Recensione Dalla Vita in Poi

Recensione del film con Cristiana Capotondi e Filippo Nigro

Recensione Dalla Vita in Poi
Articolo a cura di

"Katia, Danilo e Rosalba sono testimoni di un'esistenza marginale vissuta con orgoglio, costruttori di un futuro senza fondamenta e senza progetto che, proprio per questo, è anche senza limiti. Non avendo riferimenti culturali né condizionamenti sociali, non seguono le regole del convivere piccolo-borghese. Il loro sistema di valori viene inventato e aggiornato secondo necessità".
Romano classe 1957, Gianfrancesco Lazotti - regista di Tutti gli anni una volta l'anno e Saremo felici - descrive così i protagonisti della sua nuova fatica cinematografica, ispirati a tre persone realmente esistenti (vedi anche boxino).
Fatica cinematografica che parte dalla figura di Katia alias Cristiana Capotondi (Come tu mi vuoi), costretta su una sedia a rotelle dalla distrofia muscolare e che si ritrova a fare il "suggeritore d'amore" per l'amica del cuore Rosalba, cui concede anima e corpo Nicoletta Romanoff (Cardiofitness). Quest'ultima, infatti, ama il detenuto Danilo, interpretato da Filippo Nigro (Le fate ignoranti), al quale, per alleviare la sofferenza della galera, decide di scrivere ogni giorno una lettera dolce, appassionata e lirica, affidandola però a Katia. Fino al momento in cui il rapporto sentimentale termina e Katia, colpita dalle appassionate risposte di Danilo ai suoi slanci poetici pensati per Rosalba, decide di andare a conoscerlo in carcere per vedere il suo aspetto.

Parola di Gianfrancesco Lazotti

Katia, Danilo e Rosalba esistono, anche se non si chiamano né Katia, né Danilo, né Rosalba, così come esiste il quartiere Colleverde e il carcere di Rebibbia. Scrivendo, modificando, inventando, camuffando e stravolgendo i fatti mi sono accorto che la verità di questa storia, per quanto la si manometta, riaffiora sempre, come la filigrana delle banconote che ne certifica l’autenticità.

Se solo avessi le parole...

Quindi, un romanticissimo racconto su celluloide che, introdotto dalla frase di Cirano di Bergerac "A volte il poeta cede al suo stesso incanto", comincia nel presente per poi trasportarci immediatamente ad un anno prima, conducendo in maniera progressiva al punto di partenza della pellicola.
Un romanticissimo racconto su celluloide che, con il sempre grande Carlo Buccirosso (Febbre da cavallo-La mandrakata) coinvolto nel ruolo del direttore del carcere e Carlo Giuseppe Gabardini (Ti presento un amico) in quello di un assistente sociale, fa dei dialoghi, tempestati di frasi tipiche del linguaggio comune, il principale strumento atto a contestualizzare la realtà tricolore raccontata.
Infatti, mentre si afferma che guardie e detenuti non possono essere amici e le protagoniste riflettono sul fatto che l'amore tra l'uomo e la donna, a volte, è destinato a passare e che le coppie non stanno insieme per i sentimenti, ma per convenienza, si avverte non poco una certa critica nei confronti del sistema giudiziario dell'Italia; paese in cui terroristi e assassini escono tranquillamente di prigione poco tempo dopo l'arresto, chi evade miliardi di tasse in qualche modo viene sempre graziato dalla legge e, invece, chi non paga una multa si ritrova il televisore sequestrato.
Ma, nonostante la prova decisamente lodevole degli attori, al cui fianco, però, troviamo anche il comico Pino Insegno nei panni di un carabiniere "cattivo" difficilmente credibile per lo spettatore, l'insieme, volto inoltre a ribadire che nel corso dell'esistenza possono accadere cose impreviste, finisce per risultare poco coinvolgente ed a tratti perfino noioso.
E, sebbene non manchino dosi d'indispensabile ironia, la quale domina soprattutto la sequenza della cerimonia nuziale, i circa 85 minuti di visione lasciano pensare che siano più adatti ad una fruizione su piccolo schermo o presso i festival. Non a caso, si sono aggiudicati il premio per il miglior film al Taormina Film Festival e lo Special Grand Prix della Giuria al Montréal World Film Festival.

Dalla Vita in Poi Ispirato a personaggi realmente esistenti, il romanticissimo lungometraggio del romano Gianfrancesco Lazotti vanta un cast decisamente in forma che, al di là del sempre apprezzabile Filippo Nigro, include una Cristiana Capotondi e una Nicoletta Romanoff alle prese con quelle che rientrano di sicuro tra le loro migliori prove sul set. Peccato, però, che la pellicola non riesca a coinvolgere pienamente lo spettatore, penalizzata da messa in scena e ritmi narrativi dovuti con ogni probabilità all’esperienza prevalentemente televisiva del regista.

5

Che voto dai a: Dalla Vita in Poi

Media Voto Utenti
Voti: 28
5
nd