Cosa fai a Capodanno? La recensione: nello chalet poco o nulla

Lo sceneggiatore Filippo Bologna debutta dietro la macchina da presa con una black comedy corale in mezzo alle nevi.

Cosa fai a Capodanno? La recensione: nello chalet poco o nulla
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"Il pretesto del sesso per cercare di raccontare il presente". È da questo concetto che è partito - per costruire il suo debutto da regista - Filippo Bologna, co-sceneggiatore de L'ultima ruota del carro e Perfetti sconosciuti.
Cosa fai a Capodanno? ha più di qualche punto di contatto con i classici cinepanettoni tanto in voga qualche anno fa. In effetti un nesso è evidente sin dal primo sguardo alla locandina; il cast è di quelli corali e nutrito di habitué del cinema nostrano, i cui nomi sono scritti sullo sfondo rosso del poster. E quale altra gradazione richiama l'atmosfera natalizia con più forza di quella che simboleggia il costume di Babbo Natale?
Gli ingredienti ci sarebbero tutti per prepararsi all'ennesimo prodotto in serie, dove vicende grottesche, volgarità gratuite e sotterfugi amorosi la fanno da padrone. In realtà la sorpresa è dietro l'angolo: Filippo Bologna fa tesoro del suo vissuto da sceneggiatore e cerca di declinare alcuni aspetti dei film ai quali ha lavorato per dar vita a qualcosa di diverso, in cui il dramma e le grettezze umane sono meno sottili, più evidenti. Cosa fai a Capodanno? Ce lo raccontano i protagonisti.

Tutti nello chalet

A questo particolare raduno festivo partecipa un gruppo di bizzarri e misteriosi personaggi: Mirko (Luca Argentero) e Iole (Ilenia Pastorelli) accolgono maldestramente il gruppo d'invitati, che alla spicciolata si presentano alla porta. Ci sono Romano (Alessandro Haber), un anziano politico in sedia a rotelle dai modi spicci, insieme con la giovane fidanzata Nancy (Vittoria Puccini). Abbiamo poi Domitilla (Isabella Ferrari), signora alto borghese accompagnata da quello che all'apparenza pare sia il suo toy-boy (Ludovico Succio). Non mancano Valerio (Riccardo Scamarcio) e Marina (Valentina Lodovini), una coppia in cerca di emozioni forti. Il gruppo si ritrova per la serata del 31 dicembre ma le intenzioni e i ruoli dei protagonisti appaiono fin da subito diversi da quelli prospettati inizialmente.
A recapitare la cena per i festeggiamenti di Capodanno ci sono i fattorini del catering (interpretati da Massimo De Lorenzo e Carlo De Ruggieri). Il pretesto a cui si riferisce il regista Filippo Bologna, ovvero il sesso, è la motivazione principale che spinge questa combriccola a festeggiare il Capodanno tutti insieme. Si tratta infatti di una serata fra scambisti, organizzata dai padroni di casa, per rendere maggiormente piccante l'inizio del nuovo anno.

Cinema da camera senza il contenuto

L'esperienza a contatto con quel cinema di stampo teatrale nella co-scrittura di Perfetti sconosciuti viene formalmente traslata nel film da Filippo Bologna, con risultati differenti. Nella pellicola di Paolo Genovese si pone l'attenzione sulla scatola nera dell'ipocrisia di alcune coppie d'amici riunite per una serata inizialmente goliardica. Fulcro della vicenda un oggetto concreto, lo smartphone, vero e proprio pozzo di bugie e falsità. Una struttura semplice, quasi sempre legata a un'unica location, che esalta la scrittura e il lavoro degli attori. Perfetti sconosciuti apriva il vaso di Pandora delle relazioni umane facendo uscire tutto ciò che di marcio le componeva.
Cosa fai a Capodanno? cerca di proseguire sulla falsariga del film di Genovese tentando una deviazione abbastanza audace ma rischiosa: qui il gioco prova a virare sul noir e sulla commedia nera, senza dimenticare di attingere a tipologie di cinema più ambizioso. L'intenzione, nelle premesse, è interessante, perché Bologna prova a svicolarsi dalla morsa della commedia corale natalizia riservando al suo film un lato più cupo, quantomeno nei propositi. Lodevoli ma senza un seguito concreto. Il film regala solo qualche lampo qua e là, con alcuni dialoghi ben costruiti ma altrettanti scivoloni e temi attuali appena abbozzati. Nel complesso è proprio la sceneggiatura che si rivela fragile, sia nell'evoluzione della trama, che nella capacità di creare un climax adeguato alla tipologia di racconto.

Niente passione a Capodanno?

C'è molta carne al fuoco nel pentolone festivo di Cosa fai a Capodanno?, sulla tavola però finisce ben poco cibo e neppure quel pretesto passionale del quale doveva essere connotata la pellicola.
I difetti crescono col passare dei minuti, così come la sensazione di aver riposto qualche minima speranza in qualcosa che rapidamente ha svelato la sua vera identità. Gli stessi interpreti - a parte Alessandro Haber, il veterano del cast - faticano a dosare in maniera adeguata le proprie performance, che risultano altalenanti e poco amalgamate fra loro, come un team calcistico di buon talento ma che cerca di arrivare alla vittoria con le prestazioni dei singoli.
A quel punto il rischio, a cui accennavamo prima, diventa realtà. Troppe sequenze involontariamente grottesche sin dai primi minuti e una diffusa monotonia appaiono su schermo, probabilmente frutto della stessa natura ibrida del film di Bologna. Che cerca di osare nelle mire iniziali ma lascia ben presto il passo a una leggera noia e a cali di ritmo che non giovano nemmeno ai passaggi narrativi teoricamente più leggeri del film. Cosa fate a Capodanno? Nello chalet poco o nulla.

Cosa fai a Capodanno? Cosa fai a Capodanno? tenta, con poca fortuna, di mescolare la commedia corale italiana con altri generi, in primis il noir e il cinema di stampo teatrale. Un modus operandi che aveva fatto centro con Perfetti Sconosciuti, co-scritto proprio dal regista Filippo Bologna, qui alla sua opera prima, ma che qui non centra il bersaglio. Buone premesse e poco altro di rilevante.

4.5

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