Recensione Death Race 2000

David Carradine e Sylvester Stallone sono protagonisti della folle e violenta corsa di Death Race 2000, film cult diretto da Paul Bartel e ambientato in un improbabile futuro distopico.

Recensione Death Race 2000
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Un sequel, un remake, due recenti prequel straight-to-video e una serie breve a fumetti. Death Race 2000 (distribuito in Italia come Anno 2000 - La corsa della morte) può tranquillamente essere annoverato nella numerosa lista di film cult degli anni '70, insieme ad altre produzioni omologhe come Rollerball. Proprio a quest'ultimo titolo si è ispirato il grande produttore / regista Roger Corman per realizzare questa folle corsa ambientata in un futuro distopico che gioca le sue carte migliori su una satirica violenza, tale da far vietare il film nel nostro Paese ai minori di 18 anni. Certo altri tempi e oggi il pubblico è abituato a robe ben peggiori, ma per il pubblico allora contemporaneo che forse si aspettava un altro tipo di sci-fi le emozioni forti non mancarono di certo. La pellicola è diretta da Paul Bartel, già collaboratore di Corman, al suo secondo film dopo Bambole e sangue (1972) e vede nel cast, oltre al protagonista David Carradine, un giovane e insolito Sylverster Stallone pre-Rocky nel ruolo del "cattivo".

Run or die

Nel 2000 gli Stati Uniti non esistono più. Al posto del governo democratico ora è al potere un regime totalitario che organizza ogni anno una folle e sanguinosa corsa per tenere a bada la popolazione. Alla Death Race partecipano cinque piloti, accompagnati dai rispettivi navigatori, il cui scopo, oltre a quello di giungere primi al traguardo in un percorso che attraversa tutto il Paese, consiste nell'uccidere il maggior numero di persone che incontrano sulla loro strada: ogni individuo infatti, in base all'età o allo stato sociale, garantisce un numero aggiuntivo di punti in classifica. La nuova edizione vede come partecipanti il violento "Machine Gun" Joe Viterbo, la bella Calamity Jane, la nazista Matilda, Nero the Hero e il misterioso Frankenstein, l'unico ad aver già vinto la competizione per due volte. Il pilota, nascosto da una maschera per via delle ricostruzioni chirurgiche subite nel corso degli anni, diventa l'obiettivo primario delle forze di resistenza antigovernative.

Sangue sulle ruote

Divertimento dal contagioso taglio splatter, Death Race 2000 è un film che, nonostante ad oggi possa apparire un po' ingenuo e datato, mantiene sempre alto il tasso divertimento negli ottanta minuti scarsi di durata. Merito di un imprinting piacevolmente sopra le righe, a cominciare dal design delle auto partecipanti, modellate e colorate sullo stile delle cartoonesche Wacky Races. La violenza in un contesto simile finisce per assumere connotati volutamente estremi, con pedoni investiti nei modi più fantasiosi e copiosi flutti di sangue finto ad inondare lo schermo. Visione innocua per il pubblico contemporaneo, l'operazione scorre veloce e indolore regalando ad ogni modo inseguimenti stradali di un certo impatto, in particolar modo quando Frankenstein viene inseguito da mezzi aerei e terrestri della resistenza. Il taglio ironico non nega comunque una forte componente satirica sulla società americana, pronta a prendere per oro colato tutto ciò che viene trasmesso in televisione, vero e proprio obiettivo critico della sceneggiatura, come sottolineato anche dallo sprezzante epilogo. Buona la performance di David Carradine, credibile anche sotto la maschera, mentre la prova di Stallone è di quelle che toccano volontariamente i godibili territori dello scult.

Death Race 2000 Divertente giocattolone dal taglio splatter (ad oggi a prova di bambino), Death Race 2000 rivisita La grande corsa(1965) in una chiave distopica e violenta che fa sua una buona dose di satira, senza comunque prendersi mai troppo sul serio. L'operazione, voluta da Roger Corman (e si vede), si è meritatamente guadagnata il titolo di cult grazie ad una conduzione narrativa e registica giocata su un fantasioso ed emoglobinico spettacolo trainato da storia e personaggi dichiaratamente caricaturali.

7

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