Recensione Dark Tide

Halle Berry è un'appassionata subacquea famosa per compiere immersioni con gli squali senza protezione in Dark Tide, thriller ricco di ingenuità narrative diretto nel 2012 da John Stockwell.

Recensione Dark Tide
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Un anno dopo la morte di un suo collega la coraggiosa Kate, famosa per essere tra le poche persone al mondo a nuotare insieme agli squali senza bisogno di protezioni, è sull'orlo della bancarotta. Il suo ex-compagno Jeff, che non vede dal giorno della tragedia, si rifà vivo proponendogli un affare irrinunciabile, in grado di saldare tutti i suoi debiti: Kate dovrà accompagnare un ricco uomo d'affari e il figlio di questi in un'immersione tra i pescecani e senza gabbia; inizialmente restia poiché ancora tormentata dai rimorsi, la donna infine accetta l'offerta. Inizialmente l'escursione subacquea va come previsto, ma ben presto le sempre peggiori condizioni del tempo, un piccolo guasto all'imbarcazione ed un gruppo di grossi squali metteranno a rischio l'incolumità del gruppo.

Uomini e pesci

Che John Stockwell sia un appassionato del mare è ormai una certezza. Nella sua altalenante carriera infatti il regista e produttore americano ha diretto ben tre film aventi come fondamentale sfondo le acque oceaniche: Blue Crush (2002), Trappola in fondo al mare (2005) e Dark Tide, ultimo in ordine cronologico (datato 2012) e qui oggetto di analisi. Pellicola dalla distribuzione travagliata, tanto che prima di uscire nel resto del mondo è stato trasmesso addirittura in anteprima mondiale sulle nostre reti nazionali, che vede per protagonista una Halle Berry ormai da tempo abituata a produzioni poco felici, questa inclusa. Partiamo enunciando subito l'unico lato positivo delle insostenibili due ore di visione e cioè la scelta di utilizzare veri squali bianchi durante le riprese, conferendo parzialmente uno riuscito stile semidocumentaristico, con molte altre specie riprese attraverso telecamere subacque. Peccato che gli spunti di potenziali interesse si esauriscano praticamente qui, annegando il resto della narrazione in un susseguirsi di eventi illogici che tolgono qualsiasi credibilità alla vicenda. Originariamente, almeno nelle intenzioni, più dalle parti de Lo squalo (1975) di Spielberg rispetto alla verve trash / gore dei vari z-horror a tema, il racconto non riesce mai a coinvolgere, vuoi per dei personaggi candidati alla vittoria dei Darwin Awards cinematografici dell'anno, vuoi per una dilaniante monotonia che domina dall'inizio alla fine: in una narrazione ambientata per il 90% nella barca della protagonista, solo i venti minuti finali regalano un minimo di suspense, peraltro resa confusionaria da una regia anonima e mai in grado di coinvolgere pienamente al destino dei personaggi.

Dark Tide In quest'occasione è Halle Berry a dover affrontare gli squali, ma non ci troviamo davanti all'ennesimo b-movie horror del copioso sottofilone bensì ad un thriller d'impronta realistica, almeno nelle intenzioni. Dark Tide infatti sciorina ben presto ingenuità e illogicità narrative in serie con personaggi sul limite dell'idiozia nei loro esasperati istinti masochistici, tanto che nel finale parzialmente tensivo si viene portati a tifare per gli affamati pescioloni.

4

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