Copia Originale, la recensione del film con Melissa McCarthy

Nella New York dei primi anni '90, la biografa/scrittrice Lee Israel si guadagna da vivere contraffacendo lettere di personaggi famosi.

Copia Originale, la recensione del film con Melissa McCarthy
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New York City, 1991. In seguito all'insuccesso commerciale della sua biografia sulla donna d'affari Estée Lauder, l'autrice Lee Israel sta vivendo un periodo di difficoltà economiche. La giornalista vive da sola in un piccolo appartamento in compagnia del suo gatto, beve whiskey dal mattino alla sera e agli occasionali party per aspiranti romanzieri a cui partecipa non esita a rubare di nascosto beni di prima necessità. In Copia originale Lee è vittima del blocco dello scrittore e, nonostante le insistenze della sua agente e i relativi inviti a rimettere in sesto la propria vita e trovare nuovamente l'ispirazione, continua ad accumulare debiti su debiti: quando la situazione diventa insostenibile e nessuno accetta più di farle credito, il caso e l'ingegno la conducono a giocare l'ultima carta.
La protagonista trova infatti una lettera speditale dall'attrice Katharine Hepburn (della quale aveva in passato curato una biografia) e decide di venderla alla libreria locale gestita dalla coetanea Anna, ottenendo una discreta somma con cui saldare alcuni dei conti arretrati. Lee viene così a conoscenza di un mercato a lei sconosciuto, quello dei compratori di missive scritte di proprio pugno da gente famosa, e mentre si trova a fare delle ricerche per un libro su una diva del cinema muto, Fanny Brice, si imbatte in uno scritto della suddetta.
Da lì in poi comprende che, per ottenere facili guadagni, l'unica via è quella di falsificare di proprio pugno lettere contraffatte e proporle alle varie librerie sparse per la città spacciandole come autentiche, ottenendo in questo la collaborazione di un vecchio collega, Jack Hock, anch'esso finito sul lastrico per via della sua dipendenza da alcool e droghe.

Il blocco della scrittrice

Un film biografico su una delle figure più controverse della storia letteraria degli Stati Uniti nell'ultimo decennio dello scorso secolo, che mette davanti lo spettatore a giudizi morali nell'assistere alla tormentata vicenda della protagonista, scrittrice specializzata nel curare le biografie di personaggi famosi che si improvvisa truffatrice da un giorno all'altro. Tratto dalle memorie della stessa Lee Israel , scomparsa nel 2014, Copia originale è un film che sa gestire magnificamente il proprio equilibrio narrativo e i cento minuti di visione scorrono in un lampo nonostante l'apparente monotonia di quanto raccontato.
Già l'illuminante prologo, nel quale in una manciata di scene viene introdotto con naturalezza il background e la relativa quotidianità della donna, l'operazione procede con lucidità nel delinearne il carattere, dando vita a una figura tanto irritante quanto ricca di umanità e, proprio i suoi sbagli e il cuore messo sempre e comunque anche nel compimento degli inganni (struggente a tal riguardo il senso di colpa provato nei confronti della libraia Anna, possibile nuova amica con cui ogni rapporto è castrato sul nascere per via della truffa in atto) la rendono un personaggio complesso e ad alto richiamo empatico.

L'arte della truffa

L'attrice Marienne Heller, che aveva esordito due anni prima dietro la macchina da presa con il notevole Diario di una teenager (2015), conferma qui tutte le sue doti registiche e tratteggia con incisivi tocchi il ritratto di una solitudine, affiancando alla sbandata protagonista un compagno altrettanto derelitto e allo stremo, rendendo l'improbabile coppia il centro focale dell'intera operazione, tra litigi e riavvicinamenti che esulano sempre dalla sfera romantica per giocare con ironia su temi più complessi, omosessualità e dipendenza in primis.
Tra sfocature che sottolineano i vari piani delle scene, una raffinata colonna sonora a sfondo prettamente jazz, scene madri dove il dramma esce prepotente senza mai cedere al patetismo, Copia originale risulta una visione illuminante non solo per la schietta e melanconica rudezza della vicenda (i cui passaggi futuri sui reali individui coinvolti vengono, come di consueto, svelati durante i titoli di coda) ma anche per le interpretazioni del magnifico cast.

E se Richard E. Grant è magistrale nel gestire un partner sopra le righe, birra in mano e sigaretta sempre accesa, la vera sorpresa è Melissa McCarthy, irriconoscibile per via dell'ottimo make-up e alle prese con una performance di rara intensità emotiva che le apre potenzialmente una carriera in ruoli più seri e ricchi di soddisfazioni. Non è un caso che i due succitati attori siano candidati agli Oscar, così come la sceneggiatura, per nulla fuori posto in caso di vittoria da puri "outsider".

Copia Originale Una commedia nera, con evidenti influenze dal cinema di Woody Allen (a cominciare dalla colonna sonora a tinte jazz e dall'ambientazione newyorchese) ma virate in un'ottica dark, nella rappresentazione biografica di Lee Israel, biografa ella stessa, per ironia della sorte, di personalità di spicco della società americana. Con Copia originale l'incredibile storia vera dell'autrice, diventata truffatrice per necessità vendendo lettere contraffatte spacciate per missive di star del cinema, trova un'adeguata messa in scena grazie alla scorrevole regia di Marienne Heller e al magistrale supporto del cast, con Richard E. Grant e Melissa McCarthty (entrambi candidati agli imminenti Oscar insieme alla sceneggiatura) che brillano di luce propria in ruoli ambigui e complessi ma ricchi di una profonda umanità. In particolare quest'ultima, nota per i suoi ruoli leggeri e demenziali, spesso a sfondo scatologico, si rivela una vera e propria sorpresa in ambito drammatico, ammantando di un morboso fascino un personaggio odioso e tenero al contempo.

8

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