Recensione Due cavalieri a Londra

Jackie Chan e Owen Wilson si trasferiscono dalle torride atmosfere del Far West a quelle più uggiose dell'Inghilterra in Due cavalieri a Londra, sequel di Pallottole cinesi diretto da David Dobkin.

Recensione Due cavalieri a Londra
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1887, Città Proibita. Il padre di Chon Wang, custode del Sigillo Imperiale, viene brutalmente ucciso da Nelson Rathbon, un lord inglese in combutta con il ribelle Wu Chan, che ruba anche il prezioso artefatto per usarlo come merce di scambio con l'intento di diventare re d'Inghilterra. Chon Wang, ora sceriffo Oltreoceano, riceve una lettera dalla sorella Lin affinché la raggiunga a Londra per vendicare la morte del genitore e sventare il complotto internazionale; recatosi a New York per recuperare l'amico di vecchia data Roy O'Bannon, Wang si imbarcherà sulla prima nave diretta per la capitale britannica. I due amici, con l'aiuto della bella Lin (attratta platonicamente da Roy), di un ispettore di Scotland Yard e di un piccolo ladruncolo, dovranno mettersi sulle tracce di Chan e Nelson ed impedire che venga messo in atto un attentato ai danni della Regina.

Shanghai Knights

Dopo il grande successo di pubblico di Pallottole cinesi (2000), per la serie "squadra che vince non si cambia", a tre anni di distanza fa ritorno al cinema la coppia di personaggi interpretati da Jackie Chan e Owen Wilson. Dopo l'ambientazione western del primo episodio, che si offriva a piene mani come divertente e originale rivisitazione del genere, in Due cavalieri a Londra veniamo trasportati nella capitale inglese con un particolare e marcato contrasto tra le personalità assai complementari e fuori dai canoni dei due protagonisti e il tipico aplomb britannico, con citazioni a figure mitiche e realmente esistite del periodo. Da Jack lo Squartatore ad Arthur Conand Doyle (e Sherlock Holmes di rimando) sino ad arrivare ad un piccolo Charlie Chaplin (nato in realtà due anni dopo il periodo filmico), le due ore di visione riescono sempre a regalare battute e gag divertenti anche se a tratti lo svolgimento si fa parzialmente prolisso, tanto che un taglio di alcuni minuti sarebbe stato auspicabile. Ciò nonostante l'alchimia tra Chan e Wilson funziona ancora una volta, con il primo impegnato al solito in istrioniche coreografie che raggiungono un climax di ampio interesse per i fan del cinema d'arti marziali nello scontro finale con il co-villain interpretato da Donnie Yen, partner dell'altro cattivo che ha l'azzeccato volto di Aidan "Ditocorto" Gillen. Con la bella Fann Wong ad elevare il ruolo di sesso debole da mero comprimario a vera e propria co-protagonista delle sequenze d'azione, una cura per il trasformismo e travestitismo splapstick (irresistibile Chan nei panni di un improbabile maharaja) e una regia di discreto livello firmata dall'onesto mestierante David Dobkin, anche i difetti e forzature di sceneggiatura passano in secondo piano in una produzione che punta prevalentemente ad un innocuo e pirotecnico divertimento.

2 cavalieri a Londra I fan del cinema di Hong Kong, pur dovendo aspettare un bel po', non rimarranno certo delusi dall'efficace combattimento tra Jackie Chan e Donnie Yen, così come gli amanti della produzione hollywoodiana della funambolica action-star cinese, qui di nuovo a suo agio nella chimica comica con Owen Wilson. Due cavalieri a Londra offre quasi due ore tanto ingenue quanto divertenti, non prive di forzature e passaggi meno riusciti ma ad ogni modo ricche di sequenze scatenate che si muovono tra improbabili citazioni alla cultura britannica e gag che sfruttano al meglio le abilità marziali dei suoi protagonisti (con la bella Fann Wong in un ruolo comprimario di primo piano) e una piacevole ilarità giocata spesso su simpatici doppi sensi a prova di grandi e piccini.

6.5

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