Recensione Death of a superhero

Ian FitzGibbon e il suo vulnerabile supereroe

Recensione Death of a superhero
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Quando si tratta di fare presa sui facili sentimentalismi del pubblico, il cinema trova da sempre un’arma perfetta nelle storie di giovani vite stroncate da malattie incurabili. La privazione dei primi amori, di una famiglia, di giornate trascorse a oziare con gli amici senza preoccuparsi del domani, riesce sempre a scuotere l’animo di uno spettatore sempre più propenso a lasciarsi intenerire (quanto più la sua vita appare materialmente perfetta). Su questa scia, già ampiamente calcata da tantissime pellicole, si inserisce l’irlandese Death of a Superhero, toccate narrazione degli ultimi mesi di un ragazzo malato di leucemia. Tratto dal romanzo di Anthony McCarten, che per l’occasione si è occupato anche dell’adattamento per il cinema, il film di Ian FitzGibbon cerca però una metodologia del tutto nuova, più vicina al moderno linguaggio crossmediale, per raccontare la sua storia.
Donald (Thomas Brodie-Sangster) ha 15 anni e tutte le fisse tipiche di molti suoi coetanei, come il sesso, la droga e il conflittuale rapporto con i suoi genitori. Eppure non è un ragazzo come tutti gli altri: è malato di Leucemia, ormai a uno stadio avanzato, e ha uno straordinario talento artistico. Passa infatti tutto il suo tempo disegnando le avventure del suo alter ego supereroe, impegnato a fronteggiare un nemico mortale, Glove, e la sua sexy assistente. Ma mentre a lui è negato qualsiasi legame sentimentale, Donald brama la possibilità di assaporare l’amore almeno una volta nella sua vita. L’occasione si presenta con Shelly (Aisling Loftus), ribelle compagna di scuola dal passato travagliato. Per Donald, così come per il suo supereroe, ogni giornata presenta però risvolti imprevisti e affrontarli diventa sempre più difficile: il suo unico conforto, e presto anche amico, diventa il dottor Adrian King (Andy Serkis), tanatologo con una spiccata passione per l’arte. E se i supereroi, com’è risaputo, non muoiono mai, il destino di Donald invece sembra essere già segnato.

Morte di un supereroe

Straziante, emozionante e costantemente avvolto nell’atmosfera emotivamente congelata dell’Irlanda, con i suoi mari in tempesta e le strade silenziose: Death of a Superhero si avvale sì di tutti quegli espedienti narrativi che rendono una pellicola tristemente drammatica, ma lo fa con uno sguardo verso il mondo delle graphic novel. “Non ero interessato a fare un film sul cancro”, dice FitzGibbon, “perché quel genere di film non ha nessun fascino su di me. Ho sempre detto che questo doveva essere un film in movimento e non deprimente. Ero interessato di più all’idea di una storia d’amore con poco tempo per svilupparsi”. E infatti la malattia di Donald diventa presto solo un assunto di base attorno alla quale girano i comportamenti dei vari personaggi. Interessante è l’uso che il regista fa dell’animazione, integrata come parte stessa (se non fondamentale) della storia: i disegni di Donald, violenti e con costanti riferimenti al sesso e alla morte, ci conducono all’interno della mente di un teenager problematico, un ragazzo con una vivida immaginazione e una vita che sta, suo malgrado, fluendo via.

Death of a superhero Nonostante le premesse, la pellicola non si arrende alle evidenze, svincolandosi dal marchio della malattia ed esplorando quella che, in fin dei conti, è solo la storia della nascita dell’amore tra due ragazzi in lotta, per motivi differenti, con la propria vita. Una dimostrazione ben riuscita di come si possa affrontare un argomento così attuale e trasversale rendendolo affascinante anche per un pubblico di più giovani, solitamente ostile a tali manifestazioni.

7.5

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