Emancipation Recensione: il ritorno di Will Smith su Apple TV+ convince?

La star americana torna protagonista in un film di sopravvivenza che racconta la guerra civile americana attraverso gli occhi di uno schiavo.

Emancipation Recensione: il ritorno di Will Smith su Apple TV+ convince?
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L'anno appena trascorso non è stato affatto il più semplice per Will Smith, il pluripremiato attore che ha trascorso questi dodici mesi come se fosse a bordo di un ottovolante. Dal plauso internazionale per la sua splendida interpretazione in King Richard - Una Famiglia Vincente (recuperate qui la nostra recensione di King Richard) si è infatti passati allo stigma sociale di uno schiaffo senza precedenti, che ha fatto piombare l'indimenticato Principe di Bel-Air nell'oblio dedicato ai reietti di Hollywood.

Ci ha pensato Antoine Fuqua a risollevarlo dalla polvere delle polemiche, mettendolo al centro di un film di sopravvivenza che racconta un capitolo della storia americana attraverso gli occhi di uno schiavo: Emancipation è finalmente arrivato sul catalogo Apple TV+, trascinandosi dietro il peso di un attore principale forse ancora inviso ad una fetta di pubblico, ma forte di un'interpretazione sentita che lo riporterà nei discorsi dell'Academy.

La guerra dei diritti

Non bastarono le parole del Presidente Lincoln a cambiare una realtà più che radicata negli Stati Uniti del Sud, poiché nel 1863 i Paesi difendevano il loro diritto alla schiavitù dichiarando l'indipendenza dal comando di Washington. Tra le piantagioni della Louisiana si raccoglieva il cotone mentre a pochi chilometri di distanza i cannoni puntellavano le tappe di una campagna militare.

Peter (Will Smith) viene strappato via dalla propria famiglia dalla guerra in atto, reclamato dall'esercito dei sudisti per sfruttare le sue doti di fabbro nella costruzione di una ferrovia essenziale nell'economia del conflitto. Venduto come un pezzo di carne per qualche moneta dal suo padrone, lo schiavo viene spedito ai lavori nei pressi di un campo di feriti secessionisti, dove scopre il motivo di quelle battaglie sanguinose: il presidente Abraham Lincoln ha abolito la schiavitù, ogni uomo è libero e nessuno può ritenersi padrone delle vite altrui. Nonostante le belle parole la dura realtà dei neri americani continua ad essere scolpita da frustate e soprusi, per questo Peter sceglie di reclamare da sé la propria libertà senza attendere che altri bianchi gliela regalino. Approfittando della confusione scoppiata sul cantiere della ferrovia, l'uomo fugge dalla propria condizione correndo verso Baton Rouge, la città dove è stanziato l'esercito di Lincoln. Inizia così una lunghissima e terribile marcia tra le paludi della Louisiana, inseguito da un cacciatore di fuggitivi e dalla sua squadra di cani e tagliagole.

Fuga per la libertà

Il tormentoso cammino di Peter tra gli acquitrini di uno Stato afoso e crudele è ispirato dalla vera storia del soldato Gordon, il soggetto della celeberrima fotografia dell'Harper's Weekly, che lo ritrae voltato di spalle mentre denuncia al mondo tutte le barbarie della schiavitù con la sua schiena martoriata. La pellicola diretta da Antoine Fuqua racconta questo reclamo di liberazione attraverso una storia di sopravvivenza, la quale porta in scena la fuga dell'uomo oppresso mentre sulle sue tracce si muove Jim Fassel (Ben Foster), incaricato dai secessionisti di riportare al campo il fuggitivo.

Tra le paludi infestate di alligatori Peter è costretto a nascondere le proprie tracce, nascondendosi in ogni anfratto per sfuggire al naso sopraffino dei cani alle sue spalle e lottando contro la fame e la sete di un viaggio doloroso. La narrazione verte quasi completamente sull'evasione dell'uomo, lasciando così a lungo al centro della scena un Will Smith solitario protagonista, che con la sua interpretazione sentita si porta addosso l'intero peso del film.

I tempi del racconto, all'inizio coinvolgenti e serrati, si dilatano col passare dei minuti rischiando di sfilacciarsi, poiché nelle due ore e dieci minuti di visione il pathos gravita solo intorno a questa fuga rocambolesca nella natura americana. In partenza ritroviamo le scintille di qualche ottimo spunto sulla condizione umana, e soprattutto sul ruolo della religione nel dramma di quei tempi, il quale si riflette nella rabbia dei compagni in catene di Peter.

La domanda fondamentale

Gli uomini costretti al dominio dei sudisti rinnegano un Dio evidentemente cieco alle loro sofferenze, mentre il campo degli schiavisti risuona dei versetti che autorizzano un uomo a possederne un altro, obbligando quello soggiogato a seguire gli ordini e rispettare il suo padrone.

Il protagonista ripone una fiducia granitica nell'essere supremo che i suoi compagni adesso odiano, ma si lascia intimorire da quei dubbi fondamentali che hanno colto anche Gesù Cristo sulla croce. Una volta abbandonato il campo, però, Emancipation diventa un survival movie senza caratteristiche di unicità, memorabile soltanto per una fotografia gelida che getta una nuova e triste luce su una regione solitamente visualizzata con colori caldi e saturi. Lo scenario naturalistico, confortante con i suoi nascondigli ma al tempo stesso pericoloso ed infido, si snoda intorno a Peter e viene valorizzato da una regia che si affida a inquadrature lunghe e movimenti di camera decisamente interessanti, mentre la sceneggiatura puntella senza particolare convinzione la fuga dello schiavo con i problemi della moglie Dodienne (Charmaine Bingwa) e del resto della famiglia nella piantagione.

Il valore drammatico della pellicola viene affidato agli artifici visivi più che ad una scrittura roboante, con un uso probabilmente eccessivo del rallentatore e dei flashback, amplificando a dismisura il dolore vissuto in quel periodo storico attraverso sequenze estremamente crudeli che non lasciano alcuno spazio all'immaginazione dello spettatore.

Emancipation La pellicola di Antoine Fuqua riporta all'onore delle cronache un Will Smith rinnegato dall'Academy, ma ancora capace di interpretazioni decisamente forti e sentite, con la storia di uno schiavo in fuga per la propria libertà e quella di tutti. Il protagonista di Emancipation diventa così l'onesto fuggiasco di un classico survival movie, al centro di una corsa verso gli Unionisti tra gli acquitrini e le paludi della crudele Louisiana: un viaggio in solitaria duro e violento, intervallato senza particolare convinzione dai problemi vissuti dalla moglie nella piantagione che li sfrutta. La pellicola distribuita da Apple TV+ è peculiare sul piano visivo grazie alla fotografia gelida del titolo, ma pecca nel coinvolgimento a causa di una dilatazione dei tempi narrativi che sfrutta gli artifici registici per veicolare la forte drammaticità di quel periodo storico.

6.5

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