Recensione Darkman

Liam Neeson è un tragico e sfigurato anti-eroe nell'ormai cult film di Sam Raimi, opera dalle disparate influenze che flirta con il genere supereroistico ante-litteram e i classici dell'orrore che fu.

Recensione Darkman
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"Io sono tutti gli uomini, e nessuno. Sono dappertutto, e in nessun luogo. Io... Sono... Darkman."
Cult a tutti gli effetti degli anni '90, il primo Darkman (meglio soprassedere sugli improbabili sequel direct-to-video) segna un passo importante nella carriera di Sam Raimi, alla prima regia per uno studio hollywoodiano dopo il sucesso "fai-da-te" del dittico di Evil Dead. Il sogno dell'autore era duplice: il suo intento era infatti quello di realizzare un film che omaggiasse sia il mondo dei comics che il cinema horror degli anni '30. Impresa riuscita in entrambi i casi, e che non ha certo fatto rimpiangere il fatto che Raimi non sia riuscito ad ottenere i diritti di Batman e dell'Uomo Ombra, prime scelte in origine. Con questo supereroe poco super e molto umano infatti l'autore ha dato ennesima prova del suo talento visivo con una storia fantastico / dark non priva di ironia e di una macabra componente drammatica, tanto da beccarsi in Italia alla sua uscita in sala un fin troppo severo divieto ai minori di 14 anni.

Dark side of the man

Lo scienziato Peyton Westlake, fidanzato con l'avvocatessa Julie, sta lavorando alla creazione di un nuovo tipo di pelle artificiale da usare in campo medico. Julie intanto è entrata in possesso di un documento che dimostra come il costruttore Louis Strack abbia accordi con la malavita: proprio l'impenditore corrotto invia il boss Durant e i suoi uomini a sgomberare delle attività che hanno luogo in riva al fiume, per potervi costruire in seguito un complesso di grattacieli. Nella zona ha sede anche il laboratorio di Peyton, che riceva la visita non certo amichevole della banda di Durant e sopravvive miracolosamente all'esplosione della struttura. L'uomo, orribilmente sfigurato, si risveglia in un ospedale nel quale stanno sperimentando nuove cure contro il dolore, tramite la recisione dei nervi del tratto spinotalamico; allo stesso tempo però questo comporta un sovraccarico delle emozioni che mette a rischio la psiche. Fuggito dalla clinica, Peyton occupa un laboratorio abbandonato e assume l'identità di Darkman, con lo scopo di vendicarsi dei suoi aguzzini e di affinare il suo modello di pelle artificiale per poter tornare alla vita di prima con l'amata Julie, che lo ritiene morto nell'incendio.

Figlio di Sam

Un Maschera di cera declinato alla verve fumettistica, tra incursioni horror e sgargianti guazzi ironici. Darkman è un film non sempre perfetto al quale però non manca certo l'inventiva: se dal punto di vista puramente visivo Raimi sfoggia tutto il suo amore per l'espressionismo tedesco e i classici d'orrore che furono, la carica narrativa guarda con altrettanto pathos agli eroi cartacei, nel disegno di un protagonista costretto dagli eventi a trasformarsi in implacabile giustiziere. E' perciò più semplice soprassedere a certe ingenuità narrative, dato che i novanta minuti di visione regalano sempre sorprese e il finale, una volta tanto non consolatorio, ci regala addirittura un cameo del grande, amico/feticcio storico del regista, Bruce Campbell. La stessa caratterizzazione di Darkman (interpretato con la giusta, soffertamente sopra le righe, solerzia da Liam Neeson) vive su battute e monologhi memorabili, in grado di creare un'avvincente empatia nei confronti del personaggio, costantemente diviso tra la sete di vendetta e la ricerca di una cura per la sua tragica condizione. Un Erik de Il fantasma dell'opera ibridato ad un Elephant Man (citato apertamente nella sequenza del luna park) che lotta per riavere la propria vita, nonostante la consapevolezza che nulla potrà mai essere come prima. Destino toccato anche ai cinecomics odierni, ormai ben lontani (nel bene e nel male) a parte rari casi da quell'autorialità piacevolmente artigianale che si poteva ancora esprimere nella fine dello scorso millennio.

Darkman Ha dato via a fumetti, pessimi sequel e serie di action figures: nel 1990 Sam Raimi realizza con Darkman uno dei più originali film a "tema" che il genere possa ricordare. Con uno sguardo ai classici Universal dell'orrore e al mondo dei comics, il regista del Michigan opta per un surrealismo pop dai toni furiosamente dark, flirtando con un'ispirata ironia caricaturale che si rifà alla forma cartacea e visivamente debitore in un moderno aggiornamento dell'espressionismo tedesco, per raccontarci la storia di un tragico (anti)eroe in cerca di vendetta.

7.5

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