Recensione Eldorado road

Sorpendere un ladro in casa può avere strane conseguenze.

Recensione Eldorado road
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Made in Belgium

Da anni il cinema italiano, quello che un tempo era l'epicentro dell'universo cinefilo, è deturpato dell'influenza negativa della televisione, nemica giurata dell'arte cinematografica, oramai ridotta in fin di vita. Viene allora da chiedersi se sia una tendenza tutta nostrana quella di spendere quattrini nelle sale del cinema solo ed esclusivamente per colossal strapubblicizzati e cinepanettoni vari.
Non è proprio così, l'occidente sta passando uno dei periodi culturalmente più bui che abbia mai visto, è vero, ma rimette sempre più agli appassionati il compito di scovare le piccole miniere d'oro che vanno via via estinguendosi.
Il regista belga Bouli Lanners, anche sceneggiatore ed interprete di questo “Eldorado Road”, gira una piccola meraviglia che, molto probabilmente e con grande amarezza, finirà stipato in qualche teca impolverata, dimenticato da tutti, intenti a sbellicarsi di fronte alle performance di un “Er cipolla” qualunque che urla frasi sconnesse.

Lunga la strada, tortuosa la via

Yvan (interpretato dallo stesso Bouli Lanners), commerciate di auto per collezionisti, sorprende un ragazzo intento a rubare in casa sua. Colto da un (apparentemente) incomprensibile senso di altruismo, in seguito ad una breve discussione con il giovane (Fabrice Adde) che sostiene di chiamarsi Didier e di essere diretto in Francia dai genitori,Yvan si offre di accompagnarlo a casa, ma, come in ogni “Road movie” che si rispetti, i due compagni di avventura faranno dei curiosi e stralunati incontri, si troveranno a dover affrontare situazioni assurde e tragicomiche, in un'atmosfera tetra, visionaria e divertente allo stesso tempo.

Eldorado, una miniera d'oro

Dietro quello che apparentemente può sembrare un banale road movie a basso budget si cela una preziosa lezione di cinema, un modo di intendere la settima arte nel modo più profondo e interiore possibile. “Eldorado road” non è il semplice inseguimento della leggendaria terra armonica e paradisiaca del titolo ma la ricerca della propria, personalissima armonia, è l'affrontare i propri fantasmi, le proprie debolezze fino ad essere finalmente liberi. Tutto “Eldorado road” è una metafora della riscoperta di se stessi e della vita: una strada macchinosa, folle e interessante allo stesso tempo. Le situazioni assurde e paradossali lasceranno i protagonisti turbati solo in un primo momento per poi concedere spazio alla riflessione e alla malinconia di fondo che accompagna il loro/nostro percorso.
Scopriremo quanto la sofferenza, il rifiuto di se stessi e il disprezzo degli altri possano incidere e sconvolgere le dinamiche della vita, di quanta forza sia necessaria per andare avanti e di quanto sia importante chiudere gli occhi e far finta di niente.
Bouli Lanners ha un passato artistico da pittore e, da buon pennello, ha ritratto un'immagine dell'esistenza volutamente sbiadita, lenta e deviata ma, allo stesso tempo, lucida e forte come un pugno nello stomaco.
Visivamente il film ricorda quelle opere visionarie e malinconiche in voga nei primi anni '90, con le sue temperature fredde, i suoi colori spenti e quelle inquadrature che sembrano un piccolo e tetro capolavoro di fotografia. Un po' come la ricerca di se stessi.
A suon di musica country vedremo Yvan e Didier fare la conoscenza di personaggi Kafkiani, a tratti inquietanti, a tratti spassosi, ognuno dei quali circondato da una propria personale aura di magia, pronto a regalare qualcosa di se ai due moderni Cortona e Mariani.
Prima volta sul grande schermo per il giovanissimo Fabrice Adde, che ci regala la delicata interpretazione di un personaggio profondo e turbato, imbarazzato compagno di viaggio di un altrettanto bravo Bouli Lanners che si rivela, oltre che un eccellente regista, un magistrale attore (ma ne avevamo avuto prova già in molti altri film, tra cui il famoso “Asterix alle olimpiadi”, dell'amico Forestier), adesso più che mai calato nella parte di un personaggio malinconico e riflessivo.
Lanners sostiene di aver preso spunto per la storia da un fatto realmente accadutogli, quando sorprese due ladri frugare in casa sua e con cui finì con il fare una lunga e piacevole chiacchierata... nel tentativo di danneggiarlo, i due, hanno regalato a tutti noi l'opportunità di godere di questa piccola perla.
“Eldorado road” si rivela quindi un giacimento d'oro tutto da scoprire, nella speranza che prima non venga seppellito sotto cataste di pellicole televisive di basso livello ed iniziamo a chiederci: se in Belgio ce l'hanno fatta, noi, cosa stiamo aspettando?

Eldorado road A causa della cattiva distribuzione nelle sale cinematografiche italiane (lodevole comunque solo per il semplice fatto di averlo elargito a qualche fortunata sala) sembra quasi che il film sia uscito solo in Belgio e Francia. Non sarà facilissimo trovare una sala che proietti “Eldorado road”, ma, come per i protagonisti della storia, sarà una ricerca tortuosa anche per noi, perchè in qualche modo riusciremo a intravedere almeno uno squarcio della mitica e leggendaria eldorado. Questo film è una vera e propria meraviglia, una lezione su come dovrebbe essere concepito il cinema, una splendida avventura alla ricerca di se stessi e della propria riscoperta interiore. Perchè più che la meta stessa, sarà il viaggio sconvolgerci, saranno le intemperie, sarà la follia: sarà la strada per “eldorado”.

8

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