Recensione Donne senza Uomini

1953, quattro donne a Teheran cercano di emanciparsi lottando contro il pregiudizio

Recensione Donne senza Uomini
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1953, Theran.
Quattro donne di diversa indole ed estrazione sociale vedono incrociati i propri destini dopo aver cercato l'indipendenza in un mondo che non vuole vederle padrone di se stesse e della propria dignità. Quattro donne che cercano di disperatamente di fuggire da un contesto di cui sono allo stesso tempo vittime e complici consapevoli, affianco ad una popolazione che lotta disperatamente per ottenere una propria dignità politica che, fino a quel momento, gli è stata negata.
Fakhiri, donna dall'indole artistica e dal carattere sensibile, decide di lasciare il marito, ufficiale dell'esercito autoritario e dalla ristretta elasticità mentale che la limita in ogni sua decisione, denigrando la sua passione per il canto ed il suo amore per la vita.
Zarin è una bellissima prostituta, ormai deturpata della sua umanità che muore dentro di se ogni volta che un uomo la possiede e che, dopo anni di sorprusi, non riesce più a distinguere i volti degli uomini, tanto il dolore che questi le hanno causato con la loro carne. Stanca di questa vita, fugge lontano e trova riparo in una meravigliosa residenza dove ad accoglierla trova proprio Zarin, oramai separata dal marito e desiderosa di poter essere d'aiuto al prossimo.
Munis è una donna intelligenza, con una sviluppata coscienza politica che non riesce a sopportare i limiti imposti dal rigido fratello di cui Faezeh, la sua migliore amica, è follemente innamorata.
Entrambe vedranno le loro vite sconvolte da eventi che mai avrebbero potuto immaginare, una montagna di certezze che si sgretoleranno dinanzi ai loro giovani occhi.

Le donne di Shirin Neshat non hanno alcun diritto, sono vittime di un mondo che ha deciso, senza chiedere la loro opinione, quello che devono e possono fare e se il prezzo da pagare è la loro sofferenza questo non ha alcuna importanza.
L'obiettivo della regista (che ha un apprezzato passato da videoartista) è quello di dimostrare al mondo come le donne Iraniane hanno dovuto e devono ancora lottare per una parità di diritti che nella realtà non è mai arrivata né riesce ad avere l'attenzione che che merita.
Per quanto sia nobile l'intento della regista è cinematograficamente che il film perde la sua forza e, in quanto cinema, il requisito fondamentale non può certo mancare, pena la perdita di carisma della pellicola. Molto probabilmente la natura da videoartista della Neshat non la premia in un contesto dove la pragmaticità è la regola fondamentale per affrontare temi anche profondi ed elaborati.
Per tutta la sua durata Donne senza uomini non riesce a trasmettere la forza e la drammaticità che intende dipingere raccontando una storia forte come quella dell'emancipazione persiana degli anni '50, perdendo così l'unico obiettivo che mirava a raggiungere, purtroppo. Diciamo purtroppo perchè molto raramente pellicole mediorientali riescono ad ottenere una risonanza internazionale, specie se (spiace dirlo ma purtroppo è la realtà paradossale dei fatti) lavori prodotti da una donna, in modo particolare se così critici verso il loro sistema.
Va riconosciuta una toccante interpretazione di tutte le attrici protagoniste, capaci di rendere tutta la drammaticità della loro situazione con un semplice sguardo, nonostante alcune trovate surreali simboliche che poco avrebbero a che vedere con un contesto così concreto come quello che devono affrontare (la resurrezione, per intenderci), un contrasto un po' fuori luogo in definitiva.
Un film che quindi non afferra a dovere l'occasione che gli è stata concessa e che tratta con eccessiva visionarietà un tema che necessiterebbe di maggiore concrettezza: queste donne senza hanno il carisma ma manca loro la forza necessaria a ribellarsi sul grande scherzo, la forza del cinema è nell'immediatezza e non può in alcun modo venire meno.

Donne senza Uomini Donne senza uomini è un film a cui manca la forza per raccontare un dramma come quello della lotta cui sono costrette ogni giorno le donne per combattere contro i pregiudizi e i soprusi che le vorrebbero succubi e inermi. Un film che non lascia molto di se dopo la visione eccetto un lieve senso di noia e un interrogativo su cosa intendesse davvero raccontare la regista. Peccato

5

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