Dangerous Recensione: un film violento e senza empatia su Prime Video

L'originale Amazon Prime Video è un action-thriller pigro e svogliato, che ha il solo merito di valorizzare Scott Eastwood.

Dangerous Recensione: un film violento e senza empatia su Prime Video
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Dangerous è la nuova pellicola diretta da David Hackl - conosciuto principalmente per il suo impegno nella saga di Saw con il quinto capitolo (2008) e per aver girato recentemente Daughter of the Wolf - La figlia del lupo (2019) - e scritta da Christopher Borrelli (Il respiro del diavolo, The Vatican Tapes). L'opera è un action-thriller vecchio stampo con un protagonista classicamente incompreso, Dylan "D" Forrester (Scott Eastwood) che è stato in carcere ed ora è agli arresti domiciliari, ma cerca redenzione. La misteriosa morte del fratello dà il la ad un'avventura pericolosa che mette totalmente a repentaglio quanto costruito in questi anni con il suo terapeuta, il Dr. Alderwood (Mel Gibson).

Seguono botte da orbi e sparatorie varie e una trama che va avanti per inerzia grazie più che altro alla recitazione dell'attore protagonista, piuttosto che a particolari guizzi registici o narrativi che purtroppo sono totalmente assenti. Un risultato mediocre che è anche figlio di un'idea non particolarmente originale alla base e che suona di già visto fin dalla prima inquadratura presentata. Il lungometraggio è disponibile su Amazon Prime Video (vi consigliamo di dare un'occhiata anche ai film Amazon di maggio 2022) ed è prodotto da Benaroya Pictures, Minds Eye Entertainment, Falconer Pictures e Invico Capital.

Dangerous: un tormento interiore difficile da gestire

Dangerous sposta già dal principio lo sguardo sul complesso protagonista, vero e proprio motore della vicenda. Dylan Forrester è rinchiuso in casa con un braccialetto elettronico: è violento, non prova empatia per nessuno ed è una macchina assassina che non trova mai pace.

Dopo anni di terapia con il suo psicologo di fiducia, sembra aver raggiunto un nuovo equilibrio, che si rompe nel momento in cui scopre che suo fratello, residente in un'isola misteriosa, muore tragicamente. Da quando l'occhio della cinepresa si volge sul personaggio, per l'intera durata del lungometraggio, assisteremo a continui cambi di registro che alternano "D" al suo terapeuta, il Dr. Alderwood. Una soluzione registica goffa che, anche in sede di scrittura, non raggiunge il risultato voluto: se è chiaro che l'autore voleva porre parecchia attenzione sul disagio mentale dell'antieroe, questi dialoghi con il suo medico hanno un effetto più comico che realistico, specialmente perché sono totalmente fuori luogo rispetto al tono brutale che invece governa la maggior parte delle scene action. Quest'ultime, proprio perché sono presenti in maniera massiccia e attirano parecchio l'attenzione del pubblico con inquadrature tutt'altro che brillanti, soffocano l'intento iniziale di parlare di tematiche più profonde legate al background del protagonista e alla sua turbolenta relazione con i familiari.

A livello di regia, in generale, le sequenze, per quanto abbiano in alcuni casi dei curiosi risvolti dinamici e creativi, sono per la maggior parte piatte e senza mordente, specialmente perché denotano da un lato una scrittura debole che le anticipa ingenuamente, dall'altro perché evidenziano i limiti delle situazioni presentate che sembrano essere state concepite senza una reale direzione e prive di una correlazione vera e propria. Proprio spostandoci sulla sceneggiatura, possiamo menzionare senza dubbio i difetti maggiori di Dangerous.

Un film che connette il protagonista al pubblico

Il copione parte da una scrittura molto classica che riprende tantissimi elementi tipici del genere action-thriller e pigramente cerca di adagiarsi su questo schema, senza voler portare novità o innovazione al progetto. Il problema, però, è che la formula presentata è talmente tanto conosciuta e inflazionata da non avere proprio nessun attrattiva nello spettatore, che si sente respinto e lontano dalla storia. Gli unici momenti in cui il pubblico si ricollega parzialmente al lungometraggio è quando l'attenzione si sposta sul protagonista. La caratterizzazione di quest'ultimo è probabilmente l'elemento più anticlimatico (un personaggio che non prova emozioni, senza nemmeno avere un pochino di empatia nei confronti degli altri) e funziona solo grazie all'interpretazione di Scott Eastwood che in questo modo riesce a salvare in parte l'esito della pellicola, sfidando una scrittura che lo vuole apatico dall'inizio alla fine, trasformando questa caratteristica in un punto di forza.

Se la figura centrale della trama ha quindi una sua dignità filmica, non possiamo dire lo stesso degli antagonisti: un gruppo che, per come viene presentato dallo script, è minaccioso solo in potenza, ma all'atto pratico si lascia abbindolare più e più volte non solo da "D" che è sempre un passo avanti a loro, ma anche dagli altri personaggi, dei comuni civili che non hanno nessuna esperienza militare. Ciò purtroppo contribuisce ad eliminare quasi del tutto la tensione scenica e i continui ostacoli che dovrebbero vivacizzare questo tipo di pellicola. Per quanto riguarda le interpretazioni in Dangerous, oltre al già lodato Eastwood, è opportuno segnalare un Mel Gibson che sembra recitare in modo svogliato e impacciato, palesemente nei panni di un personaggio che non sente suo e che, inoltre, viene lasciato ai margini della storia (un po' come riscontrato nella recensione di Boss Level), diventando inevitabilmente una macchietta umoristica, anche se ovviamente non voluta.

Dangerous Dangerous è un lungometraggio debole e privo di mordente che, purtroppo, sia a livello di scrittura che di regia non riesce a creare una connessione emotiva con lo spettatore, che perlomeno comunica con il protagonista grazie ad una buona interpretazione di Scott Eastwood. La macchina da presa presenta spesso e volentieri delle sequenze action di scarso coinvolgimento e attenzione, mentre la scrittura fallisce nel dipingere gli antagonisti ed è priva di attrattiva, non andando oltre gli stilemi del genere presentato. Nota di demerito è la presenza di Mel Gibson, che purtroppo è totalmente fuori parte e sembra non credere nel progetto.

4.0

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