Recensione Effetti indesiderati

Fratello dell'attore e doppiatore Pino, Claudio Insegno si cimenta per la terza volta nella regia cinematografica con Effetti indesiderati, mirato a raccontare la cosiddetta terra dei fuochi con un sorriso.

Recensione Effetti indesiderati
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Con tanto di citazionismo musicale rivolto alla mitica saga cinematografica comica di Pierino, il primo che vediamo in scena, affiancato dalla moglie Stefania Corona nel ruolo di una badante, è il volto simbolo della commedia(ccia) stracult Alvaro Vitali; ma non è lui il protagonista di Effetti indesiderati, terzo lungometraggio diretto dal Claudio Insegno fratello del noto attore e doppiatore Pino, in precedenza cimentatosi dietro la macchina da presa per occuparsi di Alta infedeltà e di Una notte agli studios, rispettivamente datati 2010 e 2013.
Infatti, proprietari di un caseificio che produce mozzarella e che finiscono, loro malgrado, a dover fare i conti con la crisi economica e con la chiusura dell'attività, a trovarsi al centro della oltre ora e mezza di visione sono i tre fratelli improvvisamente rimasti orfani Giuseppe, Ciro e Mimmo La Vecchia, rispettivamente interpretati da Biagio Izzo, Massimiliano"Io e lei"Gallo e Francesco"E io non pago"Procopio.
Tre fratelli di cui i primi due decidono di partire per la Polonia in cerca di fortuna, imbattendosi, però, in un furgone rubato e lasciato incustodito contenente un carico di potenti bevande energetiche non ancora messe in commercio.

Mozzarella stories

Quindi, nel tentativo di raccontare il casertano della cosiddetta terra dei fuochi con tono ironico e attraverso la voce narrante di una mosca (!!!), è al cinema popolare tricolore degli anni Sessanta e Settanta che si intende rendere omaggio; man mano che da un lato Giuseppe e Ciro nascondono il fortunoso ritrovamento - senza dure nulla a Mimmo - convinti che possa risolvere i loro problemi, dall'altro esso finisce per fare involontariamente da ingrediente afrodisiaco alle mozzarelle.
Cinema popolare da cui, tra gli altri, proviene il Gianni Ciardo de Il sommergibile più pazzo del mondo qui calato nei panni di un ispettore di polizia, incluso in un cast sostanzialmente in forma comprendente anche il Gino Cogliandro dei Trettré e l'Uccio De Santis di Non me lo dire. Tutti al servizio di un'operazione che, tra grottesche file al confessionale e divertenti sequenze come quella della telefonata infarcita di imitazioni di voci, riesce tranquillamente nell'impresa di strappare qualche risata, complici anche una manciata di battute azzeccate ed occasionali spruzzate demenziali (si pensi solo al momento in cui viene tirato in ballo un trattore guasto) tipiche dei fratelli Insegno.
Un'operazione forse ritmata meglio rispetto allo schizofrenico, pessimo esordio del regista e al piuttosto fiacco secondo lungometraggio, ma che non manca, comunque, di lasciar avvertire differenti pecche sia dal punto di vista della scrittura (con un contorno di giovani la cui presenza appare piuttosto insensata e forzata) che della regia, ancora penalizzata dalla provenienza teatrale del suo autore e da una certa amatorialità emergente da alcuni passaggi.
Sebbene tali difetti rischino quasi di non assumere importanza nell'ambito di quella che, in fin dei conti, non può essere inquadrata altro che nell'ottica di favoletta dal sapore trash.

Effetti indesiderati Dedicato al compianto attore Giovanni Di Lillo, che faceva parte del cast, Effetti indesiderati è il lungometraggio tramite cui Claudio Insegno - fratello dell’attore e doppiatore Pino - si propone di rendere omaggio a una certa tipologia di commedia popolare italiana risalente agli anni Sessanta e Settanta, dalla quale recupera anche qualche volto. Ma, sebbene gli attori svolgano a dovere il loro compito e, rispetto ai due precedenti film del cineasta, il ritmo generale sembri gestito meglio, è impossibile non avvertire ancora pecche per quanto riguarda la sceneggiatura e la regia dell’evoluzione narrativa di un’operazione che, divertente in più di un’occasione, mira inoltre a ribadire che il più potente afrodisiaco del mondo è la nostra testa.

5.5

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