Dos Recensione: un esperimento fallito su Netflix

La pellicola di Mar Targarona intriga nei primissimi minuti, ma annoia troppo velocemente nella costruzione di un contorno narrativo scialbo.

Dos Recensione: un esperimento fallito su Netflix
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Uomo e donna, anima e corpo, bene e male, notte e giorno. Moltissime sfaccettature, rinvenibili nel quotidiano di ogni persona, possono essere sintetizzate in una dualità netta e distinta. Il numero 2 non è solo oggetto di studio di molte dottrine filosofiche, ma anche elemento misterioso e perfetto di una matematica che lo ritrova onnipresente in una quantità spropositata di operazioni. Una cifra ammaliante che tiene unite le fondamenta del pensiero logico, capace di intrigare i molti pensatori che hanno perso il senno alla ricerca del motivo ricorrente del suo fascino.

Dos è un film Netflix costruito intorno ad un nucleo molto interessante, ma che perde di profondità man mano che ci si allontana da questa brillante idea sulla quale si fonda. La pellicola diretta da Mar Targarona si dimostra un titolo sperimentale fascinoso nella sua parte iniziale, a metà strada tra un film d'essai ed uno snuff movie, ma risulta incapace di costruire una trama all'altezza delle ottime premesse. Un film coraggioso che crolla sotto il peso delle aspettative, non riuscendo a spiccare tra i film di dicembre 2021 su Netflix.

Compagni di filo

Sara (Marina Gatell) si sveglia in un letto sconosciuto con un'emicrania lancinante. Al suo fianco c'è un individuo che non ha mai visto prima: sono entrambi nudi e apparentemente incapaci di ricordare le ultime ore.

Quando la donna tenta di allontanarsi dall'uomo, ignaro quanto lei della situazione, un dolore terribile la immobilizza sul posto. Uno sguardo sotto le lenzuola che li coprono mette in luce una realtà orribile quanto assurda, che lascia i due protagonisti sconvolti e terrorizzati: i loro addomi sono stati cuciti insieme, e liberarsi porterebbe ad una morte per dissanguamento. Sara è comprensibilmente scioccata, per questo David (Pablo Derqui) è costretto a prendere le redini della situazione, tentando di calmare la donna che vede in lui l'artefice di questa stomachevole fusione. I due saranno costretti a sincronizzare movimenti e pensieri, alla ricerca di una verità angosciante, sopita nel loro passato, che è tornata per tenerli uniti per sempre.

Ottima partenza...

I minuti iniziali di Dos risultano la parte meglio riuscita del titolo. All'interno di questo prologo si ritrovano le luci di un'idea molto intrigante, che verranno tristemente appannate da un prosieguo narrativamente scialbo. Il risveglio di Sara e David, intrecciati con dei rozzi punti di sutura all'altezza dell'addome, è disgustoso e terribile: la regia gioca su queste sensazioni estremamente fisiche, lasciando intravedere più di una volta i punti di contatto tra i due corpi, riuscendo in definitiva a catturare l'attenzione grazie ad una premessa unica e ben costruita.

La sofferenza dei due protagonisti è palpabile, e gli attori si dimostrano attendibili nei loro gemiti agonizzanti e nelle urla continue che accompagnano ogni movimento dei loro corpi uniti. Mar Targarona costruisce una sorta di incubo erotico molto particolare, ma non riesce a portare avanti le buone impressioni iniziali a causa di un intreccio narrativo che non appare credibile. Ci vuole davvero poco prima che i due protagonisti comincino ad aprirsi, liberandosi in confessioni personali insignificanti alla ricerca del motivo che li ha portati a vivere quella situazione.

... ma il finale è insoddisfacente

Il regista sembra quasi spaventato dall'idea che il suo film possa pendere troppo verso lo snuff movie e cerca di alleviare la tensione con delle scene comiche poco probabili, perché è evidente che l'unica emozione credibile in quel contesto sia la disperazione.

Il concetto principe, che vede due persone fisicamente unite e rinchiuse in una stanza, sembra uno strano e deliziosamente maligno ibrido tra Saw - L'enigmista e The Human Centipede (riscoprite due cult indiscussi nel loro genere con lo speciale dedicato a Jigsaw e con la recensione di The Human Centipede 3); ma l'idea sulla quale si fonda la pellicola è vittima della volontà di voler piacere ad un'ampia platea: il lungometraggio perde infatti l'ottima sensazione costruita nel prologo stemperando troppo in fretta il suo clima nauseante, cadendo già nella parte centrale in una trama dimenticabile. La sceneggiatura cede ad alcune soluzioni banali, da b-movie trito e ritrito (avete letto quali sono per noi i 10 b-movies migliori di sempre?), rovinando l'ottima sensazione di trovarsi in un incubo, e arriva ad un finale insoddisfacente che rivela la natura sperimentale di un titolo non riuscito. Buona la fotografia, che utilizza la luce calda per irradiare i numerosi chiaroscuri sui corpi nudi dei protagonisti, mentre la regia è capace di inscenare con efficacia la tragedia sullo schermo, prima che la storia si riveli nel tempo rovinando il film nel suo complesso.

Dos Dos è un amalgama di diversi generi, dal thriller al film d'essai, ma la sua natura sperimentale non basta a redimere una trama insoddisfacente e già vista in altre pellicole simili. Le buonissime impressioni iniziali sono infatti rovinate dalla sceneggiatura, che costruisce situazioni irrealistiche intorno ad un nucleo centrale cattivo ed affascinante. La fotografia, che ben illumina la terribile stanza che fa da palcoscenico alla tragedia, e una regia attenta sono infatti vittime di una storia tristemente dimenticabile nonostante l'intrigo creato nei primi minuti.

5

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