Detective Pikachu, la recensione: il mondo dei Pokémon prende vita

Il live-action dedicato ai mostriciattoli Nintendo si rivela un progetto solido e riuscito, grazie soprattutto al suo adorabile e irriverente protagonista.

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Tim Goodman (Justice Smith) è un giovanissimo agente assicurativo che da piccolo sognava di diventare allenatore Pokémon. Non è però l'Ash della situazione che, giratosi il cappellino rosso all'indietro al grido "gotta catch'em all", a dodici anni ha sfondato a calci la porta di casa ed è entrato a brutto muso nel mondo. Un'esperienza formativa certamente interessante, quella dello storico protagonista dell'anime, ma che nel film è distante veramente anni luce, visto che il nostro Tim, crescendo, ha perso ogni attitudine all'addestramento Pokémon, riciclandosi in una vita normale, da camicia e cravatta, incapace di catturare anche un piccolo Cubone solitario e frignone.
Poco male: la tranquilla vita d'ufficio in periferia gli piace decisamente molto, ma il destino ha in serbo piani ben diversi per lui. Ricevuta una telefonata, scopre che il padre Harry, di professione detective, è scomparso, probabilmente morto, e che deve recarsi immediatamente a Ryme City per sistemare le sue cose. Tim lascia così la piccola cittadina di campagna per entrare nella moderna Ryme City, metropoli dove umani e Pokémon vivono alla pari, aiutandosi a vicenda, e dove non esistono allenatori e battaglie (almeno, non legalmente).

Tutto è frutto dell'utopia del miliardario visionario Howard Clifford (Bill Nighy), che ha creato dal nulla questa gigantesca e sofisticata città con in mente il sogno della pace e dell'armonia, raggiungendo risultati eccellenti.
Incontratosi con il capo della polizia (un Ken Watanabe nel solito, riciclatissimo ruolo), il nostro protagonista riceve le chiavi di casa del padre e parte per il viale dei ricordi, passando da una stanza all'altra di questo appartamento situato in un quartiere che grida noir a ogni angolo - ovviamente pieno di Pokémon.

Non pensa minimamente che il padre possa essere ancora vivo e a tutto il mistero che possa celarsi dietro alla sua scomparsa, ma le sue "gelatine" si attiveranno grazie all'aiuto di un Pikachu parlante, scambiato inizialmente per topo d'appartamento (passatecelo!) da Tim, che scopre però come si tratti del compagno detective di Harry. Fatte le dovute presentazioni, i due iniziano a collaborare per arrivare alla verità sul caso.

Amici fidati

Ci sono due modi per approcciarsi a Detective Pikachu, al massimo potrebbe esisterne un terzo minore. Ammirando con occhi pieni di gioia e un pizzico di paura il mondo dei Pokémon prendere finalmente vita sul grande schermo, si potrà fare finita di essere tornati bambini, a quei lunghi pomeriggi passati a giocare al Gameboy e al Gameboy Color a Rosso e Blu od Oro e Argento, oppure ammettere che a noi, dei Pokémon, ce n'è fregato davvero poco, finché non sono tornati nuovamente di moda.
Siamo anche un portale di videogiochi, parte integrante del nostro DNA, quindi non possiamo fare finta di niente quando già in molti gridano con commozione "al ritorno dei Pokémon". È davvero così?
I mostriciattoli targati Nintendo non se ne sono mai andati, anzi, in 23 anni di onorata e incessante carriera tra videogiochi, anime, manga e giocattoli è difficile trovare un solo anno in cui non sia uscito un prodotto dedicato al franchise.
Indomiti e, proprio come Thanos, ineluttabili (parola più googlata del mese!), i Pokémon di Satoshi Tajiri sono alcuni tra i compagni più fidati della generazione millennial, cresciuti con noi, vivendo l'epoca d'oro del videogiocare portatile, il declino della grande N e poi la sua ripresa, contribuendo tra l'altro più che attivamente al risanamento societario della compagnia madre.

Se Pokémon GO non vi dice nulla, sappiate che all'incirca tre anni fa avete brillantemente evitato un brutta isteria di massa che spingeva su due fattori: la nostalgia dei disinteressati e la fidelizzazione dei giocatori hardcore... ma anche sulla dipendenza da smartphone e sull'elemento curiosità, ammettiamolo. Detto questo, il gioco mobile della Pokémon Company è riuscito sostanzialmente a rendere nuovamente mainstream in occidente il franchise Nintendo, trasformando milioni di persone in allenatori pokémon dalla testa china alla ricerca di mostriciattoli reali, il tutto grazie alla semplice tecnologia GPS e alla realtà aumentata.

Un esperimento rivelatosi un successo, anche se in parte sviluppato senza troppe ambizioni, ma con quella giusta spinta mediatica e quel sense of wonder estorto con intelligenza alla collettività tanto da convincere Hollywood a portare al cinema e in live-action il brand, senza pensarci due volte.
La reazione alla notizia dell'adattamento cinematografico occidentale dei Pokémon è stata inizialmente impietrita. La domanda era soprattutto il come: trasformando la storia di Ash in una saga o partendo da qualcosa di sostanziosamente diverso? In realtà c'era anche la paura di una sorta di gioco della matrioska, dove magari l'idea era la storia di un ragazzino dipendente da Pokémon GO che entra realmente nei mondo dei Pokémon.
Onestamente terribile, ma Hollywood era già anni luce avanti a noi e guardava al titolo del franchise più adattabile, curioso e diverso di tutti: Detective Pikachu, rivelatosi infine la scelta vincente.

Rompere una maledizione

Settato il giusto background, ve lo diciamo subito: il film di Rob Letterman prodotto dalla Warner Bros. è una trasposizione oculata, intelligente e divertita del mondo Pokémon. Non eccezionale e nemmeno impressionante, ma giusta e godibile, che mantiene ogni promessa fatta agli appassionati in fase promozionale. È un film che non delude né supera le aspettative, ma nel suo coraggio e nel suo titubante ingresso nel mondo dei grandi del cinema mainstream, molto semplicemente le rispetta e le ammanta di felicità, perché vedere esplodere al cinema il colorato e meraviglioso universo Pokémon è un'esperienza al momento unica.
Chi ha avuto modo di giocare il titolo per Nintendo 3DS, lo intuiva già dai trailer: Detective Pikachu è una trasposizione generalmente molto fedele (dove e quando può) al videogioco, che si prende però le giuste libertà interpretative e cinematografiche per dare un po' di pepe alla vicenda e rendere tutto più movimentato. La storia si rivela di fondo un mistery thriller che guarda sommessamente ai polizieschi anni '70, senza troppo esagerare, anzi, quasi solo a volere rimandare di sfuggita a quelle atmosfere, che soprattutto inizialmente, all'arrivo di Tim a Ryme City, sono preponderanti.
Artisticamente parlando, per ideologia stilistica, il film deve molto al gigantesco Blacksad di Juan Diaz Canales e Juanjo Guarnido - con le dovute differenze del caso -, e anche a Zootropolis, due opere comunque nettamente superiori al live-action Pokémon, perché con questo non condividono la narrazione semplice e a tratti molto sterile. In egual misura, per una mente abituata a questo tipo di cinema che lavora mediamente bene, i risvolti della trama risultano molto prevedibili e telefonati, ma c'è da dire che il film prova a mascherare con sagacia gli indizi, risultando in questo senso molto anni '10.

Non un titolo di epica e pathos e nemmeno così apertamente action, con chissà quanti scontri tra mostri tascabili, ma una buona storia d'indagine che si muove bene nel mondo che ha deciso di raccontare, soprattutto guardando alle dinamiche nel rapporto tra Tim e Pikachu, da sconosciuti a partner nel giro di poche ore.
Il topo elettrico più amato di sempre è oltremodo adorabile e con un design che da solo farà la fortuna del film, ma in generale più o meno tutti i Pokémon trasposti sul grande schermo in versione iper-realistica hanno un loro forte perché. È però il Pikachu di Ryan Reynolds a rubare costantemente la scena, descritto e interpretato come un iperattivo Pokémon da compagnia assuefatto alla caffeina e dalla lingua lunga.

Non rinuncia mai a delle battutine pungenti e specie in due occasioni tira fuori in solitaria il meglio della volontà citazionista del progetto. Purtroppo abbiamo completamente perso la performance vocale di Reynolds, visto che l'anteprima stampa è stata in lingua italiana, ma possiamo confermarvi che il doppiaggio italiano di Pikachu non è poi così male, anzi, Francesco Venditti fa del suo meglio per emulare come può il collega candese, trasmettendo quindi la decisa e schizofrenica personalità del personaggio anche nel traslato.

Dicevamo della battaglia Pokémon, poco presenti anche per l'esplicito ban di Ryme City, ma c'è un preciso momento nel terzo e ultimo durante il quale la lotta diventa protagonista e sì, funziona divinamente, facendoci anzi sperare in un futuro di scontri entusiasmanti nei prossimi progetti a tema Pokémon al cinema.
Per ora Detective Pikachu fa del suo meglio per portare in sala questo grande universo, rompendo finalmente la maledizione dei cinemagame, i film tratti dai videogiochi.
È forse il loro miglior esponente, con uno dei personaggi più peluchosi, cartooneschi e deliziosi dell'anno, inoltre funziona mediamente bene in ogni suo aspetto e in ogni genere che tenta di mettere in gioco. In sostanza, è come una pokéball: sfiancati da anni di delusioni sul fronte di questi specifici adattamenti, la vediamo arrivare e ci lasciamo prendere velocemente, per ritrovarci consapevoli in uno spazio agiato e ricreativo che fa bene al nostro spirito. Lasciatevi dunque catturare senza troppa paura.

Pokémon - Detective Pikachu Detective Pikachu rompe finalmente la maledizione dei cinemagame, i film tratti da opere videoludiche. Non delude né supera le aspettative ma le rispetta ampiamente, crogiolandosi nella sua esaustiva bontà, divertito, a tratti intelligente nelle dinamiche dei rapporti tra personaggi - quindi molto riuscito. Un'opera che si rivolge a tutti senza vergognarsi di voler arrivare a ogni fetta demografica possibile, dai fan hardcore ai più giovani, fino ai neofiti. Un titolo che vive del suo pokémon protagonista e lo eleva a detective e mascotte, amico e fratello, spalla comica e anche drammatica. In Pikachu c'è tutto, dall'assuefazione al caffè alla sagacia investigativa di uno Sherlock Holmes in erba, il che lo rende pungente, sagace e oltremodo adorabile. Come primo live-action dedicato all'universo Pokémon, dunque con tutte le incognite del caso, non potevamo davvero chiedere di meglio.

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