Tratto dall'omonimo libro di Karen Blixen, celebre scrittrice danese, Ehrengard: l'arte della seduzione è un film piuttosto eccentrico che mescola commedia leggera, romantica e piccante, in un contesto storicamente inventato e fugace, dove l'ingenuità narrativa si unisce a un'eleganza di fondo che non dispiace affatto (una cosa molto simile l'abbiamo vista anche con gli adattamenti dei libri di Bridgerton). Diretto da Bille August e disponibile sul catalogo Netflix dal 14 settembre 2023, si tratta di una storia in costume senza troppe pretese al di fuori del puro divertimento momentaneo, perfetta per trascorrere un pomeriggio spensierato e nulla più.
Pur affrontando un'interessante riflessione sulla seduzione e sul rapporto con l'altro sesso, la pellicola finisce per rappresentarne solo marginalmente le potenzialità concettuali, concentrandosi principalmente sulla narrazione e sulle svolte più romantiche, irriverenti e imprevedibili, con al centro i vari protagonisti. Il gioco dell'amore passa dall'essere qualcosa di concettuale e una strategia intima, come nel romanzo, a diventare un semplice gioco, un passatempo che sullo schermo funziona, ritmicamente parlando, pur senza mai rappresentare nulla di innovativo o memorabile.
Un seduttore che parla troppo
Al centro di Ehrengard: l'arte della seduzione troviamo la storia di Cazotte (interpretato da Mikkel Boe Følsgaard), un pittore molto affascinante che non si fa alcun scrupolo nel sfruttare il suo fascino per aprirsi la strada nel cosiddetto "bel mondo".
Abile anche nella pittura, lo vedremo utilizzare questo particolare talento per aumentare le sue possibilità e plasmare la propria immagine di artista e amante dell'altro sesso. La sua vita cambierà completamente quando la granduchessa (Sidse Babett Knudsen), notando queste sue particolari doti con le donne, gli chiederà di aiutare suo figlio a relazionarsi con le donne, al fine di indurlo al matrimonio e alla continuazione della loro dinastia familiare e nobiliare. Prima e dopo la sua impresa dall'identità curiosamente pedagogica e romantica, però, il pittore viene rapito dallo sguardo di una fanciulla che continua a perseguitarlo nella sua immaginazione, quello di Ehrengard (Alice Esther Leisner), una giovane dai nobili natali cresciuta in una famiglia strettamente connessa alla morale più rigida e distante, ai suoi occhi irraggiungibile.
Dopo aver spinto suo figlio tra le braccia della moglie, quindi, Cazotte stringerà una scommessa con la granduchessa il cui unico obiettivo è quello di riuscire nell'ardita impresa di conquistare quella fanciulla così virginale e intangibile, sfruttando al massimo il suo fascino e un insieme di strategie seduttive a cui sembra nessuno possa resistere.
Cos'ha da dirci Ehrengard: l'arte della seduzione?
Ehrengard: L'arte della seduzione è un gioco, un inseguimento continuo tra due persone intercalato da una trama estremamente classica basata sulle trame di potere di una tipica famiglia nobiliare del 1800. Mentre impariamo a conoscere Cazotte e il suo modo di vedere e vivere il proprio presente, veniamo anche introdotti in una sorta di regno fittizio danese in cui è facile riconoscere le regole di tantissimi altri contesti monarchici centrali in storie simili. A farla da padrona è la sontuosa e accesa fotografia di Jan Pallesen, composta da inquadrature lussureggianti che mostrano scenografie imponenti e ricchissime (curate niente meno che dalla regina Margrethe II, la quale si è anche occupata dei costumi).

La storia principale, quindi, si sviluppa in un contesto disegnato da questa estetica opulenta che oscilla fra il fiabesco e il romanticismo di matrice pittorica, nutrendosi di panorami in penombra, bagnati dai sentimenti dei personaggi e da una natura umida e selvaggia. In tutto ciò si consuma questa seduzione dai tratti anche comici, in cui Cazotte tenta di controllare ogni aspetto sentimentale di Ehrengard, senza mai riflettere sui possibili sviluppi che un approccio del genere potrebbe avere sul prossimo.
Ne fuoriesce un racconto dalle facili motivazioni e sviluppi, impreziosito dalla cura visiva e impoverito da alcuni momenti che avrebbero sicuramente meritato più attenzione e interesse, in fase di scrittura. L'essenza stessa di un romanticismo controllato e strategico diventa immaginario personale e imitazione deviata di una realtà romantica ben distante dalla vita di tutti i giorni, sottolineando un approccio all'amore che non ha niente a che vedere con i sentimenti sinceri.

In questo caos di leggerezze, però, cerca di trovare posto anche un messaggio di fondo, un monito strettamente connesso con lo stesso Cazotte e con il modo in cui si interfaccia con l'altro sesso, dando vita a un'ironia che vorrebbe andare oltre lo sfarzo e le battute non troppo ragionate, dipingendo un'amarezza che non si manifesta mai del tutto.
E quindi?
Netflix tenta ancora una volta, con Ehrengard: l'arte della seduzione, di deliziare i suoi abbonati servendosi di una pellicola in costume dalle facili premesse e sviluppi (ricordando da vicino lo stile di Bridgerton da questo punto di vista. Vi rimandiamo alla nostra recensione de La regina Carlotta, per farvi capire quello che intendiamo). Il risultato è piuttosto superficiale e diretto, preferendo tratteggiare un racconto accessibile sotto ogni punto di vista che si diverte con un contesto fumoso, lavorando principalmente su quello che provano e fanno i protagonisti in gioco. L'amore non è affatto centrale in questa storia, quanto più l'attrazione e tutto quello che potrebbe, o meno, innescarla.

Come le stesse parolone di cui si serve continuamente Cazotte, anche il film si ammanta di maestosi elementi estetici e pittorici per raccontare qualcosa di semplicissimo e dai tratti fin troppo familiari. Il divertimento c'è fuori da ogni dubbio, a mancare è l'originalità di una satira che non si fa mai tale, preferendo proseguire lungo la via del grottesco, e servendosi di momenti che sembrano filosoficamente ragionati, senza mai trovare una realizzazione effettiva e concreta nella preponderante leggerezza di fondo.
A mancare sono gli stimoli intellettuali, in una pellicola che si ammanta di concetti complessi, senza mai approfondirne le potenzialità in scena. Ad uscirne vincitore, però, troviamo un forte vitalismo di fondo, una genuina forza intrattenente che incuriosisce nei confronti del materiale narrativo, cercando di andare incontro alle esigenze televisive di un pubblico contemporaneo che Netflix conosce bene.