Crawl - Intrappolati, la recensione: nuotare fino a perdere il fiato

Un uragano, un'interminabile pioggia torrenziale, un branco di alligatori: in Crawl - Intrappolati c'è tutto l'occorrente per saltare nella poltrona.

Crawl - Intrappolati, la recensione: nuotare fino a perdere il fiato
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L'epoca che stiamo vivendo è particolarmente instabile dal punto di vista meteo. In alcune zone del pianeta si stanno verificando fenomeni mai accaduti prima, pensiamo a importanti trombe d'aria e piogge torrenziali, nelle aree solitamente afflitte da problemi simili invece le cose sono peggiorate rispetto alla tradizione, con una frequenza maggiore di fenomeni.
Impossibile non pensare alla Florida, Stato americano dove si incappa spesso in annunci di "allerta meteo" e "pericolo uragano", teatro del nuovo Crawl - Intrappolati, disaster movie "ambientale" che sfrutta con sapienza determinati cliché del cinema horror - ma di questo parleremo fra poco.
Al centro di tutto c'è Haley, una ragazza che soffre di diverse insicurezze. È una nuotatrice, da piccola ha addirittura gareggiato ad alti livelli, supportata e allenata dal padre, oggi però le cose sono molto cambiate: la famiglia si è divisa, i genitori si sono separati, la vita quotidiana si è ridotta a essere un cumulo di macerie e ricordi e poco altro. L'amore nei confronti di un padre però è impossibile da scalfire, nonostante le difficoltà.

Percepire il pericolo ma tuffarcisi dentro lo stesso

È proprio il pensiero del padre a spingere Haley in una zona in cui sta per abbattersi un tremendo uragano: le autorità hanno lanciato tutti i dovuti segnali, le strade sono state bloccate, la popolazione è stata invitata a chiudersi in casa (o in rifugi appositi) in attesa che il fenomeno perda pian piano potenza. Il padre della ragazza però non risponde più a nessun messaggio, nessuna chiamata, non risulta dentro nessuna casa (vecchia o nuova che sia) di famiglia.
Come abbiamo detto però la vita quotidiana dei nostri personaggi è ormai fatta quasi ed esclusivamente di ricordi, l'uomo si trova infatti nella casa in cui le sue piccole bambine (oggi donne) sono cresciute, a fare dei lavori di Fai-da-te nello scantinato, senza smartphone e con una sola radio AM-FM per ascoltare la musica.
C'è inoltre una complicanza aggiuntiva: l'uomo è stato ferito da diversi coccodrilli che hanno scelto proprio la sua cantina per covare delle uova. Questa la scena che Haley e gli spettatori si troveranno davanti all'inizio di Crawl - Intrappolati.

Stile libero

In ambito sportivo, il "crawl" è ciò che noi italiani consideriamo lo "stile libero" nel nuoto, la nuotata probabilmente più famosa, basilare e diffusa. Perché questo diventa un elemento centrale del film diretto da Alexandre Aja e prodotto da Sam Raimi, tanto da figurare persino nel titolo? La risposta è alquanto semplice: molti sono i parallelismi fra lo sport e la drammatica vicenda vissuta dalla nostra protagonista, che ha completamente perso fiducia in se stessa e non crede più alla favola che la vuole "regina delle vasche, contro tutto e tutti".
Da quando il padre si è allontanato dalla madre, dalla famiglia, sono terminati anche gli allenamenti, la voglia di continuare, di vincere per qualcosa di più grande di una semplice medaglia.

La vita però è beffarda e mette la nostra protagonista davanti a un bivio fondamentale: continuare a essere la bambina sperduta, che ha costantemente bisogno di essere tenuta per mano da qualcuno, oppure prendere l'esistenza di petto e reagire, diventare adulta, smettere di aspettare il supporto di un padre che adesso invece - a parti invertite - ha bisogno dell'aiuto della figlia.
Arriverà dunque il bisogno di tornare a nuotare sul serio, senza paura, fino all'ultimo respiro, anche perché l'uragano che si abbatte su Haley e il genitore porta con se anche una pioggia infinita, che allaga presto la cantina della vecchia casa di famiglia. E indovinate chi altro sa nuotare perfettamente...

Mostri di acqua e di terra

Parliamo dell'alligatore, un "mostro terraqueo" in grado sia di camminare sulla terraferma che di nuotare splendidamente, anzi è proprio sott'acqua che queste creature danno il meglio di loro. Per brevissimi tratti possono raggiungere anche i 45 km/h, in acqua toccano invece i 40 km/h, il loro morso è uno dei più potenti del regno animale e le loro dimensioni possono superare i 3 metri di lunghezza, per pesi nell'ordine dei 450 kg. Con animali di questo calibro non c'è neppure bisogno di scomodare la fantasia per creare un'atmosfera del terrore.
Torna dunque, prepotente, il tema dell'uomo contro la natura, sia rispetto ai fenomeni naturali che appunto alla fauna che vive sul pianeta. Un mix micidiale che dà vita a un film non troppo originale nelle dinamiche del racconto, montato in maniera estremamente lineare, ma capace di intrattenere il giusto, anche grazie a una discreta empatia che si viene a creare fra il pubblico e i personaggi a schermo.

Pur calpestando territori minati da film di Serie Z, come non pensare del resto alla saga di Sharknado, con enormi squali trasportati in aria da violenti tornado, o a Shark 3D, dove a causa di una sorta di tsunami ci si ritrova con gli squali all'interno di negozi e supermercati, Crawl - Intrappolati prende tutto in maniera assolutamente seria, non c'è spazio per l'ironia, solo per la tensione e la disperazione, con molte situazioni che si risolvono all'ultimo secondo utile.
Alexandre Aja del resto non è un regista a cui piace molto scherzare, ce lo ha insegnato il film del 2006 Le Colline hanno gli Occhi, o il remake Piranha 3D, bisogna dunque affrontare questa esperienza con rispetto, poiché il pubblico più impressionabile potrebbe ritrovarsi a saltare più volte sulla poltrona.

Dolcezza e autorità

Crawl - Intrappolati cede senza lusinghe, come prevedibile, allo scontato utilizzo del jump-scare, con alligatori che spuntano dal buio senza fare il minimo rumore e altri espedienti simili. Se da una parte, come abbiamo detto, bisogna prendere il film molto seriamente, dall'altra bisogna chiudere più di un occhio per alcune situazioni davvero al limite della fantasia, sciocche, create quasi appositamente dai personaggi per finire ulteriormente in pericolo.
Questo è ciò che del progetto ci è piaciuto meno, poiché tenta di aggrapparsi nella maniera più assoluta al reale, salvo poi dimostrando il contrario in alcune sequenze borderline. Kaya Scodelario però è davvero brava a dare vita a una Haley intensa, insicura e impacciata solo all'occorrenza, ma con la giusta dose di attributi quando si tratta di contare sul serio; con lei, in un canto praticamente a due sole voci, il sempre ottimo Barry Pepper, castrato però in modo eccessivo da un personaggio immobile, letteralmente, poiché gli alligatori gli hanno maciullato quasi per intero le gambe, facendogli perdere i sensi (perché gli animali non abbiano portato a termine il "lavoro iniziato" però non è dato a sapersi... ecco cosa intendiamo, ad esempio, con "situazioni al limite", inverosimili).
Ciò che invece dobbiamo lodare senza riserve è il comparto degli effetti visivi: non trovandoci al cospetto di un qualsiasi film di Serie Z, ma di un prodotto Paramount, ogni scena ha una sua credibilità dal punto di vista visivo, cosa che ovviamente amplifica la fotografia cupa e oscura di Maxime Alexandre, che ci trascina "nell'occhio del ciclone" senza lasciar trapelare neppure un singolo raggio di sole.

Crawl - Intrappolati Si parte con tradizionali sfumature da disaster movie, poi però si vira sull'horror "di formazione", con la protagonista alla ricerca del proprio posto nel mondo - e dell'orgoglio perduto. Crawl - Intrappolati non è un classico film di Serie Z come si potrebbe pensare, al contrario è un prodotto Paramount con una sua dignità, un carattere molto forte, impersonato sullo schermo soprattutto da Kaya Scodelario. Pur con una trama prevedibile e davvero poco originale, il regista Alexandre Aja sa come creare tensione e far saltare il pubblico sulla poltrona, con jump-scare ben studiati e situazioni da risolvere all'ultimo secondo utile. Buoni i continui parallelismi con il mondo dello sport e del nuoto in particolare, che tentano di dare spessore a una storia altrimenti piatta, per un "disaster horror" che va dritto al sodo, senza perdersi in fronzoli inutili.

6.5

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