Deepwater - Inferno sull'oceano: Mark Wahlberg da everyman a eroe, la recensione

In Deepwater - Inferno sull'oceano Peter Berg racconta il più grave disastro ambientale della storia degli Stati Uniti

Deepwater - Inferno sull'oceano: Mark Wahlberg da everyman a eroe, la recensione
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Che Peter Berg fosse un regista accorto nel raccontare le drammatiche vicende di un manipolo di uomini chiamati - loro malgrado - ad un surplus di eroismo, lo aveva già fatto intuire con il crudo Lone Survivor. Ora, il regista di Hancock, sceglie di omaggiare la memoria delle 11 vittime causate dal disastro della Deepwater Horizon, una piattaforma trivellatrice semisommergibile posizionata nel Golfo del Messico, che il 20 aprile del 2010 fu vittima di quello che nel gergo viene denominato "blow-out", ossia una fuoriuscita violenta e improvvisa di fango e gas da un pozzo petrolifero che causò una terribile deflagrazione e il conseguente inabissamento della piattaforma (con il relativo versamento incontrollato in mare di circa 4.9 milioni di barili di petrolio nei successivi 87 giorni). Una delle pagine nere del capitalismo americano viene portata ora sul grande schermo grazie a Deepwater - Inferno sull'oceano, adrenalinica ricostruzione delle ore che precedettero l'incidente. A dare il volto agli sventurati protagonisti della sciagura avvenuta al largo della Louisiana troviamo Mark Wahlberg (il capo elettricista Mike Williams), Kurt Russell (Mr. Jimmy, il sovrintendente alla sicurezza della piattaforma offshore), Gina Rodriguez (la manovratrice Andrea Fleytas) e John Malkovich, chiamato ad impersonare Donald Vidrine, uno dei rappresentanti della British Petroleum, compagnia condannata a risarcire 50 miliardi di dollari.


Petrolio Assassino

Storie in cui decisioni superficiali, affrettate e mosse dalla sola e unica logica del profitto, hanno da sempre appassionato Hollywood, che le ha quasi sempre declinate al disaster movie. È il caso del fantascientifico Jurassic Park di Steven Spielberg (la storia di un miliardario megalomane che aveva sottovalutato i pericoli dell'ingegneria genetica) e del kolossal Titanic, con cui James Cameron ha fatto luce sulle misure di sicurezza inadeguate e sui materiali scadenti con cui era stato realizzato l'avveniristico transatlantico. Peter Berg si riallaccia così ad un filone inflazionato, muovendo da una tragedia recentissima, una ferita ancora aperta (il danno all'ecosistema è incalcolabile). Lo fa con un'abilità sorprendente, dimostrandosi interessato sì all'azione - impeccabile la sequenza in cui la Deepwater Horizon collassa - ma attento a sviscerare dualismi e dinamiche care al cinema americano, qui sintetizzabili nella contrapposizione di un everyman ad affaristi senza scrupoli. Il cineasta statunitense galleggia (proprio come la piattaforma del film) tra il disaster movie vecchio stampo (impossibile non rivedere alcune sequenze de L'Inferno di cristallo con Steve McQueen) e il film inchiesta con una maestria che è ormai il segno di una maturità artistica pienamente compiuta. Non ha paura di sporcarsi le mani nel greggio che fuoriesce senza controllo dai condotti petroliferi; imbratta pareti, protagonisti (e camera) di fango, raggiungendo livelli di splatter che differiscono da quelli di Quentin Tarantino solamente nell'aspetto cromatico (il nero del petrolio grezzo al posto del rosso del sangue). Ciò che più sorprende, è che in circa 97 minuti - tale è la durata di Deepwater - Inferno sull'oceano (QUI il trailer del film)- Berg riesce a condensare premesse, climax e scena madre senza perdersi mai, regalando allo spettatore sottili metafore (la scena-presagio in cui la lattina esplode), citando i grandi del passato (l'uccello che si schianta contro l'elicottero nell'incipit del film), affidandosi infine ai volti tumefatti di Mark Wahlberg - che abbiamo incontrato a Roma - e Kurt Russell, a dir poco perfetti nel ruolo. Quello di Berg è puro cinema di intrattenimento. Ma è anche altro, senza indugiare troppo in moralismi.

Deepwater Horizon Deepwater - Inferno sull'oceano ricostruisce in 97 minuti le ore che precedettero uno dei più gravi disastri ambientali di sempre. Lo fa con una regia accorta - quella di Peter Berg - e capace di dosare action e dramma senza rischiare alcun "blow-out". Il resto lo fa un cast azzeccatissimo in cui spiccano l'everyman Mark Wahlberg, l'integerrimo Kurt Russell e il viscido John Malkovich.

6.5

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