Ormai è risaputo, uno dei più grandi meriti del primo, memorabile Deadpool è stato sicuramente quello di aver sdoganato l'utilizzo del Rated-R (il divieto ai minori) in un grande film di studio, rating da sempre temuto e demonizzato da produttori e distributori perché sintomo di perdita di una fetta importantissima di audience, quella più giovane e remunerativa, il pubblico da tenersi più stretto - almeno con i cinecomic. Eppure il Mercenario Chiacchierone nato dalla mente di Rob Liefeld e Fabian Nicieza non poteva arrivare di certo al cinema costretto già in fase creativa da legacci censori che ne limitassero linguaggio e violenza: non sarebbe stato lo stesso Wade Wilson dei fumetti e il responso dei fan sarebbe stato automaticamente negativo.
Da questo punto di vista, bisognerebbe ringraziare forse il Constantine di Francis Lawrence, un film che ha insegnato come non adattare al cinema un personaggio pensato e creato per essere tutt'altro che canonico, ideato invece per adempiere alla sua natura di anti-eroe tout court, dalla morale ballerina, vizioso, scorretto, sporco e viscerale. I Marvel Studios non avevano mai tentato la strada del Rated-R per paura, almeno fino a Deadpool per l'appunto, e ugualmente ha fatto la DC, che ha problemi ben più grandi di un divieto ai minori, dato che non riesce a trovare un'armonia neppure con i prodotti PG-13.
Soltanto dalle parti della Fox si sono dimostrati più furbi, sviluppando dopo Deadpool anche Logan in Rated-R, rincarando la dose di consenso da parte del pubblico per tacere poi degli incassi. Ora, mentre Kevin Feige si crogiola nel meritato ma facile successo di Avengers: Infinity War (facile perché privo di divieti importanti) e Walter Hamada tenta il rilancio del DCEU, Ryan Reynolds torna nei panni del Mercenario Chiacchierone in Deadpool 2, un sequel che in una parola definiremmo ipertrofico, pompato al massimo delle sue possibilità.
Quando un mercenario con la Katana...
Dice Caparezza: "Il secondo album è sempre il più difficile, nella carriera di un'artista" e per estensione e traslazione, aggiungiamo, lo è anche il secondo film nell'economia di un franchise. Non solo bisogna sapersi migliorare, al contempo è necessario anche un grande sforzo in termini creativi, essenziale allo sviluppo di una storia che non ricalchi al limite della scopiazzatura quella del precedente capitolo, durante la quale si evolvano le situazioni che funzionavano già prima e dove tutto risulti allo stesso tempo nuovo, più grande e meglio confezionato. L'Impero colpisce ancora e il Padrino II sono tra i più grandi esempi di "secondi film che ce l'hanno fatta", oggi nella grande famiglia dei migliori numeri 2 entra a far parte anche la seconda venuta cinematografica di Deadpool diretta da David Leitch, "uno dei due tizi che ha ucciso il cane a John Wick". Deadpool 2 si può infatti definire un sequel totalmente riuscito per la sua volontà di cullarsi gioiosamente sugli eccessi e sulle libertà creative, imperturbabile di fronte a qualsiasi condizionamento da botteghino e menefreghista nel regalare al pubblico una storia che possa anche solo dirsi epica. Ed è un pregio incredibile in un momento storico come questo trovare un cinecomic che guardi in faccia il suo pubblico e gli dica di seguirlo pazientemente in due ore di citazionismo pop, violenza esplicita e momenti WTF come mai si erano visti in un film del genere.
Deadpool 2 prende ogni possibile aspettativa e la trita in un denso frullato cinematografico di cinismo e irriverenza che non perde mai gusto, capace di idratare anche le fauci cinefile più aride, magari stanche di masticare sempre lo stesso boccone Marvel, divenuto per molti ormai un bolo impossibile da mandare giù. Una ventata fresca e soprattutto rincuorante, insomma, perché dopo l'addio di Tim Miller e la voglia di Reynolds di "esagerare", la paura era sinceramente iniziata a serpeggiare nel cuore degli appassionati. Tutto è invece sotto controllo, o meglio tutto fuori controllo, come da programma e anzi, meglio del programma. Sarà che alla sceneggiatura sono tornati nuovamente i due geniali e fuori di testa Rhett Reese e Paul Wernick, questa volta aiutati anche dallo stesso Reynolds, ma sembra che tutto in Deadpool 2 sia esattamente al posto giusto per riproporre quell'esatto disastro entropico visto anche nel primo capitolo.
Certo, l'aver guadagnato in termini action grazie alla regia illuminata di Leitch ha forse fatto perdere al film quell'impianto narrativo che tanto era piaciuto due anni fa, ma poco importa quando poi la storia risulta più accessoria del previsto rispetto all'introspezione di Wade e al suo divertimento. Già, perché se ancora non l'avete capito, Deadpool proprio non ce la fa ad attenersi anche ai più insulsi canoni del genere, giocando invece un campionato tutto suo dove va facilmente a meta.
Non che la trama orchestrata non contenga sorprese: ce ne sono eccome, di curiose e dissacranti, tra camei impensabili e situazioni assolutamente sopra le righe, ma è nello sviluppo principale, quello cosiddetto orizzontale, che Deadpool 2 agisce in modo basico. Fa questo per aumentare il grado di perplessità euforica di chi guarda, più attento a capire le citazioni ai Goonies o al DC Universe, concentrato sulle battute e le continue prese in giro tra i personaggi che non a un racconto inutilmente complesso.
Non è un tipo di film particolarmente narrativo e neanche vuole esserlo, quindi tutto appare molto semplice e decisamente prevedibile, perché di complesso ha ben altro. Dove Deadpool eccelle è nello stile e nella scrittura dei vari protagonisti, sgargiante, piena di vita, ispirata e sclerotica, aggettivi condivisi sia dal già conosciuto Wade che dalle new entry Cable e Domino, assolutamente riuscite.
... incontra un Cyborg con il fucile
Notizia recente vuole che il grande impatto avuto da Cable ai primi test screening abbia convinto la produzione a procedere con dei reshoot, così da ampliarne il ruolo. Forse proprio a causa di questo sconfinamento è stata poi tagliata la parte del villain Black Tom, dando molto più spazio al Cyborg venuto dal futuro e ristrutturando in parte la storia per adattarla ai rimaneggiamenti, con il cut finale che vede in definitiva Deadpool contro Cable in una storia bicefala, con due grandi protagonisti contro, esattamente agli antipodi. Nel mezzo tanti altri personaggi di cui non anticipiamo nulla, anche se a spiccare insieme ai due è certamente l'incredibile Domino di Zazie Beetz, che ne dà un'interpretazione quasi da Vedova Nera dalla pelle d'ebano, ugualmente aggraziata nel combattimento e analogamente feroce. Quando è in scena lei non ce n'è davvero per nessuno, e per buona pace di Wade "l'avere fortuna" è un potere oltremodo spettacolare e cinematografico, specie poi se coadiuvato dall'occhio di Leitch e aiutato dal talento della Beetz. Spiace solo che, proprio come per Cable, Deadpool 2 sia soltanto un film d'esordio per il personaggio, perché ne vorremmo subito di più. Tornando a quello che nella sostanza è il co-protagonista meno chiacchierone, anche qui l'interpretazione di Josh Brolin vale l'attesa. Senza scadere in difficili e fastidiosi paragoni con il Thanos dei Marvel Studios, Brolin esce a testa alta anche da questa seconda sfida annuale in ambito cinecomic, sempre viziato da aggiunte VFX in post-produzione, anche se nettamente inferiori. L'espressività austera dell'attore e la sua possente fisicità ne fanno un Cable perfetto, inarrestabile e spietato con i suoi nemici. Nei trailer inoltre non si è mai visto, ma il virus tecno-organico è vivo e vegeto sotto quei vestiti, con una resa su schermo da urlo, per non parlare poi dell'utilizzo che ne fa il personaggio nelle varie scene, tra hackeraggi high-tech e mischie sanguinolente a piovere.
Leitch e gli sceneggiatori hanno poi mantenuto estremamente fedele all'originale il suo carattere: difficilmente lo vedrete ridere e sarà quasi sempre focalizzato sulla sua missione, ma non perderà certo occasione di rispondere a dovere a Deadpool anche nei momenti più concitati. È insomma un buon personaggio che, in fase introduttiva, stava per essere giocato male all'intero del film, fattore di rischio fortunatamente sfumato grazie alla lungimiranza della produzione.

Ci sarebbe molto altro di cui parlare, molto altro da sviscerare, ma nel farlo rischieremmo di andare contro il #WadeWilsonDemandsYourSisterSorryStupidAutoCorrectSilence. Pensiamo a diverse curiosità sui personaggi della X-Force, sulla loro valenza in battaglia, sul grande Peter, sul destino di Dopinder o sul ritorno di Blinde Al, ma vogliamo lasciarvi il gusto della scoperta, com'è giusto che sia, il brivido della sorpresa, dell'imprevisto. Non aggiungeremo quindi nulla sui nuovi, spassosi titoli di testa né sulle scene post-credit, forse le migliori di sempre, in relazione alla X-Force però una piccola curiosità è concessa: la squadra di eroi "dalla morale elastica" è protagonista di uno dei due più grandi momenti di incredulità del film, in definitiva una sequenza in linea con i toni e la follia del franchise. Deadpool 2 vive esattamente di questo: è un amplesso entusiasmante e schizofrenico all'interno di un mercato adesso ricettivo e fertile, motivo per cui speriamo prolifichi ancora a lungo.