Dove la terra trema, la recensione del film Netflix con Alicia Vikander

Netflix si sposta in Giappone per raccontare incomunicabilità e gelosia, mentre tutto attorno i piatti appesi ai muri si schiantano a terra.

Dove la terra trema, la recensione del film Netflix con Alicia Vikander
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Giappone, terremoti e incomunicabilità. Morte e gelosia. Netflix mescola Svezia, Stati Uniti e Sol Levante per il suo nuovo film: Alicia Vikander e 1989 (tanto per agganciarsi al revival del momento), fotografia e fotofobia, cercando di non perdersi nella traduzione della cultura, scavando un po' nel torbido e nel fango, tra pioggia e detective. Dove la terra trema (titolo traslato dall'inglese Earthquake Bird, come il libro da cui il film è tratto) costringe la Vikander a una lunga camminata dentro sé stessa, nel germe della paura dell'altro, delle barriere che spesso affliggono la cultura nipponica, dolcemente rispettata dal regista Wash Westmoreland.
Man mano che la pellicola avanza, però, un senso di straniamento accompagna lo spettatore, che tenta di carpire i tanti (forse troppi?) indizi sparsi qua e là, aspettandosi un crescendo da orchestra sinfonica che colleghi ogni frammento acuminato, sui quali sarebbe tanto bello tagliarsi. Ma arrivati alla fine, di quei vetri sparsi per terra rimane solo un povero piccolo pesce rosso, che boccheggia chiedendosi come sia finito sul pavimento, e perché. Cerchiamo di capirlo anche noi.

Alicia Vikander-san

Partiamo dall'elemento migliore del film. La fluidità e precisione con cui la Vikander padroneggia il giapponese è ammaliante. Pronuncia tutto correttamente senza perdere l'inflessione comunque occidentale, per un personaggio (traduttrice, appunto) incapace di esprimere le proprie emozioni, fuggita in Giappone per omologarsi alla cultura del silenzio. La Vikander tira fuori il meglio che può dalla sua Lucy Fly, cercando di lavorare tra i sussulti della sceneggiatura, che è sempre sul punto di appiattire il suo lavoro.
Restare incantati dalla sua presenza è naturale, perché basta davvero un semplice sorriso per farci rimanere appesi alla sua prossima parola. Che sia in giapponese o in inglese poco importa, perché vogliamo assaporare ogni sillaba, ogni movimento delle sue labbra.

I tremolii di sceneggiatura

Un'amica di Lucy è sparita e la polizia pensa che possa averla uccisa lei. Dove la terra trema si apre con un lungo flashback dall'incontro tra Lucy e Teiji (Naoki Kobayashi) tenebroso fotografo che riesce a scardinare il suo guscio, per poi passare al fulcro (apparente) della trama: Lily (Riley Keough) è appena arrivata in Giappone e toccherà a Lucy farle un po' da babysitter in giro per la città. Il film inizia però a sfilacciarsi presto, perché introduce un ipotetico triangolo amoroso tra Lucy, Lily e Teiji, senza mai affondare il coltello, se non con le scenate di gelosia di Lucy. E man mano che si prosegue è come se la pellicola stessa si dimenticasse del suo inizio (l'interrogatorio della polizia a Lucy), facendolo rispuntare ogni tanto ma senza mai renderlo davvero parte attiva del racconto, come se fosse una cornice sbiadita e un po' storta.

Il film semina tantissimo senza mai raccogliere davvero, una ridda di indizi lasciati allo spettatore che, naturalmente, se li appunta in testa perché sa che in qualche maniera torneranno. Invece Dove la terra trema li lascia perdere, scordandosi di elementi che avrebbero arricchito la trama, rendendola ancora più morbosa e perturbante.
Ogni rivelazione sembra non portare a nulla di nuovo, ogni gradino che Lucy scende verso la gelosia non è poi così ripido, tutto appare sempre sul punto di crollare e sgretolarsi a terra senza mai farlo davvero, trascinandosi a un finale che cozza con il resto del tono della pellicola. Il film suggerisce, ma la risposta è sbagliata.

Lucy e ombre

Eppure Westmoreland ci prova con la regia. Spezzetta i personaggi in mille inquadrature, non li perde mai di vista, ma soprattutto riesce a inserirli nel contesto giapponese con delicatezza, rispettando e descrivendo, in una quotidianità spesso assassina della passione, che nel suo silenzio rischia di affossarti, nonostante il suono del karaoke riempia la sala. Fallisce però nel trasferire sul foglio bianco ciò che compie con le inquadrature. Incalza noi attraverso Teiji quando fotografa, ma poi non riesce a mantenere vivo il personaggio nella sua interezza, abbozzando il suo lato oscuro senza mai soddisfarci appieno.

Rende Lily perturbante sullo schermo, e poi la perde in ingenuità di scrittura che allontanano l'empatia (il vuoto di memoria del terremoto, per fare un esempio) fino alla vera e propria sparizione, dove il whodunit viene accennato all'inizio e poi abbandonato, senza neanche riuscire a sedurci. Infine Lucy, che dovrebbe liberarsi, espiare le presunte colpe e riuscire a vivere, veramente.
Dove la terra trema sembra arrivarci, ma la strada è piena di dossi, come se ogni buca rischiasse di deviare il focus del film, che saltella su più temi senza mai affrontarne uno, incapace di uscire da sotto il tavolo anche quando le pareti smettono di tremare.

Dove la terra trema Netflix confeziona un prodotto ben impacchettato dimenticandosi del contenuto. Dove la terra trema ci porta in uno splendido Giappone, che incanta e ammalia nei suoi duri silenzi, così come Alicia Vikander, diafana e accentrante. Il film però si squaglia al sole della sceneggiatura, seminando una quantità enorme di indizi, sottotrame e rivoli che non si ricongiungono totalmente, restando lì appesi come soprammobili, pronti a rompersi per terra al primo tremolio. Wash Westmoreland tiene assieme il tutto con la regia, ma quando passa alla scrittura non incide mai veramente, abbozzando un racconto spezzettato che si riempie di crepe.

5.5

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