde una grande fotografa, si avverte una gestione particolarmente condivisa e ragionata della riprese degli ambienti esterni e interni ma anche della costruzione scenica, che non lascia davvero nulla al caso.
Emma è in definitiva uno dei migliori adattamenti cinematografici tratti da Jane Austen: ardito, fedele nello spirito e solo parzialmente revisionista, con interpretazioni sontuose che non lasciano una sola battuta o uno sguardo fuori posto e una regia raffinata. Una commedia che intercetta l'universalità dei sentimenti e la declina in una sublime e sferzante visione femminile aperta a tutti e dedicata tanto alle ragioni del cuore quanto alle sviste della fiducia. Insieme a Piccole Donne di Greta Gerwing, uno dei migliori film in costume degli ultimi anni.
L'esordio alla regia della statunitense Autumn de Wilde con l'adattamento british di Emma di Jane Austen è folgorante. A parte la fedeltà della sceneggiatura di Elanor Catton alla penna tagliente e acuta della scrittrice inglese, la commedia in costume vive di una dimensione sentimentale e traspositiva molto personale, nata dalla visione sofisticata e brillante della regista e dalla fotografia delicata di Christopher Blauvelt. Un film incisivo che ci trasporta nell'Inghilterra georgiana con leggerezza, lasciando maturare il nostro interesse per i giochi di Emma e per gli intrecci sociali e sentimentali dei protagonisti in vera e propria curiosità morbosa. Tutto questo è anche merito di Anya Taylor-Joy e di Johnny Flynn, i due interpreti principali che regalano delle performance sontuose, centrate e senza sbavature. Funziona a 360 gradi, anche se tende forse a dilungarsi eccessivamente nella parte centrale.