Recensione Dirty Dancing

Riscopriamo insieme il cult 'ballerino' anni '80 di Emile Ardolino con Patrick Swayze e Jennifer Grey, film musical-romantico entrato ormai nell'immaginario comune, non solo femminile.

Recensione Dirty Dancing
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Il film andrà in onda stasera, mercoledì 13 maggio, alle 21.10 su ITALIA1.
Divenuto un cult per il pubblico femminile, sopravvissuto anche nelle nuove generazioni, Dirty Dancing vede la luce nel 1987 consacrando il protagonista Patrick Swayze come vero e proprio sex-symbol, a cui la carriera futura non avrà mai dato un successo equiparabile a questa pellicola entrata ormai nell'immaginario comune, incluso quello maschile. Diretto dal regista statunitense di origini Emile Ardolino (premio Oscar quattro anni prima per il documentario sul mondo della danza He Makes Me Feel Like Dancin'), il titolo ad oggi ha superato la ragguardevole cifra di 200 milioni di dollari di ricavato, guadagnati soprattutto grazie alle vendite home video, confermandosì tra gli incassi più alti per un musical su grande schermo. Con un remake annunciato le cui riprese dovrebbero partire quest'estate (per la regia di Kenny Ortega, coreografo del film originale), il reboot Dirty Dancing: Havana Nights realizzato nel 2004 e una rappresentazione teatrale sempre in voga, questo mito del genti sesso sembra ancor lungi dal tramontare.

Un'estate da ricordare

Nell'estate del 1963 la giovane Frances, soprannominata Baby, si reca in vacanza con i genitori e la sorella maggiore presso un villaggio turistico nelle Catskill Mountains. Nel luogo di villeggiatura la ragazza conosce Johnny Castle, il maestro di ballo per gli ospiti dell'Hotel, invaghendosene sin da subito. Quando Penny, la miglior amica di Johnny nonché sua compagna abituale nelle esibizioni, è costretta per problemi di salute a rinunciare ad una serata, Baby si offre di sostituirla, prendendo a tempo di record lezioni e divenendo un'ottima ballerina. Durante il training il rapporto tra Johnny e Baby si trasforma in una vera e propria relazione, malvista però dal padre della ragazza...

Love story

Non è un mistero di come il pubblico "in rosa" sia rimasto indelebilmente catturato dalle atmosfere di Dirty Dancing: la storia romantica di Baby, brutto e timido anatroccolo che si trasforma in un cigno scatenato, corrisponde all'archetipo del romanticismo classico che ancor oggi continua a mieter vittime. Sulla scia di altre hit ottantiane del filone come Flashdance e Footloose, Ardolino opta per una strada sicura, inframezzando le ottime sequenze di ballo ad una narrazione che, riportando senza troppo impegno indietro di vent'anni, offre modo di narrare ancora una volta una storia di riscatto giovanile, mettendolo a confronto con i dubbi e le rigidità delle figure più anziane, genitori impauriti dalla trasgressione "moderna" pronti come sempre a ravvedersi nel più scontato dei lieto fine. Con un velato erotismo puramente di facciata il titolo affronta tutti i suoi limiti artistici con una sana nonchalance, trovando la sua naturale energia nella verve danzante e nella colonna sonora ricca di hit, su cui spicca la melanconica ballad (I've Had) The Time of My Life, vincitrice di Oscar, Golden Globe e Grammy Award. E se Patrick Swayze irrompe con prepotente carica erogena sul gentil sesso, non è invece da sottostimare la performance di Jennifer Grey, finta bruttina capace di donare sfumature non così banali al suo personaggio.

Dirty Dancing Cult "rosa" degli anni '80, Dirty Dancing continua ad ogni suo passaggio televisivo a raccogliere milioni di spettatori, per la maggior parte di sesso femminile. Un romantic-musical narrativamente telefonato che possiede una certa istintiva energia nelle scene di ballo, spruzzate da un sottile erotismo, e nelle azzeccate scelte di casting, dal mascolino carisma del compianto Patrick Swayze alla convincente performance di Jennifer Grey.

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