Recensione Controra

Horror d'atmosfera italiano che guarda al nostro cinema di genere che fu

Recensione Controra
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Con il termine dialettale "controra" pare si vogliano intendere le ore del pomeriggio tradizionalmente destinate al riposo, ma, nel corso del lungometraggio d'esordio di Rossella De Venuto, proveniente dagli short, viene anche usato per definire il momento in cui le ombre dei morti tornano a trovare i vivi.
Lungometraggio che, co-prodotto da Italia e Irlanda, vede la televisiva Fiona Glascott nei panni di Megan, artista irlandese di successo che vive a Dublino insieme al marito Leo, architetto Italiano con le fattezze del bravo Pietro"Si può fare"Ragusa; fino al momento in cui i due, ricevuta la notizia della morte di Monsignor Domenico alias Salvatore Lazzaro, potente sacerdote cattolico e zio di lui, decidono di tornare in Puglia per occuparsi dell'eredità.
Una Puglia in cui Leo, intenzionato a vendere l'antico palazzo di famiglia che ha ereditato a suo fratello prete Nicola, ovvero Federico Castelluccio, rientra in contatto con i vecchi amici, riscoprendo un mondo che aveva quasi dimenticato; mentre Megan, dal canto suo, si lascia affascinare dalla vecchia dimora, decidendo di rimanere lì per l'estate con il compagno e di restaurare la casa dopo esservisi trasferiti.

... e tu vivrai nel terrore!

Quindi, come il titolo stesso lascia intuire, è proprio durante le ore più calde del giorno che la donna, all'interno dell'abitazione, viene disturbata da misteriose apparizioni ed eventi; tanto da spingersi a cercare di dare un senso a ciò che sta succedendo, fino ad iniziare a scoprire indizi riguardanti un mistero irrisolto nella storia della famiglia di Leo e del paese stesso.
Un mistero destinato a tirare in ballo anche un tizio che dipinse un miracolo prima che esso avvenisse, man mano che si sviluppa una terrificante lotta tra la vita e la morte contro potenti forze interessate a tenere nascosta la verità ad ogni costo e che, nel ruolo del sacerdote Von Galen, troviamo il Ray Lovelock conosciuto dal pubblico del piccolo schermo per le sue partecipazioni a Incantesimo e Raccontami, ma noto soprattutto per la lunga carriera nel nostro cinema di genere che fu (Uomini si nasce poliziotti si muore di Ruggero Deodato e Avere vent'anni di Fernando Di Leo nel curriculum).
Quello stesso cinema di genere comprendente i film horror italiani degli anni Settanta con cui la regista dichiara di essere cresciuta e che sembra omaggiare in più di un'occasione, a partire dalla sequenza con granchi che richiama in un certo senso alla memoria Lucio Fulci.
Anche se qui non abbiamo un'opera che punta alla ricerca della poetica del gore, in quanto ad essere privilegiata è una lunga attesa efficacemente immersa in una suggestiva, avvolgente atmosfera garantita dal fondamentale contributo della bella fotografia di Ciarán Tanham.
Quindi, man mano che l'intrigo s'infittisce, soprattutto dopo che i protagonisti apprendono di essere in attesa della nascita di un bambino sebbene non possano averne, se da un lato qualcosa tende a farci pensare a Il presagio (1976) di Richard Donner, dall'altro l'impressione è quella di trovarci dinanzi ad un'operazione che rispecchia a tratti i thriller di Francesco Barilli, autore de Il profumo della signora in nero (1974) e Pensione paura (1977).
E, sorvolando sulla non troppo riuscita sequenza dell'incidente d'auto, probabilmente penalizzata dalle ristrettezze di budget, l'insieme riesce nell'impresa di coinvolgere lo spettatore senza annoiarlo mai, lasciando però insoluti diversi dei quesiti posti nel corso della vicenda raccontata.

Controra Per il suo primo lungometraggio da regista, Rossella De Venuto omaggia il cinema horror italiano degli anni Settanta inscenando una vicenda di tensione che fa a meno dello splatter per concentrarsi su una avvolgente atmosfera di mistero. Peccato, però, che, sebbene confezioni il tutto con notevole professionalità, alla fine sembri concentrarsi più su un certo messaggio anticlericale che sulle risposte da dare a determinati quesiti posti durante la narrazione. Confidiamo in una più riuscita opera seconda della neo-regista, perché, come già dimostrato in questo caso, le qualità non le mancano affatto.

5.5

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