Corpo e anima, la recensione del film vincitore al Festival di Berlino

Un uomo e una donna si incontrano in sogno sotto forma di animali e poi nella realtà nel film vincitore al Festival di Berlino.

Corpo e anima, la recensione del film vincitore al Festival di Berlino
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Endre, direttore finanziario di un macello di Budapest, vive da tempo distaccato con il mondo esterno. Un giorno sul posto di lavoro il supervisore al controllo qualità viene sostituito da una nuova e giovane collega, Maria, la quale è molto rigorosa nel compimento del suo lavoro. La ragazza vive anch'essa in uno stato di vera e propria solitudine psicofisica, ossessionata dai dettagli (e con una memoria ipersviluppata) e restia al contatto umano, come in una sorta di status fuori dal tempo (non possiede neanche un telefono cellulare). Lui guarda lei, ma la timidezza di quest'ultima, oltre alla differenza d'età tra i due, sembra porre una barriera a una possibile relazione extra-professionale.
Un giorno però, durante un colloquio psicologico cui sono sottoposti tutti i dipendenti dell'azienda, Endre e Maria scoprono di fare da diverso tempo lo stesso sogno, trovandosi ogni notte nella fase onirica nei panni di due cervi in una foresta innevata.

Cervi nella notte

Ha vinto l'Orso d'oro allo scorso Festival di Berlino l'ultimo film della regista ungherese Ildikó Enyedi, ricevendo in seguito anche l'ambita onorificenza di essere candidato dal proprio Paese al Premio Oscar come miglior film straniero, entrando nella shortlist dei finalisti destinati a gareggiare per la cinquina finale. Riconoscimenti importanti per un'opera spiccatamente autoriale che mette in mostra attraverso un contesto che unisce metafore e realtà un'atipica love-story capace di affrontare ogni barriera, sia questa legata all'età (notevole la differenza tra i due protagonisti) che ai problemi fisici o psichici di uno o dell'altra. Endre, il rispettato capo dell'azienda, ha infatti da anni un braccio completamente inutilizzabile mentre Maria, pur efficientissima sul lavoro, è rimasta in quanto ad esperienze ancora una bambina, tanto che si reca ancora dallo psichiatra infantile per superare le proprie paure.
Corpo e anima è un film che non abbaglia, nonostante la luce del sole sottolinei un significativo collegamento tra prologo ed epilogo, con facili trucchetti ma si prende i suoi tempi intessendo un racconto di due solitudini giocato abilmente sui dettagli e sui dialoghi, dipingendo possibili false piste e momenti di profonda suspense nel ravvivare il rapporto tra queste due figure così simili eppure così diverse, accomunate da un sogno che le avvicina sempre di più quale moto incessante del destino. Alcune scene cruente, tra cui alcune ambientate durante le operazioni di macello degli animali, e altre poetiche impreziosiscono così una visione che punta tutto sulla marcata sensibilità delle dinamiche, scelta che se da un lato convince dall'altro nella sua ostentatezza rischia di penalizzare il ritmo, a tratti eccessivamente lento, trascinandosi tra dolcezza e amarezza verso una conclusione aperta a più significati in cui lo spettatore può trovare, o meglio capire, la personale chiave di lettura.

Corpo e anima Un sogno ricorrente in cui una coppia di cervi si incontra ogni notte in una foresta innevata accomuna le diverse eppur attigue solitudini di un uomo di una certa età ormai disilluso dall'esistenza e di una giovane ragazza che in realtà non ha mai cominciato a vivere. Orso d'Oro all'ultimo Festival di Berlino, Corpo e anima ha i suoi punti di forza nell'interpretazione dei due attori protagonisti e nella gestione fine e sobria, priva di eccessi, della potenziale e atipica love-story in divenire, ma rischia di dilungarsi eccessivamente in un autorialismo forse troppo compiaciuto e tirato per le lunghe che paradossalmente ne penalizza il cuore pulsante. Trovando in ogni modo un senso filmico avvolgente e compiuto, aperto a più interpretazioni, che lascia comunque il segno.

7

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