Recensione Diamante Nero

Celine Sciamma ci immerge nelle difficili realtà delle banlieu parigine per raccontare un mondo femminile fatto di lotta e sopravvivenza, un mondo di ragazze educate e assuefatte alle regole della violenza

Recensione Diamante Nero
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Marieme è una sedicenne di colore della banlieu parigina. Affronta ogni giorno una vita non facile in un angolo socialmente remoto della Francia dove il profilo femminile si scontra e si appaia a quello maschile, trovando nella lotta mentale e sopratutto fisica con l'altro l'unico strumento per sopravvivere a una realtà contingente fatta di poche speranze e sempre troppi sacrifici. Una mascolinizzazione dettata dunque da una realtà sociale assai dura, dove smalti e paillette convivono stabilmente con fisicità esuberanti e coltelli affilati. L'assenza di una presenza genitoriale (una madre sola, che fa le pulizie in un albergo e non c'è quasi mai), la presenza dominante di un fratello maggiore (che non si fa scrupoli a usare le mani per imporre la propria ‘filosofia' di vita), il forte senso di responsabilità nutrito verso le due sorelline più piccole, le difficoltà ad ottenere risultati soddisfacenti e che le offrano una prospettiva migliore in ambito scolastico, sono solo alcune delle tensioni esistenziali che Marieme è costretta ogni giorno a combattere per far quadrare la propria esistenza 'sbilenca'. La voglia di evasione e sperimentazione tipiche dell'età, unite al carattere determinato della ragazza (dura e solitaria proprio come il Diamante nero del titolo) costituiranno la spinta per unirsi e aderire a un quartetto di coetanee (bande de filles nel titolo originale) che hanno trovato in quella unione e nella violenza della propria riaffermazione la loro vera forza. Una forza capace di mostrarsi in quell'apparenza da ‘bulle' e poi lasciare il campo alla grande insicurezza che di fatto condiziona queste adolescenti 'd'assalto', eppure incapaci di trovare un binario fermo lungo il quale incanalare le loro splendide energie, le stesse che poi finiranno invece per alimentare forse la strada della deriva.

Ragazze di vita

La poco più che trentenne francese di origini italiane Céline Sciamma ha già condensato nel suo breve ma intenso percorso filmografico (tre film incluso il magnifico Tomboy) quelli che sono i tratti salienti del suo modo di osservare il mondo, specie quello complesso e sfaccettato dei ragazzi, uno stato esistenziale sempre intenso e unico. Ed è proprio verso di loro e attraverso i loro primi singulti emotivi (Naissance des pieuvres), i turbamenti legati alla scoperta della propria identità sessuale o esistenziale (Tomboy) o ancora tramite la strenua lotta per la propria indipendenza emotiva e sociale (Diamante nero) che la Sciamma continua a osservare sempre da una distanza minima ed estremamente partecipativa le piccole e grandi rivoluzioni interiori dei suoi protagonisti (spesso protagoniste). Diamante nero non fa eccezione. Dirompente al centro della scena, la regista francese pone infatti l'energia vitale della sua Marieme, raccontata indipendente in quell'incipit potentissimo tra rugby femminile e sulle note di Light Asylum, descritta libera e in simbiosi con le amiche in Diamonds e poi raccordata nella splendida inquadratura finale di nuove lacrime che lasceranno veloci il posto a una nuova determinazione. Bravissima, in questo ruolo, la protagonista Karidja Touré, ma non da meno tutte le sue energiche amiche/comprimarie di scena. La Sciamma racconta così, naturalmente e con lodevole trasporto narrativo, il duro processo di formazione di ragazze cresciute in un mondo rude e perlopiù maschile e istruite - o meglio assuefatte - alla lotta e alla violenza. Ragazze risolute ad aggrapparsi a una qualche speranza d'evasione, come quei nomi fittizi (Lady, Vic di Victoria), ideati per sfuggire alla loro sempre più dura realtà. Diamanti che tentano, infine, di brillare nonostante la duratura eclissi del loro mondo.

Diamante Nero Forse un po’ meno a fuoco del lavoro precedente per la struttura a multi capitolo e con sviluppi non sempre indispensabili alla narrazione, Céline Sciamma conferma con Diamante Nero (presentato come film d’apertura della sezione Quinzaine des Réalisateurs allo scorso Festival di Cannes) la sua capacità (in particolare) e quella del cinema francese (in generale) di guardare agli adolescenti e alla loro connotazione sociale ed esistenziale con sguardo profondo e sincero, accorto e partecipato. Il nuovo capitolo di un cinema che in ogni caso svolge appieno il suo ruolo più alto, ovvero quello di analisi e indagine all'interno di realtà sociali bisognose di visibilità e (soprattutto) estrema sensibilità.

7.5

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