Dragon, la recensione del fantasy russo

La giovane principessa Miroslava, durante la celebrazione delle nozze, viene rapita da un drago che la conduce su un'isola remota e irraggiungibile.

Dragon, la recensione del fantasy russo
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In un tempo e un luogo indefiniti, ma associabili al medioevo russo, le popolazioni di un piccolo villaggio sono solite sacrificare delle giovani fanciulle a dei possenti draghi, sperando in questo modo di evitare che la mitologica creatura possa arrecare danni alla comunità. Un giorno però uno degli amanti di una delle ragazze decide di dire basta e recarsi all'isola dove la bestia dimora, uccidendola alla fine di un violento combattimento.
Decenni dopo troviamo la bella principessa Miroslava prossima al matrimonio con Igor, il pro-nipote del dragonslayer, il quale per commemorare l'avo opta per una cerimonia nel quale viene recitato l'antico canto di invocazione.
Nel bel mezzo della celebrazione, con la sorpresa e il terrore di tutti gli astanti, un gigantesco drago fa la sua comparsa e rapisce la fanciulla, senza che il futuro marito riesca a impedirne la cattura. In Dragon, Miroslava si risveglia così in una tetra caverna e fa la conoscenza di un misterioso ragazzo con cui comunica da una fessura tra le rocce, mentre Igor e i suoi uomini si mettono sulle tracce della leggendaria isola (la cui locazione, coperta da fitte nebbie e assente sulle mappe, è accessibile soltanto a chi provi un puro sentimento d'amore per la persona da salvare).
La nobile scopre ben presto un incredibile segreto sull'identità dell'altro abitante del luogo, che nel frattempo ha ribattezzato Arman, e comincia a mettere in dubbio tutto ciò in cui aveva sempre creduto.

Love-story fantasy

L'inizio è dei più incoraggianti, con una storia narrata sia attraverso il movimento di antiche e rudimentali marionette che tramite un ispirato voice-over, e l'impressione di trovarsi di fronte alla rappresentazione di un'affascinante fiaba del folklore russo si fa palpabile. Il successivo prologo, con la messa in scena dei crudeli sacrifici compiuti per tenere a bada la furia della bestia, si ammanta di suggestive ambientazioni e di un'epica di fondo, con l'accompagnamento sonoro di canzoni folk autoctone che instilla un gradevole mood atmosferico, e gli effetti speciali di qualità più che discreta sembrano poter garantire una visione ad alto tasso d'intrattenimento.

Ma proprio quando Dragon sembra poter sferrare i suoi colpi migliori, la narrazione ha una svolta inattesa e, dopo la prima mezz'ora, le aspettative del pubblico vanno incontro a sviluppi inaspettati che rischiano di trascinare a fondo la genuinità dell'operazione. Il film infatti diventa una sorta di melensa versione "in salsa dragonesca" di un grande classico come La bella e la bestia (film o favola, poco importa), e il colpo di scena relativo all'identità di Arman, scontato già dalla sua prima comparsa, dà il via a una love-story ricca di forzature e situazioni involontariamente ridicole (come quando il nostro cercare di "mostrare" l'esistenza del vento alla ragazza, passaggio sulla carta ricco di poetica ma nella pratica pacchiano e assai poco virile).

Questione di priorità

La pellicola, libero adattamento del romanzo The Ritual di Marina e Sergey Dyachenko, è stata prodotta dal regista kazako Timur Bekmambetov, noto al grande pubblico per la saga de I guardiani della notte e per Wanted - Scegli il tuo destino (2008), e il marchio di questi si vede soprattutto per ciò che concerne l'uso imperante degli effetti digitali, con la maggior parte delle scene ricreate in una comunque piacevole computer grafica. Dalla resa del drago, che non ha nulla da invidiare a coeve produzioni hollywoodiane, fino alle suggestive location, dal punto di vista estetico Dragon svolge il proprio compito con dovizia e la parte iniziale e quella finale concedono il giusto spazio a un sano spettacolo di genere. Il problema principale risiede perciò proprio nella già sopraccitata piega presa dagli eventi, con il substrato romantico che si appoggia con eccessiva retorica ai moderni stereotipi del filone young-adult.

Se il legame tra una ragazza di nobili origini e una creatura mostruosa, fosse questa l'originale di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, la versione disneyana o quella cecoslovacca di Giulia e il mostro (titolo del 1979 dove la bestia ha le inquietanti sembianze di un uccello rapace), possiede indubbi spunti sull'esposizione di messaggi importanti relativi alla sfera dei sentimenti e del vero amore, il rischio di scadere in un'involontaria caricatura a uso e consumo del pubblico più giovane si palesa in diverse occasioni nel corso dei cento minuti di visione.

Dragon Libero adattamento del romanzo scritto a quattro mani da Marina e Serhiy Dyachenko, Dragon ci accompagna in un villaggio russo del periodo medioevale in cui la popolazione, fino a qualche decennio prima, sacrificava le più belle fanciulle a dei temibili draghi che imperversavano in quelle zone. Quando un coraggioso guerriero uccide, per amore e per vendetta, l'ultima delle bestie, la popolazione torna a vivere in pace. Al matrimonio con la bella principessa locale il nobile Igor, discendente del dragonslayer, decide di ricordare l'avo ricorrendo al tradizionale canto d'invocazione, ignaro che una delle creature sputafuoco sia ancora viva e che, risvegliata dal coro, arrivi al villaggio finendo per rapire la sposa. I cento minuti di visione partono nel migliore dei modi ma solo la prima e l'ultima parte sono momenti riusciti, con tutto il lungo spezzone centrale che finisce schiavo delle moderne derive romantiche di stampo young-adult, in una sorta di moderna e insolita versione aggiornata delle dinamiche alla base di un classico come La bella e la bestia. Un romanticismo scontato e all'acqua di rose, con un paio di scene involontariamente ridicole, che stona con l'epicità suggerita nelle fasi iniziali e nell'epilogo risolutore. Gli effetti speciali più che discreti, sia per ciò che concerne la realizzazione del drago che per quanto riguarda la creazione delle location, rendono esteticamente gradevole la visione, le premesse però facevano sperare in un prodotto migliore. Il film andrà in onda mercoledì 26 marzo alle 21.10 su RAI4 in prima visione tv.

6

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