Recensione Diverso da chi?

Rovesciare i luoghi comuni è un ottimo modo per debuttare alla regia

Recensione Diverso da chi?
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Impegno

Un triste luogo comune afferma che il cinema italiano non impegnato riesca oramai a sfornare solo commediole da quattro soldi, cinepanettoni e cloni di Tre metri sopra il cielo.
Umberto Carteni, giovane regista alla sua prima esperienza col grande schermo, si è deciso a ribaltarne diversi (tra cui quello appena citato) con Diverso da chi?, spassosa commedia degli equivoci che sigla inoltre l’effettiva nuova cooperazione di Cattleya e Universal Italia.
Forte di questa efficacissima macchina distributiva, di un cast di tutto rispetto e della bella sceneggiatura di Fabio Bonifacci, Carteni propone ora al pubblico l’intrigante storia di Piero, Adele e Remo.

E’ solo questione di punti di vista...

Piero Bonutti (Luca Argentero) è un giovane, spigliato e brillante intellettuale di sinistra, impegnato politicamente e titolare di una cattedra all’Università di Trieste. Affermato ed elegante, sembra avere dalla vita tutto quello che può desiderare, compreso un compagno affettuoso e comprensivo come Remo (Filippo Nigro), critico culinario e “fidanzato in casa” da ben quattordici anni.
La rocambolesca candidatura di Piero alla carica di sindaco porterà tuttavia scompiglio non solo nella vita politica della città, ma anche in quella personale dei due protagonisti: senza neanche rendersene conto, Piero scoprirà a poco a poco un sentimento per la sua vice (assegnatagli d’ufficio dal partito) Adele Ferri (Claudia Gerini), detta la Furia Centrista per via del suo carattere integerrimo e testardo.
Attraverso una girandola di situazioni a dir poco buffe, assisteremo così prima alle liti fra i due, mal assortita coppia di politicanti in disaccordo su tutto, e poi all’incredulità per i loro stessi sentimenti (apparentemente contrari al loro modo di essere “naturale”), e al capovolgimento di molti ruoli e clichè in modo invero assai astuto e bipartisan.

Un triangolo dalle giuste misure

L’idea di fondo (un gay che scopre di amare una donna, con tutte le conseguenze del caso) è attualmente molto in voga (si veda la canzone san remese di Povia), ma Diverso da chi? non è stato creato sulla scia del momento, per quanto sembri rispettare una tempistica straordinaria nelle tematiche, sociali quanto politiche.
Un progetto del genere ha ottime potenzialità, ma rischia tantissimo di scadere nelle solite macchiette, di creare polemiche e scontentare pubblico e critica (nonché suscitare le ire delle varie correnti di pensiero sull’ancora difficile argomento dell’omosessualità); eppure bisogna render grande merito a Bonifacci per aver steso una storia che, nonostante il finale troppo accondiscendente (ma perfettamente in linea con il tono del film) risulta non solo accattivante, ma convincente nel suo sviluppo. E il tutto senza far torto a nessuno: non è questo un film che si “schiera” in difesa di qualcuno o contro qualcun altro, quanto un divertente what if che schernisce (senza però mai ferire) a destra e a manca.
Certe trovate della prima metà del film sono geniali, divertenti, ma anche presentate con un certo garbo, una sorta di eleganza formale di cui la pellicola è piena e di cui non era facile presagirne la presenza.
Eppure scorre tutto liscio come l’acqua del golfo dove i nostri si dilettano, a più riprese, nel canottaggio: la fotografia è strategica, puntuale nell’azzeccare gli angoli più suggestivi - o comunque più originali - da cui inquadrare le scene, mentre le musiche accompagnano con grazia lo scorrere delle stesse.
La bravura della Gerini era già inconfutabile, ma in questo film si barcamena fra le difficili e (differenti) spigolature del suo personaggio con efficacia e con un’abilità che si direbbe innata.
Innata come anche il talento di Argentero e Nigro, che si confermano non solo con la bella presenza, ma soprattutto con verve ben calata nella parte.
Piero è proprio come dovrebbe essere: troppo perfetto in pubblico per non mostrare invece nel privato i tanti difetti e capricci che lo caratterizzano, e a cui Argentero dà vita.
Un applauso anche a Nigro, che ha saputo soppesare bene la sua parte, infondendo in Remo una dolcezza di fondo notevole.
Risulta buona, ad ogni modo, la prova dell’intero cast, in particolare quella, perennemente in bilico tra il serio e il faceto, di Catania, Pannofino e Cederna, i cui inciuci ricordano quelli visti ne The Distinguished Gentleman di Eddie Murphy.

Diverso da Chi ? Spiritoso, fresco, elegante e curato: davvero un’ottima opera prima quella del giovane Carteni, che riesce là dove in molti (che abbiano esperienza o meno) ultimamente falliscono: confezionare una storia divertente, ma anche intelligente, che non si afferra ai luoghi comuni ma si diletta nel ribaltarli. E, miracolo, riesce a farlo senza scontentare o dar modo a qualcuno di sentirsi offeso (cosa assai difficile da farsi, soprattutto alla luce dei recenti fatti di cronaca). Inoltre, la sottotrama politica, nonostante sul finale perda, com’è normale, consistenza, nella prima parte della pellicola fila via che è un piacere. Consigliatissimo.

7.5

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