Dirt Recensione: su Netflix l'action sportivo con Kevin Dillon

Il diciassettene Dez Truss, reduce da un passato criminale, cerca il riscatto lavorando prima come meccanico e poi come pilota per un team di corse dirt.

Dirt Recensione: su Netflix l'action sportivo con Kevin Dillon
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Il diciassettenne Dez Truss è cresciuto per le strade: dopo la morte della madre per cancro e l'omicidio del padre in una rapina, il ragazzo afroamericano ha dovuto prendersi cura della sorellina piccola mettendo le sue strepitose abilità nella guida al servizio della malavita, prestando i suoi servizi ad un racket specializzato nel traffico di auto rubate. Dopo essere stato arrestato dalla polizia gli viene offerta un'opportunità per restare fuori di galera, lavorando per Rick Radden, ex corridore ora capo di un team di dirt track racing, le tipiche corse automobilistiche su percorso ovale tanto popolari negli Stati Uniti.
In Dirt Dez viene impiegato inizialmente come meccanico, ma quando il pilota ufficiale della squadra abbandona per degli screzi con Radden dovrà mettersi in prima persona dietro al volante.

Born to run

L'impianto da tipico film sportivo d'Oltreoceano, con il sogno americano che permette anche agli ultimi di emergere e trovare il proprio posto nel mondo, è al centro dell'ultimo film di Alex Ranarivelo, regista specializzato in produzioni a tema, come già dimostrato in Born to race (2011) e Ride (2017). In Dirt (disponibile su Netflix) al centro della vicenda vi è l'omonima specialità tanto apprezzata in territorio americano e va dato atto al cineasta di aver catturato appieno la grinta e l'adrenalina delle corse, con riprese sia classiche che dall'interno dell'abitacolo, capaci di trascinare con veemenza all'interno del contesto agonistico. Se dal lato action sportivo l'operazione avvince e convince lo stesso non si può dire per il contorno, con una sceneggiatura ingenua e buonista che si affida ai più classici stereotipi di riscatto: un protagonista povero e dal passato criminale, pronto a redimersi grazie all'affetto del suo nuovo boss e alla passione per le quattro ruote, puzza di già visto lontano un miglio e le relative dinamiche che hanno luogo nei novanta minuti di visione non regalano sorprese di sorta. La rivalità, il razzismo, la ricerca di una vita migliore sono elementi messi alla rinfusa, in un riciclo di cliché privo di guizzi, e solo le buone interpretazioni del cast, su tutti il "fratello d'arte" Kevin Dillon, permettono di chiudere un occhio sulla pressapochezza di uno script fin troppo lineare e abitudinario.

Dirt Come "action sportivo", Dirt svolge egregiamente il suo compito nel trasmettere la carica adrenalinica delle numerose corse su pista nelle quali è impegnato il protagonista. Ma l'insieme agonistico non trova adeguato contorno in una sceneggiatura ricca di cliché e stereotipi nelle relazioni tra i personaggi principali e nelle dinamiche criminali, in cui il giovane pilota afroamericano si trova suo malgrado coinvolto. Un film dedicato principalmente ad un pubblico appassionato di quattro ruote, che potrà chiudere un occhio sulle numerose banalità narrative.

6

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