Recensione Disturbia

Spiare non è mai stato così pericoloso

Recensione Disturbia
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Tensione

Uno degli elementi cardine di un buon thriller, volto a coinvolgere e a stimolare lo spettatore, è sicuramente la tensione narrativa. Certo non è difficile riconoscere in Alfred Hitchcock uno dei pilastri del genere: grazie a capolavori come Psycho e La Finestra sul Cortile, oltre a molti altri, il regista inglese è riuscito a guadagnarsi la da tanti sospirata immortalità cinematografica assurgendo al rango di vero e proprio maestro.
Intelligente quindi questo Disturbia: nel suo chiaro ispirarsi a La finestra sul cortile, D.J. Caruso (già direttore di Al Pacino in Rischio a Due, oltre che regista di alcuni episodi del serial The Shield), si cimenta nel non facile tentativo di rispolverare il tema del voyeurismo hitchcockiano miscelandolo con elementi tipicamente adolescenziali.

In trappola

Da quando ha perso il padre in un incidente stradale provocato da una sua disattenzione, Kale vive nell'incubo della colpa. Svogliato negli studi ed estremamente irascibile, all’ennesimo richiamo da parte dell’insegnante il ragazzo risponde con violenza: il risultato è una condanna a tre mesi di arresti domiciliari. Costretto in casa, tuttavia, Kale non vive certo la vacanza all’insegna dell’ozio come ci si potrebbe aspettare da un ragazzo della sua età: la madre, tragicamente puntuale, lo priva dell’altrimenti imprescindibile x-box, e quando anche lo scaricamento di musica da internet non è più tra le opzioni del giovane, la poco fantasiosa mente vacilla. Cosa inventarsi allora, se non osservare il mondo esterno dalla finestra della camera? Là fuori tutto si muove, tutto accade, e le persone, nella loro rituale quotidianità, si dimostrano ben più interessanti di un mesto girarsi i pollici. Soprattutto in virtù del fatto che la bella Ashley, appena trasferitasi dalla città con la famiglia, oltre a trascorre gli assolati pomeriggi in costume da bagno tra una nuotata e l’altra, si dimostra provvidenziale nello scegliersi una camera da letto con pareti finestrate. In realtà anche l’inquietante signor Turner, si rivela un valido rompicapo cui dedicarsi: l’apparentemente pacifico vicino di casa di Kale, infatti, sembra nascondere dei segreti, forse addirittura riguardanti una donna scomparsa...

Semplice ed efficace

Come già detto, il film ripropone i temi del La finestra sul cortile, puntando più sui teen-ager che sugli adulti. Schierati un bravo Shia LaBeouf (recentemente protagonista nel film Transformers, e perfetto nel ruolo dell’adolescente problematico) e Sarah Roemer il cast si presenta come giovane, e l’utilizzo quasi smodato che i protagonisti fanno della tecnologia durante la vicenda (senza battere ciglio vengono modificate videocamere, trasmessi video in diretta dal cellulare sul computer a risoluzioni improbabili, e via dicendo) rende il tutto più empaticamente adolescente.
A sostenere il tutto, un ottimo riadattamento della trama che sa descrivere con efficacia le difficoltà comunicative di un ragazzo, vittima di una cronica mancanza di fiducia da parte degli adulti. Per Kale la comunicazione infragenerazionale è impossibile, il dialogo impraticabile. I soli con cui la relazione è possibile sono gli amici, i coetanei Ronnie ed Ashley. Gli adulti si concretizzano nella figura di un poliziotto, fortemente prevenuto nei confronti del protagonista e poco propenso ad ascoltare.
La componente voyeuristica poi è enfatizzata da un lento ma costante evolversi: guardare persone attraverso un binocolo passa da semplice ammazza noia (il "miglior reality del mondo") a una lotta per la verità e la sopravvivenza. Si aggiunga a ciò il geniale espediente che trasforma la casa di Kale in prigione senza sbarre (un dispositivo che avvisa la polizia nel caso il ragazzo superi una certa distanza dall’abitazione) e in simbolo di chiusura e controllo, e che , a tutti gli effetti, fa del ragazzo una spia spiata.
Forte si avverte l’ombra di Hitchcock nel delinearsi del dubbio riguardo la natura del presunto serial killer che, a dispetto del clima a tratti leggero risulta ampiamente caratterizzato, ed è ben interpretato da un bravissimo David Morse, che tramite una mimica facciale azzeccata riesce abilmente nello scopo di trasmettere ambiguità.

Disturbia Disturbia si propone in un citazionismo hitchcockiano, configurandosi come un film che, sebbene forse un po' troppo prevedibile, risulta di gran lunga molto più gradevole dei mediocri film per adolescenti a cui siamo tristemente abituati. Il film bilancia sapientemente freschezza e qualità risultando particolarmente indicato per chi, curioso, si avvicina per la prima volta al genere.

7

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