Il Drago Argentato recensione: il romanzo fantasy diventa un film Netflix

Il drago argentato è un film d'animazione in CG rivolto esclusivamente ai più piccoli, che guarda a prototipi di successo senza ispirazione.

Il Drago Argentato recensione: il romanzo fantasy diventa un film Netflix
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Il titolo inglese, Dragon Rider, scimmiotta volutamente quello del ben più famoso Dragon Trainer (qui la recensione del primo Dragon Trainer), nella speranza forse di attirare i fan della saga d'animazione made in Dreamworks. Ben presto però ci si accorge, sin dalla strombazzante locandina, dell'abissale differenza tra le due produzioni, con Il drago argentato che perde nettamente il confronto, come vedremo a breve.

Il film, battente bandiera tedesca, è la trasposizione del romanzo Il cavaliere dei draghi di Cornelia Funke e vede alla regia l'esordiente Tomer Eshed che, dopo una serie di corti, esordisce finalmente con un progetto più ampio, pur senza avere a disposizione i mezzi necessari per dar vita a una nuova epopea fantasy degna di nota. Giunto in esclusiva nel catalogo di Netflix come original (se siete abbonati: i film in uscita su Netflix a settembre 2021) Il drago argentato scimmiotta non solo l'opera a cui si ispira palesemente ma l'intero immaginario cavalleresco che nel nuovo millennio si è rivolto al pubblico dei più piccoli, cercando di coniugare epica e ironia con risultati raramente convincenti. Ma andiamo con ordine introducendovi alla genesi narrativa del racconto...

Dove ha inizio la leggenda de Il drago argentato

"Tanto tempo fa, umani e draghi vivevano in perfetta armonia. Ma gli umani divennero avidi e soggiogarono il mondo, distruggendo ogni cosa. I draghi li implorarono di fermare il loro egoismo, ma invece di ascoltare, gli umani dichiararono guerra. Un malvagio alchimista, Petrosius creò un mostro ammazza-draghi e lo chiamò Stralidor.

Ma Petrosius non poté controllarlo e fu ucciso dalla sua stessa creatura, con Stralidor che iniziò a cacciare i draghi di tutto il mondo. I draghi fuggirono, impotenti davanti alla sua immunità al fuoco. Perse le loro tracce, Stralidor si ritirò nel castello, ossessionato dal desiderio di cacciare ancora. Passarono i secoli, gli umani conquistarono il mondo, dimenticando le creature speciali. I draghi rimasti poterono solo nascondersi, tenendo la loro esistenza segreta al resto del mondo. Ma nulla rimane nascosto per sempre"
Questa è la premessa della storia, con l'azione vera e propria che si applica poi al contemporaneo filmico dove il protagonista è Lung, un giovane esemplare di drago preso in giro dai suoi simili perché non ancora in grado di sputare fuoco. Le mitologiche creature vivono nascoste nella foresta, ma sono ora minacciate dall'intervento umano che si appresta a deforestare anche quelle zone.

Lung decide così di imbarcarsi in una missione disperata alla ricerca di un luogo idilliaco conosciuto come i Confini del cielo che, secondo la leggenda, sarebbe il posto ideale per la sua specie. Il viaggio sarà irto di insidie e pericoli, il maggiore rappresentato proprio dal ritorno dello spietato Stralidor, intenzionato più che mai a far la pelle all'ingenuo Lung.

Uno sguardo a prova di bambino

La fascia di pubblico sotto i dieci anni potrà forse apprezzare l'ora e mezza di visione, ma chi è più cresciutello e smaliziato avrà modo di notare gli evidenti limiti dell'operazione che parte con l'handicap del paragone con emuli di ben altro spessore.

Forse anche per questo Il drago argentato cerca di abbassare ulteriormente il target, con i riferimenti più adulti e citazionisti alquanto limitati e un'animazione semplice, che si affida a forme canoniche senza mai trovare un guizzo personale. In particolar modo le figure umane risultano debolissime a livello di caratterizzazione, ma fortunatamente la loro presenza è assai ridotta se si esclude il co-protagonista a due gambe Ben, orfano prossimo a diventare a sua insaputa un coraggioso "cavaliere di draghi". La storia sfrutta un'ironia facile che guarda alla realtà odierna, con internet in veste di oracolo e il villain ossessionato dai siti per incontri, uno strumento che nel finale potrebbe ritorcersi contro lui stesso. L'animazione in CG risulta approssimativa e solo l'utilizzo centrato delle tonalità di colori riesce a rendere meno indolore l'impatto visivo, che paga ancora una volta - a costo di ripeterci - il confronto con titoli dal budget più ampio e dall'ispirazione ben maggiore.

Il drago argentato Nella sua semplicità di fruizione, con la volontà dichiarata di rivolgersi a un pubblico di età pre-scolare, Il drago argentato non nasconde i propri limiti concettuali e di messa in scena, rivelandosi una sorta di versione sventrata di un grande classico dell'animazione recente come Dragon Trainer e relativi sequel. Questa produzione tedesca, sbarcata in esclusiva su Netflix, è l'adattamento del romanzo autoconclusivo di Cornelia Funke, nel passaggio su grande schermo però si è perso qualcosa, anche per via di un impatto estetico mai convincente e di un'ironia solo a tratti di qualità per via della sua mancanza di malizia. L'ora e mezza scorre senza eccessivi sussulti e solo i più piccoli potranno dirsi parzialmente soddisfatti al comparire dei titoli di coda.

5

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